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Non vedo, non sento, non parlo. Sono Facebook



La piattaforma non vola più come un tempo, gli stessi Millennials sono meno attratti dall'idea geniale di ritrovare i vecchi compagni di scuola e comunque di stringere amicizie on line. La società di rilevazioni eMarketer ha certificato che negli Usa
nel corso del 2017 la presenza sul social dei giovanissimi tra i 12 e 17 anni è scesa del 9%, qualcosa come  1,4 milioni in meno. A fine anno 2017 nella fascia gli utenti erano 12,1 milioni. Ma a perdere utenza sarebbe la fascia intera under 25 dove sono stati persi per strada 2,8 milioni cdi utenti. E anche in Italia la preferenza fra i più giovani si sposta su Instagram e YouTube.
Non solo, per Facebook il 2018 non è un buon anno: il 26 luglio scorso in poche ore ha perso il 19 per cento del suo valore, qualcosa come 120 mld in meno di capitalizzazione, il tutto legato allo scetticismo e alla delusione per i risultati e per le prospettive di progressiva perdita di utenti, in particolare in Usa e Europa.
Ma adesso un'inchiesta del New York Times svela anche il rapporto fin troppo passivo, di sottovalutazione ma anche di chiusura degli occhi sulla violazione della privacy e dei dati degli utenti (vedi Cambridge Analytica) e verso l'uso che società esterne, ammesse da Fb, hanno fatto della piattaforma al fine di influenzare le elezioni americane e non solo, oltre a facilitare la diffusione di fake news e veicolare parole di violenza, razzismo e odio.
In sostanza l'inchiesta del NyTimes rivela che, un anno dopo la scoperta delle azioni russe per influenzare il voto presidenziale - il caso che ha dato origine al Russiagate - ai vertici del social vi è stato uno scontro violentissimo fra Sheryl Sandberg, responsabile operativa, e Alex Stamos, capo della sicurezza. Al centro e dietro la consapevolezza che Zuckerberg e la Sander hanno sacrificato, ignorando e addirittura nascondendo all'opinione pubblica gli allarmi sul possibile sfruttamento della piattaforma da parte di società politiche, la sicurezza e anche la credibilità dell'azienda. E tutto questo solo per non vedere compromesso il business.
"When Facebook users learned last spring that the company had compromised their privacy in its rush to expand, allowing access to the personal information of tens of millions of people to a political data firm linked to President Trump, Facebook sought to deflect blame and mask the extent of the problem.
And when that failed — as the company’s stock price plummeted and it faced a consumer backlash — Facebook went on the attack." (NyTimes)
Negare, nascondere e poi passare all'attacco. Di questo la testata Usa accusa la coppia Zuckerberg-Sanders, il primo in tour a chiedere scusa per la privacy di milioni di utenti violata da una società vicina a Trump, la seconda attaccando i critici fino al punto di spostare l'indignazione verso altri social, impedire con un'azione di lobbying che passassero norme più stringenti sulla diffusione di notizie fasulle e parole di odi, fino al punto di organizzare campagne di finte accuse a democratici usando ancora una volta una società vicina ai Rep.
Adesso il caso rischia di deflagrare perché la senatrice Dem Amy Klobuchar ha annunciato che chiederà a Fb e al Dipartimento di giustizia di acquisire il dossier del NyTimes ipotizzando che, se ci fosse la convinzione che attraverso la piattaforma sono state influenzate le elezioni in Missouri ( dove la Klobuchar era candidata), si aprirebbe un problema legale molto grosso legato ai finanziamenti alla campagna elettorale. Anche se però, come avverte Reuters, recenti sentenze della Corte Suprema richiedono comportamenti molto più espliciti dalle società per finire nel mirino della legge.

I punti cruciali dei guai di Fb

Il NyTimes, ricostruendo la genesi di Fb - sorta come piattaforma per rendere "il mondo più aperto e commesso" sottolinea come le denunce di attivisti di diverse parti del mondo, che indicavano i pericoli di un uso distorto, di propaganda, di disinformazione sono state ignorate così come la compagnia ha sempre evitato - qualificandosi come piattaforma e non editore - di adottare politiche e strumenti per bloccare i contenuti pericolosi e le fake news. Questo perché sarebbe stato complicato e costoso e soprattutto perché in questo modo si sarebbero persi utenti e quindi guadagni.


"Facebook had said nothing publicly about any problems on its own platform. But in the spring of 2016, a company expert on Russian cyberwarfare spotted something worrisome. He reached out to his boss, Mr. Stamos. Mr. Stamos’s team discovered that Russian hackers appeared to be probing Facebook accounts for people connected to the presidential campaigns, said two employees. Months later, as Mr. Trump battled Hillary Clinton in the general election, the team also found Facebook accounts linked to Russian hackers who were messaging journalists to share information from the stolen emails." (NyTimes)
Non solo, quando emergono i particolari dell'attività degli hacker russi in violazione dalla privacy degli utenti, uomini di fiducia (lobbisti in pratica, rappresentanti della piattaforma a Washington) dei vertici di Fb avrebbero fatto in modo di convincere gli stessi vertici a non uscire allo scoperto e a denunciare quanto era avvenuto o stava avvenendo.

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