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Trump e la legge dei numeri


La voce della resistenza interna, il nuovo libro di Woodward, il Russiagate con le sue gole profonde, gli ex consiglieri e legali  pronti a collaborare, il procuratore speciale Robert Mueller pronto all'affondo, l'incubo del voto di Midterm.
Non sono tempi piacevoli per il presidente degli Stati uniti Donald Trump che adesso vede anche la sua popolarità e la fiducia in lui scendere bruscamente.
Lo dice un sondaggio diffuso della Cnn secondo cui il gradimento  è sceso di 6 punti nell'ultimo mese e quel che è peggio  raggiunge un nuovo minimo tra gli indipendenti politici .
IN totale solo il 36% approva il modo in cui Trump sta gestendo il suo lavoro, in discesa dal 42% di agosto. La Cnn rivela che "tra gli indipendenti, il calo è stato più netto, dal 47% di approvazione del mese scorso al 31% ora. Questo è 4 punti al di sotto del suo precedente minimo del 2018, con un'approvazione del 35% tra gli indipendenti  e 1 punto sotto il suo precedente minimo storico tra gli indipendenti nel sondaggio della CNN, raggiunto a novembre 2017".
Cosa succede a Trump nel momento in cui vanta una disoccupazione al 3,9% e una crescita del Pil nel trimestre pari al 4,2? A giocare in modo consistente più che le rivelazioni di Woodward o dell'anonimo funzionario della "Resistenza interna" alla casa Bianca, autore dell'editoriale-opinione sul New York Times: la fotografia che emerge è di un presidente in mezzo al caos, poco capace di dominare la situazione ( i suoi tweet mattutini non servono a molto sul piano pratico, diverso da quello della comunicazione) e con i suoi funzionari pronti a metterlo alla berlina e a condizionare le sue mosse, perfino sottraendogli carte decisive dalla scrivania. E ciò nonostante il 58% degli americani ritenga che l'anonimo funzionario autore del fondo sul NyTimes dovrebbe rivelarsi e un altro 55 sostenga che non è corretto che un funzionario  metta in difficoltà in questo modo il suo presidente.  Tutto questo non piace agli elettori:

"(...) it will probably be because they strike at the heart of Trump’s character and ability to lead. Voters are naturally inclined to want a check on the party in power, perhaps especially when the leader of that party is accused by his own staff of being an “idiot” or “anti-democratic." (The 5 Minutes Fix di Amber Phillips, Washington Post)
Eppure... eppure i sondaggi sono implacabili. 


Trump arretra su tutta la linea e perde terreno soprattutto fra gli indipendenti: sulla sfiducia nella persona piuttosto che sul suo lavoro,  6 punti in più rispetto a giugno. Perfino sull'onestà e sull'orgoglio in lui come presidente, Trump non raccoglie molto di più del 32%, solo il 40% (dal 45 di marzo) ritiene che Trump possa portare un reale cambiamento e il 60%  ritiene che questo presidente non rispetti lo Stato di diritto. 
Insomma un mezzo disastro e questo nonostante la politica economica raccolga più consensi: il 49% approva, come a inizio estate, e il 69% descrive l'economia nazionale come buona, percentuali stabili e in aumento fra chi sostiene che la performance economica è "molto buona":ora a dire questo è il 26%, 4 punti in più da giugno e il più alto dal giugno 2000.
Il risultato è un Trump  furioso anche se la portavoce Sanders nega  e sostiene che sia impegnato a seguire cose ben più importanti. Intanto però è caccia aperta al funzionario infedele e contro Woodward definito "is a liar who is like a Dem operative prior to the midterms" e contro il quale il presidente si dice pronto a scrivere un libro per ristabilire la verità.
Nel frattempo peggiorano le previsioni per i Repubblicani di conservare il controllo della Camera al voto di novembre. Ecco alcuni grafici di FiveThirtyEight:





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