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Lo storytelling giallo-verde probabilmente se la prenderà con la comunità dei poteri forti europei e mondiali, con Soros e dintorni, con lo strapotere delle agenzie di rating piuttosto che quello delle banche e delle istitutzioni finanziarie, ma l'aria che tira per l'Italia è di burrasca. Che poi siano solo nuvoloni minacciosi è da vedere, ma le premesse non sono buone.
In attesa di mezzo governo e dell'infinita squadra mondiale di altissimo livello che vi partecipa, l'appuntamento - il primo mondiale dopo l'estate e in preparazione della stagione chiave per bilanci e programmi - di Cernobbio si apre con un report dell'ad di Ambrosetti Valerio De Molli secondo il quale, di fronte al permanere delle nostre criticità e del fatto che "cresciamo ma meno degli altri" e restiamo il vagone lento dell'eurozona, anche il fronte del business è più che preoccupato e per niente ottimista:
"La dinamica di peggioramento sul fronte economico-finanziario trova anche una conferma sul lato del business quotidiano delle imprese. Infatti, come avevamo anche già anticipato nella precedente rilevazione degli indicatori dell’Ambrosetti Club, pubblicati proprio su Il Sole 24 Ore, la fase di incertezza vissuta subito dopo le elezioni stava peggiorando e continua a peggiorare il sentiment delle imprese. La nostra rilevazione relativa al terzo trimestre, luglio-settembre, conferma il peggioramento sul fronte del sentiment dei capi azienda e imprenditori".Non è solo il Decreto Dignità a far virare verso una lettura negativa, è il ripetersi di dati che si contraggono, che mostrano un Paese poco, molto poco dinamico, a far preoccupare il mondo delle imprese e a dare molti pensieri alla vecchia Europa e ai suoi vertici finanziari ed economici, oltreché politici.
De Molli si ferma ai numeri e alle scadenze dei prossimi mesi: il nostro Pil, ricorda, cresce la metà di quello dell'Eurozona, sale ma rallenta, siamo ultimi di fronte ai principali competitor e la crescita
"...dello 0,2% del secondo trimestre del 2018 è la più bassa da circa due anni (dal terzo trimestre del 2016). (...) Ulteriori preoccupazioni sono legate alla fine del QE da parte della BCE e ai possibili impatti sul costo (e sulla sostenibilità) del debito italiano, oltre che sui tassi per banche e cittadini. È bene ricordare che, nel 2019, andranno in scadenza titoli del debito pubblico italiano per circa 300 miliardi di Euro. Simulando un aumento medio su tutte le emissioni dell’1% dovremmo pagare, in media, 3 miliardi di Euro aggiuntivi ogni anno".Con queste premesse i tradizionali indicatori di sentiment delle imprese dell'Ambrosetti Club piegano verso il brutto tempo.
Previsioni negative sull'occupazione dove "l’indice delle aspettative sul mercato del lavoro quasi si azzera e si attesta ai valori minimi dal 2015, pur mantenendosi in territorio positivo. L’indicatore si attesta oggi a 4,2, dal 21,8 del secondo trimestre 2018" mentre l'unico sorriso e le speranze derivano da gli investimenti dove, sottolinea De Molli "registriamo un assestamento, dopo il crollo delle rilevanze dei precedenti due trimestri".
Fragili, su posizioni deboli e pronti a perdere l'ennesimo treno di una crescita mondiale (potrebbe anche essere quello decisivo, i tempi ormai sono molto più veloci di un tempo), questo è il quadro italiano che emerge alla vigilia del Forum a Villa d'Este e i segnali che arrivano del nuovo governo non sono incoraggianti anche se per ora più affidati a esternazioni, giudizi piuttosto che su fatti concreti, quelli che arriveranno - e per questo il Forum è il proscenio ideale in questo momento - con la legge di stabilità.
"I risultati dell’Ambrosetti Club, in sintesi, mostrano un quadro di fragilità della crescita e di rinnovate preoccupazioni sul fronte dell’occupazione, smorzando così gli impatti positivi legati al contesto internazionale di forte e continua crescita. Non siamo in territorio negativo, ma le prospettive della nostra community sono in forte contrazione sia sulla valutazione della situazione attuale del business, sia sul fronte dell’occupazione. In altre parole, stiamo gettando alle ortiche l’opportunità storica data dal vento in poppa della crescita omogenea e coordinata di tutte le aree del mondo. È molto probabile che, l’ormai prossima, legge di stabilità rappresenti uno spartiacque di breve-medio periodo sul sentiment dei mercati finanziari e sulla loro percezione dell’Italia". (Valerio De Molli)
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