Lei insistette, lei insiste, lei insisterà. Fra i tanti inciampi, le gaffe e i veri e propri problemi provocati da questo avvio turbolento dell'amministrazione Trump,
forse quello che ha portato allo stop verbale dell'intervento della senatrice democratica Elisabeth Warren durate la seduta per il via libera all nomina di Jess Sessions, senatore dell'Alabama, a ministro della Giustizia.
I fatti sono noti: durante il dibattito la combattiva e radicale senatrice del Massachusetts stava leggendo la lettera di 30 anni con cui Coretta King, vedova di martin Luther King, denunciò al Congresso il razzismo proprio di Jeff Sessions, allora in corsa per diventare giudice federale. All'epoca il Congresso fermò la nomina. Ma ora, per certi versi, è andata ancora peggio: il capogruppo repubblicano Mitch McConnell ha impugnato la Rule 19 (prevista nel caso di insulti ai colleghi), vecchia regola quasi mai applicata, per fermare Elisabeth Warren e la maggioranza l'ha seguito nella censura (leggere qui).
Come accade quasi sempre in questi casi e in America ancora di più, la censura ha sortito l'effetto contrario. E c'è chi già dice che McConnell ha vinto la battaglia ma perso la guerra (leggere qui)
Così la scelta dei repubblicani del Senato ha dato ancora più forma al "Tea Party" democratico riassunto nei movimenti che fanno riferimento a The Resistance e che in queste prime due settimane di presidenza sta costruendo una rete nazionale e internazionale per mettere sotto pressione il sistema trumpiano.
Ma soprattutto il grande errore del Gop ha rafforzato una figura di donna e politica che negli ultimi anni era già gravitata conquistando larghissimi settori giovanili, del mondo femminile e del campo progressista per le sue posizioni radicali, anti Wall Street e in grado di rivitalizzare i miti più libertari dell'America migliore, quella kennedyana in particolare, della spinta anti-establishment e delle grandi utopie.Tanto che, se dopo l'appoggio che la Warren aveva dato a Bernie Sanders per poi sostenere con lealtà (e magari senza troppo entusiasmo) la candidatura di Hillary Clinton (per un po' si paventò la possibilità che l'ex Segretario di Stato potesse sceglierla come suo vice, una scelta che con il senno di poi forse le avrebbe fatto recuperare quei voti di protesta finiti al miliardario), già qualcuno vedeva nella senatrice una speranza per il 2020, oggi la sua immagine e il suo carisma ne escono rafforzati (leggere qui).
#ShePersisted, attento Trump!
forse quello che ha portato allo stop verbale dell'intervento della senatrice democratica Elisabeth Warren durate la seduta per il via libera all nomina di Jess Sessions, senatore dell'Alabama, a ministro della Giustizia.
I fatti sono noti: durante il dibattito la combattiva e radicale senatrice del Massachusetts stava leggendo la lettera di 30 anni con cui Coretta King, vedova di martin Luther King, denunciò al Congresso il razzismo proprio di Jeff Sessions, allora in corsa per diventare giudice federale. All'epoca il Congresso fermò la nomina. Ma ora, per certi versi, è andata ancora peggio: il capogruppo repubblicano Mitch McConnell ha impugnato la Rule 19 (prevista nel caso di insulti ai colleghi), vecchia regola quasi mai applicata, per fermare Elisabeth Warren e la maggioranza l'ha seguito nella censura (leggere qui).
Come accade quasi sempre in questi casi e in America ancora di più, la censura ha sortito l'effetto contrario. E c'è chi già dice che McConnell ha vinto la battaglia ma perso la guerra (leggere qui)
It was also not used yesterday, when some of Warren’s male colleagues read from the letter. Perhaps McConnell knew by then that he won the battle but lost the war.Perché? Perché un fatto del genere, innanzitutto, nella democrazia americana ha pochissimi precedenti e mai, nei decenni scorsi, anche con presidente avversati e controversi, si era arrivati al punto raggiunto con Trump e i suoi alla messa in discussione dei principi della separazione dei poteri, della libertà di stampa, del politically correct e del conflitto d'interesse. Oltre a una dimostrazione di incapacità e insufficienza collettiva di governo rarissime in un sistema così equilibrato di poteri e contropoteri.
Così la scelta dei repubblicani del Senato ha dato ancora più forma al "Tea Party" democratico riassunto nei movimenti che fanno riferimento a The Resistance e che in queste prime due settimane di presidenza sta costruendo una rete nazionale e internazionale per mettere sotto pressione il sistema trumpiano.
Ma soprattutto il grande errore del Gop ha rafforzato una figura di donna e politica che negli ultimi anni era già gravitata conquistando larghissimi settori giovanili, del mondo femminile e del campo progressista per le sue posizioni radicali, anti Wall Street e in grado di rivitalizzare i miti più libertari dell'America migliore, quella kennedyana in particolare, della spinta anti-establishment e delle grandi utopie.Tanto che, se dopo l'appoggio che la Warren aveva dato a Bernie Sanders per poi sostenere con lealtà (e magari senza troppo entusiasmo) la candidatura di Hillary Clinton (per un po' si paventò la possibilità che l'ex Segretario di Stato potesse sceglierla come suo vice, una scelta che con il senno di poi forse le avrebbe fatto recuperare quei voti di protesta finiti al miliardario), già qualcuno vedeva nella senatrice una speranza per il 2020, oggi la sua immagine e il suo carisma ne escono rafforzati (leggere qui).
#ShePersisted, attento Trump!
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