Voto in pillole. Prime considerazioni, generali e condivise da tutti: i Dem hanno preso la Camera ma sono scesi ancora al Senato, è stato un pareggio.
Vero? In parte, perché la conquista del Congresso, nonostante i tweet vittoriosi di Trump, è un fatto importante, segna una ripresa blu dopo lo choc del 2016 e renderà arduo il cammino del presidente. Anzi sarà un Congresso che darà battaglia a Trump su ogni tema e cercando ogni pretesto. Il presidente però dal canto suo, rivendica non solo la tenuta del Senato (importante per l'eventuale impeachment ma anche per le nomine), bensì l'aver aumentato il margine di maggioranza per di più contando su una squadra di senatori più compatta del passato attorno al suo nome e ai suoi interessi.
La schermata del New York Times con i dati non ancora definitivi
Referendum? Non solo: se era un referendum su Trump, quest'ultimo non lo ha vinto ma neppure perso. Segno che il suo essere e agire è entrato in profondità nell'elettorato americano e in quello repubblicano in particolare, spostando l'asse della politica sul versante tribale, della paura, del politicamente scorretto, più violento e di parte. Una radicalizzazione netta quindi che però in politica, se paga nel breve periodo, sul lungo è foriera di danni immensi.
Paradossalmente anche l'anti-trumpismo ha subito lo stesso processo, portando alla vittoria in molti casi i candidati Dem meno centristi, meno moderati, ma quelli che sanno parlare di più al cuore e al portafogli della gente rispetto ai mediatori magari sedotti da una Wall Street apparentemente più aperta, hanno vinto i "diversi", quelli spesso esclusi dall'elite Dem - anche da quella di sinistra salottiera e ricca alla Nancy Pelosi per intenderci - : e ciò ha significato più donne, più radicali alla Ocasio-Cortez o alla Elisabeth Warren, musulmane, LGTB, di colore dove prima non c'erano o rappresentanti un po' più vicini all'ala Sanders.
Le tribù. Un altro dato è emerso con più forza anche rispetto al 2016: i Dem hanno vinto grazie alla popolazione urbana, quella più istruita e popolosa delle grandi città liberal o anche in Stati rossi (anche i Rep ad alta istruzione non guadano a trump), mentre Trump ha conquistato ancora di più le popolazioni rurali. E se queste sono andate ancora più a destra, le altre hanno accentuato la spinta a sinistra.
"Republican victories in the Senate came mainly in the conservative strongholds where Mr. Trump’s popularity has remained steady or grown since 2016. With rural voters moving rightward and the national Democratic Party moving left, Senate Democrats like Claire McCaskill of Missouri and Joe Donnelly of Indiana found it impossible to reassemble the political coalitions that elected them in the past". (The New York Times)
L'analisi si può completare, come sostiene il giornale, con le migliori prospettive per i Dem che investono su un elettorato in crescita, più giovane, femminile, avanzato, multirazziale e liberal contro l'elettorato conservatore, bianco, sempre più anziano, più marginale anche geograficamente).
Niente "onda blu", perciò e un po' più di "muro rosso", secondo l'interrogativo di Reis Thebault del Washington Post. Ma i Dem hanno rialzato la testa anche sui governatori - sette quelli strappati ai Rep - anche se devono leccarsi le ferite di Florida e Ohio e la delusione per i sogni di Texas (in questo caso per il Senato) e Georgia.
Un altro elemento tuttavia non va trascurato: mentre si rinnovava un terzo del Senato, il voto per la Camera è stato nazionale. E Trump ha perso, abbastanza nettamente nonostante i Dem debbano riflettere sulle sfide-chiave locali in cui sono stati battuti.
Com'è finita. Ecco i vincitori e vinti della contesa, fra le star annunciate e cadute, i giovani in ascesa e gli anziani in declino (o il contrario), i temi che hanno sfondato e quelli no, i trend che hanno convinto e quelli falliti.
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