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La sceneggiata prima della tempesta


Con 9 mld per il reddito di cittadinanza, 7 per la revisione della legge Fornero, 2 mld per la flat tax riservata alle partite Iva (Ma già in precedenza  potevano usufruire della tassazione al 15% circa un milione e mezzo di interessati) più un'altra manciata di mld per vittime delle banche,
assunzioni varie, centri per l'impiego e altre prebende, il governo giallo-verde sta attirando su di se non solo gli strali dell'opposizione italiana - peraltro abbastanza sterili visto il peso ridotto delle minoranze e l'ancora più basso rapporto di fiducia con l'elettorato - ma anche i primi rimbrotti della Commissione europea con tanto di lettera d'avvertimento (ben diversa in quanto a peso di quella ricevuta da Berlusconi il 5 agosto del 2011 ma comunque sempre inquietante) e soprattutto l'ostilità aperta e crescente dei mercati. Senza contare, ultimo in ordine di tempo, il duro giudizio dell'Ufficio parlamentare di Bilancio.
L'8 ottobre eravamo già oltre il 300 di spread con i titoli Bpt decennali al 3,59.

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"Colpa degli speculatori alla Soros" ha tuonato il vicepremier-uomo forte del governo Matteo Salvini, ma potrebbe essere solo l'inizio del calvario che attende l'Italia e la sua economia che dovrà aspettare - per vedere peggiorare la situazione? _ gli appuntamenti di fine mese con l'illustrazione della manovra a Bruxelles, e soprattutto le valutazioni delle agenzie di rating a fine mese. Questo nonostante il ministro dell'Economia mancato Paolo Savona si sia consolato con "ci aspettavamo di peggio".

Ma il peggio potrebbe addirittura essere ... peggiore. Perché alle perplessità, ai dubbi di mercati e cancellerie verso il Def populista, al debito pubblico che continuerà a salire (vedi sopra), si potrebbe essere alla vigilia di un nuovo uragano finanziario. Gli elementi ci sono, e sono numerosi. Business Insider avverte:
"John Hussman, l' investitore ed ex professore che ha predetto un crollo azionario, afferma che un imminente collasso spazzerà via $ 20 trilioni di valore del mercato azionario. Cita la pericolosa combinazione di valutazioni tese e indebolimenti interni del mercato, e scarica la colpa sulla Fed".
E gli analisti mostrano grafici che inducono a previsioni fosche, non ultimo sul livello del debito globale mai così alto: 60 trilioni di dollari, il 200% del Pil dei Paesi emergenti. Senza fermarsi alle visioni dei più pessimisti (Roubini insegna molto su questo versante ed è interessante seguire la sua previsione di una nuova, devastante, crisi nel 2020, ovvero dopodomani) c'è da tener presente un dato che arriva da oltreoceano: i tassi dei titoli decennali americani (titoli di un Paese dalla tripla A tanto per capire l'affidabilità) sono lievitati sopra il 3 per cento di rendimento e i prossimi ritocchi annunciati dalla Fed, preoccupata per l'inflazione, li porteranno ancora più in alto. Il che vuol dire che da mezzo mondo gli investitori guarderanno agli Stati Uniti, privando le economie più deboli di finanziamenti a meno di un'offerta di rendimenti concorrenziali rispetto agli Usa. Ma ciò significa un bagno di sangue per le casse pubbliche e per i bilanci dei Paesi che non riescono a tenere il ritmo di crescita degli States, per ora al 3% annuo e con una disoccupazione ai minimi, 3,7% a settembre, ai minimi dal '69.
Quello che si prepara è dunque uno scenario in cui i fattori di crisi dei Paesi più deboli ricadranno su quelli più avanzati e sull'Europa in particolare, dove, come dice il report Fmi, la crescita è in frenata e quella italiana veleggia attorno all'1,2%, nonostante le attese dell'1,5 del governo. Tutto questo senza considerare altri fattori globali e le possibili crisi nel solito Medio Oriente (Siria, Turchia, Iran, Israele, Yemen, Arabia Saudita), i prezzi del petrolio, il rallentamento della Cina, le elezioni di medio termine negli Usa, il voto brasiliano, qualche disastro naturale e via di questo passo. Ma restando solo in campo finanziario, il Financial Times vede i rischi in aumento con un focus critico centrato sulle banche e sui fondi pensione.
Passando ovviamente per i nostri guai, quelli che ci procuriamo da soli, con lo spread che si abbatterà su credito alle aziende e soprattutto sui mutui, con le banche gonfie di titoli italiani che svilupperanno minusvalenze, declassati dalle agenzie di rating e senza più possibilità di essere acquistati dalla Bce (livello junk e fine del QE), banche che a quel punto saranno obbligate a disperanti ricapitalizzazioni o essere pronte alla scalata di gruppi stranieri. Non male, vero?


In questo quadro nasce la NaDef "allegra" del governo italiano, espansiva nel deficit, nel condono fiscale, in una sorta di flat tax solo per i professionisti e in un allentamento della riforma pensionistica che alla fine, tra l'altro, finirà per aiutare pochi (400 mila il primo anno, a voler essere ottimisti) ma a deludere tanti (soprattutto negli anni successivi quando il sistema non terrà e vi si dovrà mettere ancora mano), dimenticando scuola, formazione, sanità, ricerca, servizi, prospettive di lavoro stabile per i giovani, diritti. Insomma tutto quanto guarda al futuro e non a ieri.

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