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TumPost Sunday - September 23, 2018

TumPost Sunday

Justice 1. Per la serie di problemi che affliggono il presidente Usa Donald Trump, nella settimana è arrivata una rivelazione dalle profonde implicazioni anche nei giorni e settimane a venire.
Il nuovo scoop è del New York Times secondo il quale il vice procuratore generale Rod J. Rosenstein avrebbe proposto di registrare di nascosto il presidente per provare il caos e la sua incapacità di guidare l’ Amministrazione e il Paese. (Breaking News: lunedì 24 Rosenstein si è dimesso)
Questo in virtù della possibilità di usare contro Trump il 25.mo Emendamento della Costituzione nel quale si prevede prevede che i poteri del presidente passino al vicepresidente in caso di “morte, dimissioni o incapacità di adempiere ai poteri e i doveri della carica sopracitata”. Il vice procuratore, che ha anche la supervisione sul lavoro del procuratore speciale Robert Mueller che indaga sul Russiagate, ha reagito definendo l’articolo del Nyt sbagliato nei fatti e poco accurato. Una mezza smentita e anche poco smentita.

Justice 2. Il caso Kavanaugh potrebbe essere a una svolta: Christine Blasey Ford, la donna che accusa il candidato alla Corte Suprema Brett Kavanaugh di averla assalita sessualmente ai tempi del liceo, ha accettato di testimoniare davanti alla commissione giudiziaria del Senato. Tuttavia il giorno e i particolari dell'audizione non sono ancora stati definiti e sono oggetto di trattativa. I repubblicani sembrano comunque abbastanza compatti nella dare il via libera al candidato indicato dal presidente, presidente che nei giorni scorsi era intervenuto in maniera pesante a favore di Kavanaugh attaccando la credibilità della testimone. Inutile dire che l'entrata di Trump ha fatto tremare il Gop che teme un effetto contrario a quello voluto da Trump.

Voto americano. Patria della democrazia, secondo l'accezione comune. Eppure da New York arrivano dubbi, appunti, suggerimenti e critiche sull'attuale sistema di voto che, di fatto, tiene lontani molti elettorali dai seggi della Grande Mela. Dove, per fare un esempio, nel voto sul sindaco lo scorso anno, si è espresso solo il 12%.

Brexit. Theresa May non ci sta. Ma ha capito (tardi) di essere caduta in una trappola. Il suo piano di uscita dalla Ue, il Chequers plan è stato bocciato dal consiglio europeo, soprattutto per merito (colpa?) di Emmanuel Macron e di Angela Merkel. Così la premier britannica "non romperà ancora" il suo Paese oltre la Brexit.
si trova sotto il tiro dell'ala dura del suo partito, che le rimprovera una strategia e un piano troppo morbidi. Ma La Ue non la pensa così: infatti il presidente Tusk ha detto che la Gran Bretagna ha presentato un piano insolitamente duro, come dire che i governi sono stati costretti a dire di no alla May. La quale dal canto suo, mentre si lecca le ferite, ribadisce che


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  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...