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TumPost Sunday - September 16, 2018

TumPost Sunday

Justice 1. La notizia della settimana è di quelle proprio brutte per Donald Trump. L'ex capo della sua campagna, Paul Manafort ha deciso di collaborare con il superprocuratore Robert Mueller II che indaga sul Russiagate.
Manafort si è dichiarato colpevole di un paio di reati e in questo modo ha aperto la procedura di collaborazione. Trump pare l'abbia presa, a ragione dal suo punto di vista, molto male. In particolare dopo che, tre settimane fa, aveva definito Manafort "un uomo coraggioso"
.
Cosa accadrà ora? Con l'aiuto di Manafort e con i documenti che potrebbe produrre, Mueller ha una formidabile arma per mettere ancora di più sotto pressione il presidente. E se al voto di Midterm dovesse concretizzarsi l'onda blu  dei Dem con la conquista della Camera e magari anche del Senato, l'ombra dell'impeachment diventerebbe più concreta. Molto più concreta, anche se complicata da portare fino in fondo. E anche l'eventuale perdono presidenziale ora potrebbe rivelarsi un'opzione  boomerang, capace di essere interpretata come un'ostruzione alla giustizia. Intanto la popolarità di Trump scende sotto il 40%: era accaduto qualche giorno fa, ma resisteva da febbraio.

Justice 2. Manafort non è il solo problema per il presidente: Brett Kavanaugh, candidato per la Corte Suprema, nei giorni in cui è al vaglio del senato, ha visto spuntare una lettera in cui lo si accusa di aver assalito sessualmente una donna ai tempi del liceo.
Nonostante i dubbi per la denuncia dopo anni, l'esame ha di fatto bloccato il candidato. Almeno per ora, per qualche giorno. Di certo l'ha indebolito.
Trade. Forse per distrarre l'opinione pubblica dal casa Manafort, Trump rilancia sulla guerra commerciale. Con la Cina in particolare. In settimana probabilmente imporrà dazi su 200 mld di dollari di beni cinesi, con una percentuale del 10% anche se potrebbe arrivare al 25% minacciato da tempo. 
Climate. Come non bastasse  l'uragano Florence con i suoi morti ha rafforzato l'accusa dei Dem verso il presidente sulle sue politiche ambientali, che - dicono i suoi avversarti - ignorano i cambiamenti, rompono con gli alleati, nascondono i maggiori costi per fronteggiare gli eventi estremi. Come Florence ma soprattutto come l'uragano Maria che devastò Puerto Rico. Su questo nei giorni scorsi il presidente ha innescato una polemica su un presunto complotto visto che i Dem avevano annunciato il costo in termini di vite, 3 mila morti che è la cifra ufficiale. Numeri e dinamiche però contestati da Trump. Intanto dalla California parte la sfida del governatore e dei sindaci alla non-politica ambientale della Casa Bianca.

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