Siamo alle prese (forse) con un po' di ripresa, la recessione e i rischi di esplosione di bolle speculative magari ad Est sembrano scordate o messe in un angolo almeno in Italia, ma non da Fed, Fmi e Ocse -, l'avvenire è roseo - solo in Italia - eppure da qualche giorno la Penisola è percorsa da un'isteria collettiva:
quella suscitata dai lavoratori del Colosseo che si sono riuniti in assemblea e per due ore e mezza (!) hanno lasciato fuori centinaia e centinaia di turisti (che magari sono finiti nelle mani dei finti e protettissimi legionari). Il governo è insorto, il premier di un esecutivo di finto centrosinistra fuori di senno ha proclamato
Finalmente, verrebbe da dire! Ma non per l'intervento senza capo ne coda del governo (che può sempre rifarsi alle norme esistenti), ma perché equiparando la cultura italiana a un bene essenziale deve agire di conseguenza:
1. Dotare il settore dei fondi necessari a un suo pieno, continuo ed efficiente funzionamento. Altrimenti che servizio pubblico essenziale sarebbe?
2. Pagare il dovuto e nei tempi previsti stipendi ed emolumenti dovuti al personale, in particolare quelli per mansioni richieste esplicitamente
3. Avviare i metodi di consultazione continua delle organizzazioni sindacali del settore così come si fa per i servizi essenziali. Il che implica anche un loro pieno riconoscimento.
Detto ciò i turisti hanno diritto a tutto il rispetto possibile, ma i lavoratori anche senza per di più essere esposti alla pubblica gogna. In tutto il mondo democratico scioperi e assemblee non vengono messe in discussione se provocano disagi perché alla fine una protesta che non crea problemi non è una protesta. E non servirebbe a nulla. Meglio prevenirla con il confronto e la discussione. Inutile invocare il turista che arriva dalla Cina, anche se uno sciopero o un'assemblea fossero annunciati il poveretto che prenota aerei e alberghi mesi prima non potrebbe fare nulla. Tutti siamo caduti "vittime" di qualche protesta nella nostra vita e siamo sopravvissuti, tutti o quasi abbiamo diritti da difendere e siamo pronti a protestare. Anche i cosiddetti manager che invece del sindacato ricorrono agli avvocati e ai tribunali (loro sì alla faccia del jobs act che toglie questo diritto al lavoratore normale) quando viene o sarebbe stato violato anche un solo comma o meglio ancora se vengono sbattuti fuori. A suon di bonus, buonouscite e liquidazioni a molti zeri, è bene ricordarlo.
Ora si ricordano i sette giorni di sciopero al Louvre e le sette ore di chiusura della Torre Eiffel a maggio. Bene, e secondo voi il museo, Parigi e la Francia per questo hanno perso qualcosa? E' stato detto che il bene generale va tutelato dall'attentato di pochi. Ma il bene generale in questo caso è la cultura italiana vilipesa, dimenticata e trascurata in ogni angolo soprattuto dalla politica e da quella nuova quasi di più attenta in particolare a spianare la strada solo al mondo produttivo e tecnocratico dimenticando le lettere, il pensiero e il valore dei principi fondamentali.
Perché il Colosseo chiuso per due ore per un'assemblea è uno scandalo e, ad esempio, le Camere ferme un mese e mezzo - quando la maggioranza degli italiani ha circa quindici giorni di ferie d'estate - no? In questo caso non si ledono i diritti dei cittadini? O non rispettando i risultati dei referendum piuttosto?
Così prende forma un altro dubbio: che questo sia solo l'alibi per andare avanti sulla democrazia corazzata che l' "amato premier" sembra amare. Già da qualche parte il sospetto avanza, soprattutto se messo in relazione alla riforma costituzionale che avanza... Meditate gente, meditate
quella suscitata dai lavoratori del Colosseo che si sono riuniti in assemblea e per due ore e mezza (!) hanno lasciato fuori centinaia e centinaia di turisti (che magari sono finiti nelle mani dei finti e protettissimi legionari). Il governo è insorto, il premier di un esecutivo di finto centrosinistra fuori di senno ha proclamato
"i sindacati vogliono prendere in ostaggio la cultura, ma non l'avranno vinta mai"e subito ministro e C. sono corsi ai ripari con un decreto che equipara i beni culturali a servizi essenziali, quindi sottoposti a una diversa e più dura disciplina dei diritti sindacali.
Finalmente, verrebbe da dire! Ma non per l'intervento senza capo ne coda del governo (che può sempre rifarsi alle norme esistenti), ma perché equiparando la cultura italiana a un bene essenziale deve agire di conseguenza:
1. Dotare il settore dei fondi necessari a un suo pieno, continuo ed efficiente funzionamento. Altrimenti che servizio pubblico essenziale sarebbe?
2. Pagare il dovuto e nei tempi previsti stipendi ed emolumenti dovuti al personale, in particolare quelli per mansioni richieste esplicitamente
3. Avviare i metodi di consultazione continua delle organizzazioni sindacali del settore così come si fa per i servizi essenziali. Il che implica anche un loro pieno riconoscimento.
Detto ciò i turisti hanno diritto a tutto il rispetto possibile, ma i lavoratori anche senza per di più essere esposti alla pubblica gogna. In tutto il mondo democratico scioperi e assemblee non vengono messe in discussione se provocano disagi perché alla fine una protesta che non crea problemi non è una protesta. E non servirebbe a nulla. Meglio prevenirla con il confronto e la discussione. Inutile invocare il turista che arriva dalla Cina, anche se uno sciopero o un'assemblea fossero annunciati il poveretto che prenota aerei e alberghi mesi prima non potrebbe fare nulla. Tutti siamo caduti "vittime" di qualche protesta nella nostra vita e siamo sopravvissuti, tutti o quasi abbiamo diritti da difendere e siamo pronti a protestare. Anche i cosiddetti manager che invece del sindacato ricorrono agli avvocati e ai tribunali (loro sì alla faccia del jobs act che toglie questo diritto al lavoratore normale) quando viene o sarebbe stato violato anche un solo comma o meglio ancora se vengono sbattuti fuori. A suon di bonus, buonouscite e liquidazioni a molti zeri, è bene ricordarlo.
Ora si ricordano i sette giorni di sciopero al Louvre e le sette ore di chiusura della Torre Eiffel a maggio. Bene, e secondo voi il museo, Parigi e la Francia per questo hanno perso qualcosa? E' stato detto che il bene generale va tutelato dall'attentato di pochi. Ma il bene generale in questo caso è la cultura italiana vilipesa, dimenticata e trascurata in ogni angolo soprattuto dalla politica e da quella nuova quasi di più attenta in particolare a spianare la strada solo al mondo produttivo e tecnocratico dimenticando le lettere, il pensiero e il valore dei principi fondamentali.
Perché il Colosseo chiuso per due ore per un'assemblea è uno scandalo e, ad esempio, le Camere ferme un mese e mezzo - quando la maggioranza degli italiani ha circa quindici giorni di ferie d'estate - no? In questo caso non si ledono i diritti dei cittadini? O non rispettando i risultati dei referendum piuttosto?
Così prende forma un altro dubbio: che questo sia solo l'alibi per andare avanti sulla democrazia corazzata che l' "amato premier" sembra amare. Già da qualche parte il sospetto avanza, soprattutto se messo in relazione alla riforma costituzionale che avanza... Meditate gente, meditate
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