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Questa è la stampa, bellezza

Agli italiani non dovrebbe risultare sorprendente o almeno inedito. Ma la tirata di Donald Trump dopo le sue prime, più lunghe, quattro settimane di presidenza, contro la stampa
che non racconterebbe quanto di bene fa la sua amministrazione, che dà sondaggi poco positivi per lui, che raccoglie le spifferate dei servizi segreti (traditori anche loro, in mano a uomini di Obama!), che non racconta gli americani quanto è meravigliosa l'opera del presidente che fa quanto ha promesso agli americani stessi, è un inedito per metodo e toni negli States

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Agli italiani abituati per vent'anni e più a Berlusconi (che pure possiede metà delle tv nazionali e ha una forte presenza pure nei giornali, diretta o indiretta), ma anche a certa sinistra e a un certo mondo del giornalismo che rinuncia alla sua funzione, questa intemerata farà sorridere tutt'al più. Già visto e per la stampa già provato. Comunque non è bello. La stampa Usa per fortuna, e a differenza di quella italiana, ha una formazione più robusta e attrezzata. I proprietari forse un po' meno, ma la credibilità nel Paese è ancora consistente, nonostante la ormai costante flessione di copie, e nonostante quella stesa stampa non sia riuscita prevedere il fenomeno Trump e sia ancora spesso troppo concentrata sui giochetti di potere Washington-centrici.
Però Trump un errore l'ha commesso, ed è grosso: dopo un mese è già ai ferri corri, ha dimenticato gli errori e gli incidenti gravi (persi il segretario per la sicurezza nazionale, e il ministro del lavoro, quello dell'istruzione passato al Senato solo per il voto inusuale del vicepresidente Pence, i suoi ordini esecutivi a cominciare dal Muslims Ban sono stati messi alla berlina e bloccati dai giudici, centinaia di funzionari sono in fuga con il conseguente impasse di molti dossier, mezzo partito repubblicano è sotto choc e teme le conseguenze di questi comportamenti, i servizi segreti e l'Fbi hanno provato legami con i giochi oscuri di hackeraggio della Russia nella campagna elettorale e contro la Clinton) che sono davanti agli occhi degli americani veicolati sì dalla stampa e dalla Tv, anche quelle favorevoli al miliardario, ma oggi arrivano nelle case attraverso internet, pc e smartphone. E nonostante i suoi twitter e le fake news a suo favore, il profilo incerto, incapace e pericoloso della sua presidenza sta emergendo con forza. A poco serviranno le centinaia di migliaia di immigrati, spesso innocenti, espulsi con vere e proprie retate e rastrellamenti degni dei peggior ricordi, i posti di lavoro che arriveranno ma saranno pagati dalle ricadute dell'isolazionismo mondiale e quindi da tutti i consumatori (compresi le poche migliaia di operai forse recuperati come sottolinea Nouriel Roubini:
Meanwhile, the strengthening dollar will destroy more of the jobs typically held by Trump’s blue-collar base. The president may have “saved” 1,000 jobs in Indiana by bullying and cajoling the air-conditioner manufacturer Carrier; but the US dollar’s appreciation since the election could destroy almost 400,000 manufacturing jobs over time),
la Borsa che per ora va bene (ma è la solita Wall Street che specula e adesso libera da qualche lacciuolo in più riprenderà a fare danni) e l'amicizia sconfinata di Netanyahu che fa solo gli interessi dell'Israele più reazionaria.
Forse Trump nelle sue serate solitarie dovrebbe riguardarsi "Quarto potere" di Orson Welles quando Humphrey Bogart, al telefono e con il rumore delle rotative pronuncia la famosa battuta: "Questa è la stampa, bellezza. E tu non ci puoi fare niente". Anche nel futuro, delle democrazie almeno

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