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Gli zecchini di Pinocchio. O di Trump. La Grande Riforma


La riforma fiscale annunciata da Trump come il più grande taglio di tutti i tempi è arrivata al traguardo. Anche se con alcune, non trascurabili modifiche rispetto al testo originale, modifiche introdotte per moderare l'impatto di una legge che aiuta soprattutto i super ricchi e per ottenere il voto decisivo dei senatori repubblicani riluttanti, Marco Rubio su tutti.
Senza questi voti la riforma non sarebbe mai passata e per il presidente sarebbe stata una sconfitta epocale.

Ecco cos'è il taglio: i contenuti

Il piano fiscale in 10 step (The Washington Post)

Ma ora è meglio entrare nel dettaglio della "rivoluzione". Un po' di conti sulle tasse che saliranno o scenderanno fatti dal Washington Post e da altri giornali dimostrano non poche contraddizioni o, meglio, rivelano alcune furberie politiche.
Ad esempio la nuova legge dovrebbe interessare una classe medio alta con due figli. Ma dipende da molti fattori. A cominciare da dove si vive. Infatti abitare in uno Stato o in un altro significa poter usufruire di detrazioni e deduzioni più o meno generose. Proprio rispetto a questo agisce la riforma che, seppur modificata nella parte in cui toglieva di mezzo molte delle detrazioni statali, è articolata in modo che non sempre si pagheranno meno tasse rispetto al corrispettivo taglio delle detrazioni. Così ad esempio chi - a reddito alto -  vive in stati ad alta tassazione come New York potrebbe ritrovarsi a dover addirittura pagare di più o, che è la stessa cosa, ad avere meno detrazioni. In questo senso emerge un particolare: che spesso saranno sostenuti gli appartenenti a una classe media che vive in Stati non molto ricchi i quali, guarda caso, sono soprattutto Stati "rossi", ovvero a maggioranza repubblicana. Mentre quello di New York è "blu" in modo preponderante, quindi democratico. Ed è per questo che molti fra gli esponenti di quest'ultimo partito, parlano di furbizia o sottile calcolo politico dei repubblicani in vista degli appuntamenti elettorali. Non per niente fra l'altro emerge che i risparmi nelle tasse cominciano in modo rilevante, fra quanti ne godranno, già dal prossimo anno, il 2018, anno del voto di Midterm.

Come ogni gruppo di reddito è interessato nel 2019, rispetto alla legge attuale (Tratto da The Washington Post)

A beneficiare moto poco o per niente sarà anche un'altra categoria, quella di chi ha redditi medio bassi e gode di  detrazioni consistenti. Questi, dice il calcolo del Wp, non avranno benefici della deduzione standard e faranno bene a non rinunciare alle esenzioni.
Nel complesso, come si diceva sopra, la maggior parte degli americani finirà per pagare un po' meno di tasse il prossimo anno, ma le stesse sono destinate a salire per ampi strati della popolazione  negli anni a seguire. E, in ogni caso, finiranno nel 2025 anche se i repubblicani dicono di voler rendere i tagli permanenti come quelli delle imprese. Che però è ben in là, un orizzonte a cui nessuno può guardare pensando di scoprire cosa accadrà.
Un altro capitolo sono i costi per il bilancio federale. Secondo la maggior parte degli economisti porterà a un incremento di un trilione di dollari nei dieci anni, altri parlano di un incremento del deficit tra i 500 milioni e i 2 trilioni.
Tutti gli esperti però concordano sul fatto che non è vero ciò che sostengono i repubblicani: ovvero che il taglio delle tasse si ripagherà da solo con l'incremento delle entrate e la crescita economica collegata, che secondo alcune indicazioni parlamentari dovrebbe essere attorno al 4% annuo, dato da tutti gli osservatori o quasi ritenuto irraggiungibile.

I precedenti

Leggi qui

Le detrazioni, chi convengono?

Il calcolatore del New York Times

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