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Fact-checking, ma non in tv


In Italia la tv governa ancora le nostre opinioni, Soprattutto quelle politiche. Come dice l'Istat il 90 per cento si orienta politicamente in base alle informazioni televisive. (leggi La Stampa ), ma alla fine l'informazione televisiva è veloce, superficiale, spesso e volentieri troppo di parte:ad esempio  il conflitto d'interessi è completamente sparito dal dibattito e dall'agenda politica proprio mentre Berlusconi con le sue televisioni sono tornati pesantemente in campo e, sull'altro versante, la Rai come al solito è molto, molto schierata sul fronte governativo. A rimetterci, ovviamente, è l'informazione indipendente.

Non resta quindi che affidarsi al web, molto frammentato, troppo e decisamente inquinato - soprattutto sui social - dalle fake news. Tuttavia con un esercizio accorto proprio il web - oltre alla stampa - una funzione di sana informazione può essere recuperata ed esercitata. Come? Attraverso un esercizio rigoroso, continuo, quasi ossessivo di fact checking, di elencazione delle bufale con una puntuale risposta non d'opinione - quella va messa a parte o può essere la conclusione, basta che sia riconoscibile - ma attraverso un uso accorto e completo più possibile di dati e riscontri.
Eccone qui, sul sito indipendente di economisti  lavoce.info un ottimo esempio su una dichiarazione del leader leghista Matteo Salvini e la questione-principe (per lui) dell'immigrazione. Alla fine i riscontri dimostrano che la dichiarazione del leader politico  risulta "FALSA"

Leggete qui il fact-checking

Sempre in Italia, stavolta guardando gli Usa, l'Ispi (L'Istituto per gli studi di politica internazionale) ha compilato un fact-checking su un anno di Trump.

Ecco i risultati

Ed ecco l'esempio americano del Washington Post sul discorso sullo Stato dell'Unione di Trump.

Il problema si pone comunque ad ogni latitudine, in Italia in particolare vista la scarsa propensione alla lettura dei quotidiani e dei libri e, come detto, della prevalenza ossessiva della tv. Un tema che emerge, dopo il trionfo di Trump e le ombre sull'intervento occulto della Russia nella strategia informativa, in occasione delle prossime elezioni politiche.
Anche per questo uno dei principali imputati, il social Facebook, ha deciso di correre ai ripari contro le fake news affidandone però il controllo anche agli utenti e fornendo loro uno strumento per verificare l'attendibilità di una notizia. Attraverso un accordo con organizzazioni preposte alla verifica, Facebook segnalerà il controllo sotto la presunta fake news e invierà una notifica ai "navigatori". Basterà? I dubbi al proposito non mancano e alcuni grossi organi d'informazione mondiali non li hanno nascosti. Leggi qui Politico o qui The Guardian.

Il punto è però un altro: le dichiarazioni dei politici più che vere e proprie fake news sono inesattezze, mistificazioni, propaganda, bugie o promesse inattendibili. Per queste servono veri e propri fact checking su tv e giornali più che l'algoritmo di Facebook interessato soprattutto a salvaguardare il suo business.

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