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La Corte delle nebbie



Aggiornamenti

La deposizione Blasey Ford e lo scontro

Una testimonianza devastante

La trascrizione dell'accusa



La maggioranza del Senato è repubblicana, seppure di soli due voti, il comitato giudiziario che  ascolta l'accusatrice di Brett M. Kavanaugh è composta da 11 repubblicani  e tutti maschi, Trump un giorno sì e l'altro pure attacca la donna, Christine Blasey Ford
che punta il dito sul candidato ala Corte Suprema per un "assalto sessuale" durante gli anni di liceo. Eppure, eppure qualcosa nel fronte che sostiene l'ultra conservatore non si mostra così sicuro che alla fine  la designazione andrà in porto. I senatori sono ufficialmente molto schierati con Kavanaugh, eppure alla fine la testimonianza della Ford è stata ritenuta degna di essere esaminata in un'apposita convocazione, lo stesso Kavanaugh è stato spedito con moglie al seguito davanti agli schermi della fedele Fox News con un'intervistatrice, popolare,  collaudata e molto conservatrice, Martha MacCallum, 53 anni, tre figli. E il fatto che l'offensiva di tweet di Trump di intensifichi giorno dopo giorno, il tutto fa ritenere che nel fronte pro Kavanaugh più di qualche timore e dubbio si sta facendo avanti. Anche perché nel frattempo altre due donne si sono fatte avanti per denunciare molestie da parte del candidato. Il quale, a sua volta, nell'intervista televisiva e con l'intento di depotenziare un particolare confermato da molti suoi compagni di scuola, ha finito per ammettere di aver ecceduto più e più volte con l'alcol ai tempi del liceo e dell'università. Un atto di "sincerità" che per molti esperti è stato una sorta di autogol, di quelli pesanti e molto pericolosi.
"L'intervista di Kavanaugh su Fox News ora sembra che sia stata forse la peggiore mossa che avrebbe potuto fare", è stato il commento di  Garance Franke-Ruta, redattore di Yahoo News a Washington. Al contrario alla Casa Bianca l'intervista è stata ritenuta un successo. E i rappresentanti del Gop si sono subito allineati. Ufficialmente. 
Il problema, a dispetto dei giudizi sull'intervista, è come detto che vi sono altre due donne che accusano Kavanaugh, con racconti meno supportati e meno convincenti per tempi e circostanze della denuncia, di quelli della Ford. Ma ai tempi di #MeToo altre voci di donne rischiano di assomigliare ad altre coltellate.
La terza accusatrice è stata svelata negli ultimi due giorni. Julie Swetnick è stata portata in scena dall'ormai celebre avvocato  Michael Avenatti -il legale di Stormy Daniels la pornostar che ha rivelato la storia con Trump e di essere stata pagata dall'avvocato del presidente per tacere  -  e  in una dichiarazione giurata ha affermato che il candidato alla Corte Suprema  è stato violento nei confronti di alcune  ragazze ai tempi del oiceo e di essere stato presente a  una festa nel 1982 dove la donna ha detto di essere stata vittima di "una violenza di gruppo ".
L'intervista di Brett M. Kavanaugh alla Fox

"Swetnick said she witnessed efforts by Kavanaugh and others to get girls inebriated so they could be “gang raped” in side rooms at house parties by a “train” of numerous boys. “I have a firm recollection of seeing boys lined up outside rooms at many of these parties waiting for their ‘turn’ with a girl inside the room,” she says. “These boys included Mark Judge and Brett Kavanaugh.” Judge is a friend of Kavanaugh whom Ford said was present when she alleges Kavanaugh sexually assaulted her about 36 years ago." (Testimonianza riportata dal Washington Post che ha avvertito di non aver potuto verificare in modo indipendente queste affermazioni)


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Tuttavia non mancano coloro che cercano di andare oltre alla coltre di scandali che minacciano da vicino il giudice federale. Come ricorda Linda Greenhose sul NyTimes il caso delle molestie potrebbe far dimenticare i lati deboli - secondo gli avversari ma anche per molti commentatori indipendenti - messi in evidenza da Kavanaugh nella prima udienza al Senato: dai rapporti con Bush jr alle posizioni ultraconservatrici e minoritarie. 

"What were those earlier vulnerabilities? His work for the George W. Bush White House, many details of which have never been fully disclosed. His willingness last year, as a judge, to delay an undocumented teenager’s access to an abortion to which she was legally entitled, along with the not inconsiderable prospect that he would provide the long-awaited fifth vote to overturn Roe v. Wade. More fundamentally, there is the weighty argument that a president who may not have been legitimately elected, and who had already filled a Supreme Court seat that everyone knows was President Barack Obama’s to fill, had not earned the right to project onto the court a minority constitutional vision and lock it in place, probably for decades" (NyTimes).

La posta in gioco, considerate età del candidato e la permanenza "a vita" nella Corte Suprema, si comprende è altissima e anche per questo Trump, che guarda alle difficili, per lui, elezioni di Midterm a novembre - a proposito la lotta per la Corte Suprema galvanizza l'elettorato, più quello  democratico, l' 81% di chi vota Dem giudica importante il risultato SCOTUS contro il 72 dei Rep (sondaggio del Pew Research Center in basso) -  non esita a definire così il giudice federale: “He’s outstanding. He’s a gem. He’s an absolute gem, and he’s been treated very unfairly by the Democrats, who are playing a con game. They know what they’re doing. It’s a con. They go into a backroom, and they talk with each other, and they laugh at what they’re getting away with.”


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Proprio per questo non si può escludere che la ragion politica, anche ai tempi di #MeToo, possa averla vinta come 27 anni fa con la denuncia di Anita Hill contro il giudice Clarence Thomas (Ecco qui una ricostruzione) sebbene molto sia cambiato nell'atteggiamento delle donne, nella considerazione delle loro denunce, nel rapporto con gli uomini di potere e nei costumi sessuali. Ma è anche vero che le domande e le insinuazioni sono le stesse, che il pregiudizio rimane, che la donna deve provare "due volte" le sue accuse. 

C'è un altro aspetto da non trascurare e messo in risalto da Andrew Restuccia su Politico: e cioè che questo tipo di controllo approfondito, nato sull'onda di #MeToo, potrebbe tener lontani molti uomini, soprattutto anziani, da candidature in ruoli chiave,  per il timore che possano venire alla luce comportamenti del passato, ma al tempo stesso in questo si potrà garantire  una migliore selezione. 

"Penso che questo farà sì che si presterà molta attenzione a quel periodo della vita di un candidato. Questo porterebbe a candidati che non sono vulnerabili a questo tipo di controllo? Sì. E probabilmente è una buona cosa" (Ronald Weich, decano della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Baltimora. Ha lavorato alle nomination alla Corte Suprema come membro dello staff di Hill e all'amministrazione Obama)

Eccessivo? Forse, come disse Clinton che condannò la "politica della distruzione personale" dopo il caso Lewinski.
Ma anche il segno che alcuni comportamenti in passato nascosti sotto il tappeto o ritenuti goliardici o poco più, nell'epoca di #MeToo e dei social assumono un'altra veste, quella "criminale" che alla pubblica opinione non può e non deve essere nascosta. Soprattutto se si parla di personalità che accedono agli scranni più alti e delicati dell'amministrazione statale, quelli dove è richiesto un profilo professionale ma anche personale altissimo. Una lezione che ancora una volta arriva dall'America e che può servire al resto del mondo. Anche all'Italia, distratta, smemorata e superficiale.



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