D-Day+4.
L'assalto prosegue, s'intensifica. Putin celebra le forze speciali per sostenerle nelle operazioni più delicate, quelle dentro le città ucraine dove i reparti di Spetsnaz saranno incaricati del lavoro sporco e di aprire le porte ai tank e ai reparti di occupazione. Ma la resistenza si consolida, si rafforza, il sostegno mondiale aiuta. E le armi che l'Occidente - insieme alle informazioni dei satelliti e alle tecnologie spia sofisticate - invia ancora di più.Tuttavia la notizia, vera o presunta che sia, è un'altra, devastante sull'impatto psicologico, fondamentale per poter cercare d'intuire dove si arriverà. Vladimir Putin ha messo in stato di allerta il sistema difensivo nucleare.💣
Non poteva essere altrimenti, a ben pensarci. Dovremo anche abituarci a qualcosa di peggiore, se per peggiore intendiamo conseguenze pratiche immediate. Infatti non si poteva ritenere che le sanzioni finanziarie soprattutto e il sostegno esplicito alla resistenza ucraina da parte di America e Ue, rimanesse senza risposta. In particolare da uno come Putin la cui dottrina è quella di colpire per primo, in maniera micidiale e non fermarsi (forse) fin quando l'avversario è a terra.
Da buon ex agente del Kgb conosce bene la mentalità occidentale, le sue paure, la riluttanza ad abbracciare comunque - se non altro in nome dell'opulenza sociale - una qualche forma di violenza e o anche solo resistenza armata. Così gioca sulla psicosi e il nucleare è l'arma migliore😱. Basta lo stato di allerta, probabilmente una misura già presa in passato in occasione di crisi mondiali, per alzare la tensione.
Tuttavia il nuovo zar non va sottovalutato. Non sgancerà bombe o lancerà missili atomici, però ricorrerà a ogni pressione possibile. Non ultima quella di schierare missili nucleari in Bielorussia (che sta facendo un referendum farsa proprio per aprire le porte a questa possibilità). Però per reagire all'Occidente farà di più come dispiegare truppe e mezzi a ridosso delle frontiere polacche, ungheresi, romene, ma soprattutto della piccola Moldavia già alle prese con la ferita della Transnistria, stato fantasma abitato per il 60% da russi e ucraini proclamato indipendente nel 1992 dopo il tentativo di Chisinau di riportarlo in Moldavia , non riconosciuto da nessuno e di fatto terra colonizzata e fatta propria dai circa 2 mila soldati russi della 14esima Armata che, guarda caso, ai primi del mese hanno avviato anch'essi esercitazioni. In Transnistria tra l'altro sono custodite 20 mila tonnellate di munizioni lasciate dall'Armata rossa quando si è ritirata dai paesi del Patto di Varsavia. Solo lì, protette da un migliaio di soldati ufficialmente incaricati di proteggere per la pace.
Dunque nei prossimi giorni, nelle prossime settimane non sarà affatto difficile che le truppe russe in Ucraina, ma mano che la situazione di stabilirà, finiscano in parte per essere dirottate verso i confini caldi, quelli della Ue e della Nato. La Moldavia, che da tempo chiede insieme all'Onu (2018)il ritiro delle forze russe in Transnistria , potrebbe essere il prossimo punto di crisi e pressione, stavolta direttamente sui confini della Nato. Giocando sulle paure dell'Occidente di un fungo che, a Mosca, per ora è allucinogeno.
👉👉👉Un ultimo dato: l'invasione dell'Ucraina s'inserisce nel declino delle democrazie in tutto il mondo, movimento aiutato dalla spietatezza e dalla determinazione delle autocrazie e dal timore e dall'incertezza dei leader dei paesi democratici nel contrastare gli attacchi autoritari. The Global Expansion of Authoritarian Rule | Freedom House - Autocracy Is Winning - The Atlantic
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