D-Day +3. La 🇷🇺Russia rallenta, dicono.
- Lo fa perché ha incontrato maggiore resistenza del previsto.
- Perché la sua linea logistica non tiene il ritmo dell'attacco, magari perché danneggiata dagli attacchi.
- Lo fa perché l'aveva previsto
Quindi prima avvertenza, non scioccare troppo la popolazione e tantomeno non provocare stragi ,così da favorire una transizione "normale". Se questa era la volontà, Putin ha fallito. La popolazione sta con il presidente, l'esercito pure, tutti sono decisi a resistere all'ultimo sangue. Quindi si capisce quello che Mosca ha minacciato ieri: adesso facciamo sul serio, in altre parole un attacco forte, violento, incisivo. Facendo arrivare altre truppe, attinte da quei 180 mila effettivi schierati in queste settimane ai confini con la scusa di fantomatiche e non credibili esercitazioni. Infatti finora sono entrati circa 90 mila uomini fra truppe speciali, anfibie, para e fanti di marina e molte reclute giovani, da immolare nei primi scontri. Ora sarebbero pronti i reparti d'assalto, i migliori e più esperti e spietati, pronti alla guerra urbana, esercitatisi in Siria, in Cecenia,
Di fronte a questi ultimi e ai più sofisticati mezzi ben poco serviranno i volontari, i cittadini armati da Zelenski. Sarà un massacro, ma probabilmente questa guardia civica servirà a ritardare la conquista che, se da un lato si dispiega con un'efficace strategia da nord, sud, est e anche ovest, da terra, cielo (parà aviotrasportati negli aeroporti, fanti di marina da mare d'Azov), dall'altro però divide le forze d'assalto in gruppi diversi e più esigui.
Quindi guadagnare tempo. Zelenski ha bisogno di questo. per dar modo all'Occidente refrattario di mandare, come ha annunciato sabato, armi e dispositivi militari. Cosa che stanno facendo Usa, Gran Bretagna, Francia e ora Germania e forse lo farà anche l'Italia. Non convinta, tanto che manderà forse dispositivi bellici ma non letali!!! Per far sì che sempre l'Occidente vari le sanzioni più dure, in testa il famigerato Swift.
Ha bisogno di guadagnare tempo per consolidare le difese nella parte a ovest del Paese, verso Leopoli dove si cercherà di far vivere l'Ucraina non russificata. Una sorta di "trappola" per attirare le truppe russe su terreni più favorevoli agli ucraini, bloccarli sul terreno, corroderli, consumarli.
Per converso Putin ha fretta. Per quello che si diceva prima, per non subire troppe perdite - difficili anche per la Russia profonda -, per cercare un nuovo equilibrio con l'Occidente in nome delle dipendenze energetiche, ma soprattutto perché non ha intenzione di lasciare troppi uomini di stanza in Ucraina esposti a una guerriglia urbana. Troppi costi, in tutti i sensi, Troppo Afghanistan, quello della ritirata dell'Armata rossa sconfitta, per intenderci.
Da tutto questo si comprende facilmente che sarà una guerra lunga, dolorosa, carissima. Non solo per l'Ucraina, ma anche - in termini diversi dall'Ucraina ovviamente - per l'Occidente. Con un dubbio, degno di ragionamenti complottisti: e se, per una volta, Vladimir Putin fosse caduto nella peggiore trappola del dopo Guerra Fredda?
Perché non pensare che provocandolo a distanza - la possibilità per l'Ucraina di entrare nella Nato - e conoscendo i problemi interni e di sviluppo economico che ha il Paese del neo zar, non sia stata pianificata una sottile operazione del mondo libero contro Putin? Magari con il "solo" obbiettivo non tanto di umiliare l'orso russo - operazione impensabile anche ai tempi della Guerra Fredda - quanto di arrivare a una sostituzione di Putin con un leader che voglia portare il suo Paese verso un assetto più occidentale, aperto ad America e Ue, più libero e tollerante, senza però più sogni imperiali. E comunque meno disposto a tollerare o a tenere una amicizia stretta con la Cina.
Sogno, illusione? Può darsi, ma combinando i fattori sul campo, le dinamiche economiche e geopolitiche si arriva a un disegno convergente. Che ridisegnerebbe il mondo post Guerra Fredda, a questo punto post populismi, fissando i confini stavolta in base all'economia. Facendo ridiventare centrale l'America. Un trappolone per Putin, dunque. Sulla pelle dell'Ucraina.
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