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La carica delle Presidentesse

Nancy Pelosi (left) and Alexandria Ocasio-Cortez

L'Italia non è certo un esempio, ma un giorno dovrà fare i conti con il maschilismo della sua classe politica e delle istituzioni (le eccezioni sono soprattutto a destra e spesso devono fare i conti con la cornice sessista di Berlusconi nel suo mandare avanti le sue fedelissime).
Ma se il domani si vede dai comportamenti e dalle scelte americane, nei prossimi decenni anche un Paese con e l'Italia dovrà cambiare registro. E in fretta. Senza barare e rifugiarsi dietro le ipocrisie delle quote rosa o delle candidature di facciata o consuetudine che sovente segnano la presenza femminile ai vertici dello Stato.
Il campo è quello della presenza ma soprattutto del reale peso che hanno le donne nella politica Usa. Mai come oggi la leadership sta passando nettamente in campo femminile e forse gioca un ruolo non indifferente la presenza di presidente sessista come Donald Trump. Nel giro di poche settimane nella politica usa si sta stagliando una squadra di donne pronte ad aggredire il cielo e sfondare il vetro come voleva - o si era illusa probabilmente sbagliando il momento storico - Hillary Clinton.


La spinta in questa direzione arriva in particolare dal Partito democratico: la presidente della Camera Nancy Pelosi è in questo momento la donna più potente d'America dopo aver stoppato e costretto alla resa - per ora provvisoria - il presidente sullo shutdown e la costruzione del muro anti immigrati. E dire che la speaker era stata messa in discussione, anche per l'età (78 anni),  dalle leve più giovani del partito e quelle più radicali per il suo incarico. Ma, da politica d'esperienza, in poche settimane ha ribaltato ogni pregiudizio e convinti i dubbiosi/e. Alle sue spalle, dopo l'elezione al Midterm, sta volando Alexandria Ocasio-Cortez, la più giovane deputata, eletta a valanga nel Bronx dopo aver  annullato i boss democratici del suo collegio. AOC (il suo acronimo) sta letteralmente spopolando sui social e conquistando gli strati più giovani e popolari e i Millennials con la sua proposta di una tassazione iper per i super ricchi. Tutto questo rivendicando, dentro i Dem, la sua appartenenza all'ala socialista vicina a Bernie Sanders. 
Ma non finisce qui, perché negli ultimi giorni e nelle ultime ore sono state annunciate almeno tre candidature femminili e di peso alla corsa per la Casa Bianca del 2020. In testa la signora (70 anni nel 2019)  spaventa-Wall Street Elisabeth Warren, madrina delle proposte contro la disuguaglianza , della disciplina contro gli abusi finanziari e propugnatrice anch'essa come AOC di una tassa sulla ricchezza. Economista molto preparata e ben allenata alla politica anch'essa, come quasi tutte  le sue colleghe astri nascenti, rischia di dover scontare nel suo partito e forse nel paese, la sua vicinanza all'ala più liberal se non di vera e propria sinistra. Un argomento che potrebbe essere usato anche contro un'altra aspirante coma Kamala Harris, (54 anni) già procuratore della California ora senatrice , origini indiane e giamaicane e una grossa abilità a raccogliere cospicui finanziamenti. Dai lei una grossa spinta a colpire multinazionali e squali di Wall Street ma soprattutto a dare una copertura sanitaria universale (e pubblica) agli americani. Può contare molto sulle simpatie degli afroamericani, degli asiatici e in parte anche degli ispanici. Il che non è poco. 
A questo elenco ora va aggiunta Tulsi Gabbard, 37 anni, rappresentante delle Hawaii, ex militare, che vuole intervenire sui temi della guerra e della pace, ma anche sui tradizionali argomenti liberal dell'assistenza sanitaria, delle disuguaglianze, del contenimento delle multinazionali.
Non si candiderà ma all'elenco va aggiunta anche Stacy Abrams, 45 anni, afroamericana, sconfitta per la carica di governatore della Georgia, ma "ripagata" con la risposta ufficiale a nome del partito che darà al discorso sull'Unione del 5 febbraio. Al gruppo delle dem in ascesa va ascritta anche Kirsten Gillibrand, 52 anni, avvocato e senatrice di New York candidatasi alle primarie con difesa dell'emancipazione delle donne e dei diritti civili fra i suoi punti di forza, anche se rispetto alle sue colleghe si colloca su una posizione più moderata. Ma non sulla lotta alle molestie: ha chiesto le dimissioni dell'ex senatore Al Franken e ha sostenuto che Clinton avrebbe dovuto lasciare al tempo dello scandalo Lewinski.
Con questa squadra in campo non sarà facile per i possibili candidati uomini del mettersi in corsa: per Julian Castro, (Texas) che l'ha già fatto contenendo le primarie al più noto (e ben finanziato oltre che ben sostenuto dall'ala moderata) Beto O'Rourke, ma a bordo campo si preparano Joe Biden (già vice di Obama) e Bernie Sanders (a loro sfavore gioca l'età).

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