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Non c'è più NAFTA

Addio al NAFTA, arriva l'USMCA. Non è un semplice cambio di vocali, la novità è più profonda anche se i cambiamenti potrebbero essere soprattutto nella strategia che nella conclusione e nei contenuti. Stiano parlando della conclusione della lunga vertenza fra Usa, Canada e Messico,
aperta da Trump in virtù del principio "America First"  che, secondo il presidente, dovrebbe consentire agli States di riequilibrare i rapporti con i terzi, ritenuti dall'ex tycoon gravemente squilibrati a sfavore proprio degli usa.
In altri termini, dopo 24 anni, è tramontato il vecchio accordo - che regolava 1,2 trilioni di dollari . fra Stati Uniti, Messico e Canada. Esce di scena il NAFTA, entra l'USMCA.
La parte più rilevante è che dal 2020 l'interscambio, quando si parla di auto o camion, per non essere gravato da tariffe  ciascun prodotto  dovrà avere il 75% dei componenti fabbricato in uno dei tre Paesi firmatari dell'intesa. Oggi il minimo era il 62,5%.  Inoltre gli operai addetti alle catene di montaggio dei veicoli dovranno percepire il salario minimo di 16 dollari all'ora, un modo per far rientrare parte delle commesse portate oltre frontiera, in particolare in Messico dove un operaio prende circa un terzo di quanto fissato ora. La percentuale di partecipazione dei lavoratori a 16 dollari sarà del 30% per ciascun veicolo, questo a partire dal 2020, e del 40% entro il 2023.
Trump ottiene un maggior spazio per i prodotti lattiero caseari americani - quelli a maggiore conservazione e in polvere - in Canada dove si cercava di limitare l'import Usa per aiutare i produttori locali. Ma nonostante questo i produttori canadesi non dovrebbero essere troppo penalizzati. In compenso Ottawa mantiene la possibilità di non affidare a tribunali Usa le contestazioni antidumping. Trump dal canto suo non dovrebbe più colpire con dazi le auto provenienti da Messico e Canada ma per ora resta la scure del 25% sull'acciaio canadese.
Negli altri punti dell'intesa vi sono maggiori protezioni ambientali e sindacali alle frontiere, la sparizione quasi completa del capitolo 11 che dava alle grandi corporation armi per resistere agli eventuali cambiamenti legislativi che le riguardassero negli altri Stati e in Canada ottengono maggior salvaguardia rispetto alla concorrenza dei generici  le grandi aziende farmaceutiche Usa .
Anche se molti osservatori fanno notare che i vincoli sulla produzione di auto finiranno per far aumentare il costo delle stesse negli States, dall'intesa esce abbastanza chiaramente un vincitore:
si tratta del presidente Usa Donald Trump.
Forse non tanto sui risultati, per molti aspetti sarà necessario attendere l'applicazione e le ricadute negli anni a venire, quanto perché è riuscito a imporre e a far passare la sua strategia d'assalto bilaterale rispetto all'approccio fin qui seguito dalle amministrazioni Usa (soprattutto quelle Dem) , ovvero quello multilaterale. L'uso della forza e della minaccia sembra quindi produrre alcuni risultati, anche se per ora la revisione del Nafta è il passo più decisivo, almeno rispetto all'altro, ancora incerto, con la Corea del Nord. La guerra commerciale aperta con Cina e in parte con l'Europa è stata appena avviata e l'esito è imprevedibile. Non solo nella reazione di ciascuno quanto nelle ricadute su ambiti molto più vasti e complessi di quelli di Canada e Messico.
Tuttavia non pochi ritengono che questo USMCA dia maggiore forza a Trump nella sua offensiva contro la Cina, anche se il Canada può vantare qualche successo in particolare su alcuni punti chiave, quello del settore lattiero-caseario ad esempio. E quest'ultimo punto, per converso, potrebbe annullare il consenso ottenuto dall'amministrazione dal comparto auto. Non mancano tanti altri dubbi e non bisogna dimenticare forse il più rilevante: l'USMCA deve passare per i parlamenti nazionali e per la Camera che a novembre potrebbe vedere la sua maggioranza cambiare, da rossa (Rep) a blu (Dem). E allora il nuovo accordo potrebbe anche non vedere mai la luce.

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