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Un condono non si nega a nessuno. O quasi


L'Italia gioca con le parole, i politici ancora di più. Adesso il termine chiave è "pace fiscale", ovvero la possibilità di chiudere ogni contenzioso con l'Agenzia delle Entrate - ovvero soldi dovuti allo Stato in tasse e imposte ma mai versati -  con un sostanzioso sconto, una piccola multa e finita lì.

La "nuova" idea del governo gialloverde entra nella scia di tutti gli altri atti simili decisi da governi precedenti, in modo da racimolare denari per tamponare i buchi di bilancio, raccolta una tantum per essere precisi, e spostare di anno in anno i conti reali con l'evasione e con le cifre che non tornano.
In effetti di condono se n'è parlato poche volte, spesso si è usata la definizione di "scudo fiscale" per il rientro dei capitali all'estero (anche in questo caso con un atteggiamento benevolente in cambio dell'emersione di somme  fantasma depositate in conti esteri), "fisco amico" e ora il capolavoro della "pace fiscale". Pace implica una condizione di guerra? Ma chi è in guerra? Lo Stato che pretende il versamento delle tasse, per quanto esagerate o inique? O i contribuenti che, ritenendo appunto l'imposizione poco equa o penalizzante, sono in "guerra" con lo Stato?
Solo nel dibattito lunare italiano, anche e soprattutto quello attuale del "governo del cambiamento" che in questo non sembra avere nulla da invidiare agli anni del berlusconismo, una definizione del genere non fa ridere. Altrove, appena oltre ogni confine, chi la pronuncia convinto sarebbe prelevato e ricoverato in un centro di igiene mentale. O accusato di voler truffare i cittadini. Sì perché un condono, in qualsimodo lo si voglia chiamare, finisce per essere una vera e propria truffa a carico di chi, onesto, le tasse le ha sempre pagate. I dipendenti, in particolare, che anche volendolo non possono sfuggire al prelievo diretto in busta paga.
Secondo il vicepremier leghista Matteo Salvini la massa aggredibile sarebbe attorno a 400 mld, con un possibile incasso di ben 20 mld per lo Stato. Il sito lavoce.info ha fatto un po' di conti attraverso un fact checking. In base ai calcoli la base da cui partire non sarebbe superiore - anzi più bassa - agli 84 mld (Fonte l'ex direttore delle Entrate) in quanto dal monte degli 871 mld di crediti, bisogna toglierne circa 360 dovuti da soggetti o ditte falliti o scomparsi. A questi ne vanno aggiunti un'altra sessantina e si arriva a 448,9 a cui aveva fatto riferimento Salvini. Ma anche questi non sono molto abbordabili in quanto l'81 per cento è stato avvicinato dalle Entrate, ma la riscossione si è dimostrata per vari motivi impossibile o eccessivamente onerosa e sul resto vi sono altri limiti di legge. Quindi a malapena si arriva a 84 mld. Infatti lo stesso ministro dell'Economia Tria, citando proprio le norme a tutela dei contribuenti, riduce ulteriormente il monte a circa 50 mld.
Se poi la Lega (anche il governo) vorrebbero limitare il "perdono" a chi è sotto i 200 mila euro di debito - ovvero quelli che avrebbero evaso "per necessità", crisi e altro - la tabella, sempre de lavoce.info, chiarisce che la massa aggredibile sarebbe ancora più ridotta e quindi gli incassi dello Stato ancora minore.
Tuttavia le dichiarazioni di Salvini non sono le sole. Altri esponenti leghisti si sono esercitati su scenari di tetti diversi e la prospettive di incasso cambiano notevolmente andando da un minimo di 2,2 mld a 11,6, ma ben al di sotto dei 20 mld indicati dal vicepremier. E comunque molto dipenderebbe anche dall'adesione alla "pace fiscale". Ecco una tabella de lavoce.info della diverse ipotesi e con aliquote diverse:
La partita aperta sul bilancio quindi si trasferisce su altre poste e su altri provvedimenti. O dovrebbe trasferirsi, visti i numeri qui sopra. Ma non c'è da esserne certi perché senza rimettere in discussione il deficit/pil all'1,6%, le risorse disponibili languono. Oppure, fuor dai denti, ha molto fondamento l'affermazione di phastidio.net :
"Riguardo ai leggendari piccoli imprenditori del Nord (o meglio, del Nord-Est), la presunta base elettorale leghista, che spesso è composta da semplici terzisti, una leggenda metropolitana che gira da mesi li vorrebbe come una sorta di guardiano dell’ortodossia fiscale ed economica, oltre che liberisti con parecchie b. Sono amabili balle. Molta di questa gente chiede poche semplici cose: poter tornare a fare più nero possibile ed avere sussidi pubblici".



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