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Sempre sesso, siamo americani


In mezzo a cento problemi come le influenze russe sulla campagna elettorale, la strage a Parkland, le tensioni e i venti di guerra in Medio oriente, l'instabilità del suo gabinetto con defezioni e  e le questioni finanziarie interne, sulla testa di Trump si consuma una vicenda personale che potrebbe a breve avere un'implicazione politica immensa, forse addirittura potenzialmente più distruttiva dell'inchiesta del procuratore speciale Mueller.

Di cosa si tratta non è un mistero: le presunte rivelazioni secretate a colpi di dollari di una ex pornostar e di una playmate, sul fatto di avere avuto una relazione con Donald Trump quando era ancora un tycoon, ben prima di pensare a diventare presidente degli Stati Uniti. Il dato personale peggiore è che queste due relazioni sarebbero avvenute mentre il futuro presidente era già sposato con Melania. I primi effetti di queste rivelazioni si sono avute, appunto, sul piano personale: la first lady a gennaio è sparita per una quindicina di giorni e ha disertato il vertice del Wef di Davos.
Il guaio grosso per Trump presidente va oltre i problemi personali, ovviamente. La questione è nel tentativo che avrebbe fatto lo staff del futuro presidente per tacitare le ragazze coinvolte nello scandalo personale, convincendole a non parlare per non danneggiare la campagna del miliardario. Attivo in questo senso - quasi un reo confesso - è stato l'avvocato di Trump, Michael D. Cohen. Secondo quanto ammesso in parte, lui stesso avrebbe versato 130 mila dollari a Stormy Daniel - nome d'arte di Stephanie Clifford - stella del cinema porno
Intervista a Stormy Daniels sulla Cnn
affinché tacesse su u na relazione con Trump. Un accordo in questo senso sarebbe stato garantito dal versamento dei soldi, un'iniziativa che Cohen ha giustificato come un suo gesto autonomo di cui il futuro presidente sarebbe stato all'oscuro. Una circostanza a cui pochissimi fra i commentatori più accreditati, e non solo, mostrano di credere. Diverso invece il discorso di una playmate, Karen McDouglas la quale ha raccontato la sua storia con Trump a  un giornalista di American Media cedendo l'esclusiva per 150 mila dollari e il vincolo di riservatezza. Peccato che il racconto non sia mai stato reso pubblico in quanto gli editori hanno preferito farlo sparire considerato il rapporto che li lega alla Casa Bianca. E anche in questa vicenda il ruolo principale sarebbe stato proprio di Cohen. Inoltre altre storie simili sarebbero emerse.

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Il problema che sta emergendo, al pari di quanto è accaduto in una singolare sequenza di similitudini in Italia con Silvio Berlusconi, però è molto grave in America: in primo luogo per la natura delle relazioni di Trump e delle ricadute sul suo elettorato più conservatore e meno "machista", soprattutto quello religioso, e sulle donne; poi - ed è questo il peccato più grave ma anche un reato non di poco conto - il tentativo di insabbiare le vicende del passato con l'uso del denaro, tentativo fatto e rivendicato dlal'avvocato Cohen e il sospetto, se non la convinzione, che dietro al legale vi fosse la volontà esplicita del presidente. Intuibile, fin troppo, ma più complessa da provare. Tuttavia, anche senza profili penali, in tempi di scandalo Weinstein e di #MeToo, l'intera vicenda rischia di appannare e non poco la popolarità e la considerazione sul presidente.

La vicenda potrebbe essere solo all'inizio nonostante le smentite della Casa Bianca. Infatti in entrambi i casi le due donne si ritengono libere dall'obbligo di riservatezza profumatamente pagato e potrebbero svelare particolari e circostanze molto imbarazzanti per un presidente, presidente al quale non si perdona nulla. L'effetto sarebbe devastante, pur senza dubbio negato a livello ufficiale. Potrebbe però, unita agli altri elementi più seri e complessi,  essere la goccia che fa traboccare il vaso, seppure confinata a una sfera per metà privata. Una prospettiva che nell'anno del Midterm è vista con terrore dai repubblicani già alle prese con il compito di fronteggiare gli altri fonti aperti di Trump. 

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