il presidente Usa passa alle minacce esplicite, anche se più di propaganda che altro, frutto della sua frustrazione di padrone assoluto che non si sente tale in una sede politica come quella della casa Bianca. Trump, dopo un incontro con i Dem per cercare un compromesso poi non arrivato, si è detto pronto a "tenere chiuse le agenzie federali per mesi e anni" se non otterrà i fondi per il muro. Poi si è spinto ancora più in là, adombrando la possibilità di ricorrere ai poteri dell'emergenza nazionale per forzare la concessione dei fondi destinati ad edificare il Muro (da ricordare che in campagna elettorale e anche dopo il presidente ha sempre detto che la barriera sarebbe stata finanziata dal Messico. Ma di questa promessa si è persa ormai traccia).
Per il momento, dopo due settimane di stop, sono circa 800 mila i dipendenti statali a casa senza stipendio (anche se poi, una volta tornata la normalità riceveranno gli arretrati, ma intanto devono far fronte alle spese quotidiane) e la frustrazione per la sfida incrociata dei politici è forte.
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L'analisi del WaPo
I Dem si sono detti pronti ad approvare i finanziamenti per le agenzie senza però i 5 mld per il Muro chiesti da Trump e i Rep, per conto loro, hanno detto che non appoggeranno alcun compromesso che non sia firmato dal presidente. Anche se fra le loro fila non mancano i critici severi - ad esempio il senatore Cory Gardner del Colorado - che chiedono l'accordo e vedono con terrore le possibili conseguenze sul voto del 2020 nei loro collegi. Anche i Dem potrebbero avere qualcosa da temere vista la delusione dei cittadini e dei lavoratori delle agenzie, ma sanno che il tener duro su Trump porterà più consensi che opposizioni.
Sotto traccia comunque si tratta: c'è l'ipotesi di un finanziamento a tutte le agenzie senza quella del Dipartimento per la sicurezza interna che è quella interessata alla costruzione del muro. Trattativa difficile, con un grande Muro che si alza: quello di Trump stesso.
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