Il colpo arriva da New York, è di qualche giorno fa ma ora si fanno i conti e non solo economici del "no" che la città ha detto al Q2, il secondo quartier generale di Amazon che sarebbe dovuto sorgere nel Queens. Un investimento che avrebbe portato fra o 25 mila e i 40 mila posti di lavoro, tutti di livello e esperti di tecnologie avanzate. 150 mila dollari all'anno di stipendio, parametrati sia sul tipo di occupazione che sui livelli di vita richiesti in una metropoli come New York. Il corrispettivo sarebbe stato che la città avrebbe concesso, in cambio dei posti di lavoro e delle ricadute nell'indotto, circa 3 mld di incentivi in termini di sgravi fiscali per il gigante dell'e-commerce.
La ritiro di Amazon è stato visto come un successo della New York più radicale, visto che in prima fila nel "no" si era schierata l'astro nascente dell'ala sinistra dei Dem americani, la giovanissima deputata Alexandria Ocasio- Cortez (@AOC).
Fra gli aspetti singolari della battaglia lanciata da AOC è che al suo fianco ha trovato il patron della grande agenzia internazionale di informazione finanziaria ed economica, quel Michael Bloomberg, fiero avversario di Trump, dato in avvicinamento proprio ai moderati Dem, ma in effetti alfiere del centrismo conservatore di marca Usa, quello che non prevede esborsi pubblici per aiutare iniziative private. Per converso al fronte del no si è contrapposto un Dem liberal di sinistra come il sindaco di New York Bill De Blasio e il governatore dello Stato Andrews M. Cuomo, anche quest'ultimo Dem, nemici sempre in lotta dentro il partito.
L'addio di Amazon ha lasciato uno strascico di polemiche e prese di posizione che .si allungano fino al piano nazionale e alla concezione del sistema economico preferito dall'ala radical dei Dem, ora in ascesa anche grazie alle nuove deputate come AOC.
Non è un caso che uno degli attacchi più duri proprio ad Alexandria Ocasio- Cortez arrivi dalle colonne del Washington Post (giornale notoriamente liberal ma di proprietà del padrone di Amazon, Jeff Bezos)a firma di Marc A. Thiessen che accusa proprio la deputata del Bronx di "analfabetismo economico" e di conseguente "pericolo per l'America": forse un po' esagerato, ma Thiessen punta il dito contestando le affermazioni degli avversari del Q2 di Amazon ( i quali avevano sostenuto la necessità di non "regalare" i tre mld alla company ma di impiegarli per insegnanti, trasporti pubblici, edilizia per i ceti meno abbienti.
"Stavamo sovvenzionando quei posti di lavoro. La città stava pagando per quei lavori. Francamente, se fossimo disposti a regalare $ 3 miliardi di dollari per questo accordo, potremmo investire quei $ 3 miliardi nel nostro distretto, noi stessi, se lo volessimo. Potremmo assumere più insegnanti. Possiamo sistemare le nostre metropolitane. Possiamo mettere molte persone a lavorare per quella somma di denaro se vogliamo. "Thiessen contesta il punto sostenendo che New York non avrebbe tirato fuori tre mld che invece avrebbero aiutato Amazon ma solo come sgravi, mentre invece l'indotto che sarebbe arrivato dal Q2 avrebbe portato alla fine, tra lavori e consumi, la bellezza di 27 mld nelle casse della città (anche se in quasi tutti i casi simili gli effettivi benefici sull'ambiente sociale ed economico dove la nuova attività incide, si sono dimostrati di molto inferiori alle attese).
Resta il fatto che AOC e gli altri, poggiando sulla rivolta della piccole attività minacciate dal gigante tecnologico e dall'impatto che un quartier generale avrebbe avuto su quell'angolo di città, hanno vinto e escono dalla battaglia rafforzati. Come osserva sempre, con una punta di critica, sul Washington Post Megan McArdle la verità è che New York non aveva bisogno di Amazon (e neanche il contrario): la città poteva diversificare le occupazioni incrementando la presenza lavorativa nell'area big tech, ma non ne ha necessità economica, o comunque non è prioritaria. E neppure la company ha bisogno di un ritorno d'immagine dal fatto di ubicarsi a New York. Tutto e due i soggetti hanno un brand consolidato e noto da permettersi di stare lontani una dall'altra (The Washington Post). Ma come nota McArdle la rivolta di questa parte della città è il segnale, da proiettare su scala nazionale e forse mondiale, della sensibilità dei progressisti e delle popolazioni locali per i potenziali rischi portati dal consolidarsi della cultura robotica e dell'affermazione dell'AI anche nei lavori più alla portata e che chiamano in causa tutti.
Once viewed by the left as the Good Big Business, Big Tech has now been reclassified to the ranks of the rapacious monopolists. Meanwhile, the right is also getting less tech-friendly as it perceives Big Tech taking the other side in the culture wars. At the moment, tech has no obvious political allies. (WaPo)L'apparente paradosso è che Amazon è era sempre stata vista, come gli altri campione della Big Tech, come un buon viatico per coniugare progressismo e affari, mentre adesso anche la destra prende le distanze da queste company in quanto portatrici di valori culturali di sinistra. E' anche vero però che, oggi come oggi e grazie alle loro dimensioni, questi colossi possono permettersi anche di non avere appoggi politici espliciti e di vivere e affermarsi ulteriormente anche in presenza di tanti "no" come quello di New York.
Così lo stop di New York ha allargato il dibattito (vedi The New Yorker) su queste company monopolistiche, sulla loro potenza, sulla loro capacità di fare affari anche con un "no" come quello subìto (circa 230 città e altri Stati si sono offerti di accogliere il Q2 e la loro disponibilità ha offerto ad Amazon una griglia estesa di situazioni urbane e sociali che è un tesoro per una società di e-commerce) e sulla loro autonomia dalle istituzioni nazionali o locali, insomma sul carattere del nuovo capitalismo globale e la possibilità che ha d'influenzare e condizionare ampie fette del sistema economico di una nazione. Senza contare il cuore del dibattito a New York: perché una società dovrebbe godere di tali e tanti privilegi quelli che moltissimi newyorkesi non possono neppure sognare pur pagando le tasse. Al contrario di ciò che Amazon avrebbe fatto o fa in altre aree degli Usa dove ha le sue sedi.
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