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Ma il rischio, più che concreto, è che l'offensiva dei ramoscelli d'ulivo finisca per non avere né vinti né vincitori.
L'analisi del Crisi Group
Una visita al fronte
Il problema però si complica giorno dopo giorno: i turchi hanno rallentato nell'enclave di Afrin, un po' per la pressione Usa, un po' per la resistenza incontrata. Le milizie curde dell'Ypg sono forti, ben addestrate, reduci da anni di guerra crudele con l'Issi e soprattutto ben armate con armi americane. La resistenza contro un'occupazione turca potrebbe essere durissima, in un territorio ostile verso Ankara e ben disposto per la guerriglia.
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Globalist
D'altro lato però i curdi non sono affatto in posizione di forza. Pur essendo stati la spina dorsale della vittoriosa battaglia sul terreno contro l'Isis, sanno benissimo che senza una nazione dietro e senza veri amici-alleati gli interessi sull'area potrebbero avere la prevalenza sulla riconoscenza vista anche la disfatta del Califfato.
Questa vicinanza dei curdi agli Usa è malvista dalla Russia che vorrebbe un ritorno di Assad alla piena sovranità, senza interferenze indipendentiste e secessioniste. Ma anche l'altro attore sul terreno, l'Iran, non ha bisogno - almeno in apparenza e per ora - dei combattenti curdi. Affiancando e sostenendo l'esercito regolare, Teheran mira ad allargare la sua influenza su Damasco che all'Iran deve molto, primo il suo sostegno logistico offerto nel momento di massima potenza dell'Isis. Non bisogna dimenticare che nel settembre dello scorso anno Turchia, Russia e Iran firmarono un accordo per suddividersi la Siria ad Astana e in quella occasione i curdi non furono di certo invitati.
In questo contesto gli americani hanno bombardato pesantemente i ribelli alleati di Damasco e le stesse forze regolari per gli attacchi compiuti nell'area di Idlib usando armi letali sulla popolazione civile. e causando la fuga di almeno 300 mila civili, oltre a migliaia di morti. Leggi qui. E anche qui .
Nel contempo gli israeliani colpiscono postazioni di Hezbollah nel Golan e truppe iraniane oltre alle batterie missilistiche siriane, perdendo però un cacciabombardiere.
L'attacco è avvenuto dopo che un drone iraniano, secondo Israele, sarebbe stato inviato dagli iraniani in direzione di Israele. Era dall'82, dall'invasione del Libano, che Tel Aviv non perdeva un aereo.
Nella zona insomma la temperatura sta salendo drammaticamente e uno scontro diretto fra i diversi protagonisti è tutt'altro da escludere.
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