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Morire di freddo per Kiev?



👉👉👉👉AGGIORNAMENTO: I russi hanno cominciato l'attacco all'Ucraina alle 4 del mattino del 24 febbraio. Il pezzo che segue è stato scritto qualche ora prima👈👈👈👈

"Morire per Danzica, come ricorda il Post, fu pronunciata dal 

... "deputato socialista francese Marcel Déat nel 1939, prima in un articolo del 4 maggio sul quotidiano nazionale L’Œuvre e poi parlando dal suo seggio al parlamento di Parigi. Déat, che fonderà poi un partito di ispirazione Nazionalsocialista e verrà riconosciuto come collaborazionista, rivolgeva la sua domanda ai governi francese e inglese, i quali si interrogavano su come agire nei momenti critici che precedettero l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. La questione era delicata, le diplomazie europee discutevano se fosse il caso di scatenare un’altra guerra per difendere una relativamente piccola città contesa tra Polonia e Germania, Danzica appunto, minacciata da Adolf Hitler. Déat intervenne per sostenere che non valesse la pena rischiare il coinvolgimento nella guerra per difendere una città la cui conquista avrebbe secondo lui esaurito le ambizioni di Hitler" . (Il Post)

Oggi con i tank di Putin pronti a marciare sull'Ucraina, la domanda percorre il Vecchio Continente. Non in modo ufficiale, sia chiaro, perché a parole tutti sono uniti nelle sanzioni dell'America.  Il dato più preoccupante, se può essere, è che a pensarlo e ad affermarlo con un sussurro è la voce della strada, delle case, delle aziende, di chi vede le bollette del gas e  della luce gonfiarsi a dismisura mese dopo mese e ora con la prospettiva che volino i prezzi di tanti altri prodotti, perfino del pane e della pasta. 

In questo senso, e non solo in questo, Vladimir Putin ha vinto. È conscio che gli Stati democratici hanno delle opinioni pubbliche a cui rispondere. E che queste platee sono già stressate da due anni di Covid e dall'inflazione galoppante sulla schiena di una crescita finora arrembante dopo l'attenuarsi della pandemia. Lui, il presidente russo, come tutti i dittatori, democrati o simili non ha di queste preoccupazioni. Qualcosa come elezioni o stampa libera, per intenderci. Però è abile, furbo, conosce fin troppo bene l'Occidente, le sue dinamiche, la vecchia Europa e quella nuova mai nata, in cui pesano ancora gli Stati nazionali.

Le sanzioni, anche quelle più dure, lo sanno tutti, a cominciare da Biden terrorizzato dal voto di Midterm, avranno affetti pesanti sulla Russia solo se esplicate al massimo livello e con la completa adesione degli alleati degli Usa. Putin è conscio delle divisioni e delle paure della Ue e in molti Stati, a cominciare dall'Italia, la paura abbinata alla debolezza economica e politica inducono ad atteggiamenti passivi se non reticenti. Oltre tutto Putin ha ben coltivato, con mezzi leciti e altri meno, le amicizie a diversi livelli, anche ai massimi, nelle strutture di governo degli Stati europei. Quindi percepisce chiaramente che oggi in Europa sono in molti a seguire il ragionamento le orme  di Déat: vale la pena di morire, anzi restare al freddo e a prezzi vertiginosi, per Kiev?

In tempi di individualismo, di ideali caduti e buttati insieme alle ideologie, dietro le quali erano coltivate almeno le idee ben più consistenti del vuoto pneumatico di totalitarismi mascherati e populismi espressi, non deve stupire questo atteggiamento. Che potrà peggiorare nel corso delle settimane se Putin non fermerà i carrarmati. 

Putin ha già vinto perché coglie, ascolta, coltiva i dubbi di governi, populisti, nullisti di destra, delle imprese brianzole, del nordest o del nordovest che sugli affari con i peggiori regimi gonfiano i conti correnti da decenni. Nelle prossime settimane andrà peggio perché le sanzioni causeranno guai - anche grossi e in particolare agli oligarchi straricchi amici del regime - a Mosca ma nel contempo, come con un boomerang, ne avremo i riflessi uguali in Occidente. Nessuno può pensare che avendo tollerato i peggiori e più sporchi e oscuri investimenti russi in Europa al fine di aumentare i profitti anche pubblici, oggi ci si possa liberare di costoro con facilità e senza contraccolpi. 

Ecco perché Putin farà marciare le sue truppe sull'intero Donbass e anche oltre. Lo farà in fretta, in strategia non c'è niente di meglio che occupare più terreno possibile in brevissimo tempo prima che la tragedia faccia prevalere gli stop della diplomazia. Si prenderà l'intera zona delle miniere e delle fabbriche metallurgiche, aprirà il corridoio verso la Crimea e l'intera area diventerà territorio russo. Poi i tank potrebbero non arrestarsi e puntare su Kiev. L'obbiettivo dell'ex agente del Kgb è provocare, sull'onda della sconfitta, delle vittime, dell'allarme profughi ed economico, la rivolta della piazza verso i governati filo Nato e filo Ue. In Ucraina, e non solo nel Donbass, non mancano i vecchi ammiratori della Russia. Oggi questi e altri, sull'onda del bisogno, vedranno nelle truppe del neo zar, la garanzia perché la guerra finisca e non si corrano più rischi in futuro. del resto la Ue e l'America, dopo le tonnellate di soldi per attrarre l'Ucraina distante da Mosca, non hanno portato in Ucraina il benessere sognato da tantissimi ad Est dopo l'89. Quindi cosa di meglio che spingere - magari pagando - parte del popolo ucraino a insorgere. I carri russi non hanno bisogno di arrivare a Kiev. Il governo cadrà da solo e con "libere elezioni" o un "libero referendum" tornerà a governare un amico della Russia. per un perfetto Stato-fantoccio. Qualcuno come Lukashenko. Da est arriveranno aiuti massicci, pagati con le ricchezze ucraine dal grano alle miniere, e chi sognerà le libertà europee potrà sempre accomodarsi alla frontiera. Magari spinto dai fucili alla schiena. Con l'Ucraina smembrata, parte diventata Russia, l'altra filo russa, a quel punto i soldati di Putin potranno ritirarsi. Lasciando sul terreno una cospicua presenza...

Putin ha vinto perché  da giocatore d'azzardo e fredda spia, sa che l'Occidente avrebbe avuto una sola possibilità per bloccarlo: mandare 100-200 mila uomini, con carrarmati, aerei, cannoni e quanto altro alla frontiera con l'Ucraina, in Moldavia e la Romania, con un preciso messaggio: "Non muoverti o entriamo anche noi. Per proteggere  il resto dell'Ucraina, s'intende". Potrebbe essere la terza guerra mondiale, ha avvertito Biden, oppure smascherare le mosse spregiudicate e le violazioni dei diritti della Russia. Agendo, più o meno , allo stesso modio. 

Fin troppo facile capire che l'Occidente per una marea di argomenti non può permettersi una tale sfida, non vuole e non può. Senza contare i costi, umani e non soli. America e Ue non mandano i loro ragazzi a morire (Trump, definendo genio Putin, ha già macinato la nuova strategia isolazionista con cui punterà alla Casa Bianca per il bis) , ma non sapranno neanche spiegare ai loro cittadini perché "morire di freddo per Kiev" si rifà a una frase famosa finita male davanti al tribunale della Storia. E non vorranno spiegare che, comunque, sanzioni leggere o meno, l'economia si prenderà un'altra botta simile se non peggiore di quella del Covid. L'economia? No, errore: i cittadini. 

Un appunto neanche troppo marginale: con queste posizioni, con conclusioni simili a queste, lo sbarco in Normandia non ci sarebbe mai stato.


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