D'accordo: la classe politica italiana è così malridotta da anni e anni, anzi ormai da decenni - o forse non è mai stata presentabile - che quando i cittadini vanno a votare spesso e volentieri sono presi da conati (più o meno reali) e sovente scappano via. Su questo terreno di coltura ha proliferato e cresce Beppe Grillo e il suo M5S.
Finora il "pericolo" Grillo era che potesse condizionare il governo centrale, dallo scorso anno si vede che dopo l'exploit di Parma e alcuni altri centri sparsi per l'Italia, alle prossime amministrative il bottino di città piccole grandi potrebbe essere consistente.
Ma intanto, complice una politica che non è stata capace di riformarsi sul serio e tantomeno di innovarsi, cominciano la manovre per le amministrative prossime e future, a partire da quelle del 2016. E il pericolo che si para all'orizzonte non sono i candidati grillini, bensì gli "
"altri". Ma chi sono gli altri?
Ecco il nodo è proprio questo: i partiti non sanno più nemmeno loro chi sono, la loro classe dirigente non esiste più o non è mai esistita (almeno a destra nel ventennio berlusconiano), il centrosinistra sta cambiando tanto radicalmente pelle da spiazzare lo stesso Renzi nella scelta dei candidati locali (l'esempio delle Regionali, dalla Paita, alla Moretti allo stesso De Luca la dice lunga sul controllo e l'influenza che il ragazzotto toscano ha in periferia ).
Così la soluzione si trova subito e guarda al passato, almeno quello recente, post Mani Pulite: la mitica società civile. Ma se dopo il '92 la società poteva esprimere anche i resti di una classe uscita schifata dai partiti, oggi neppure quei residui di Dc, Pci e Psi non coinvolti negli scandali si possono rintracciare nel mare magnum dell'indifferenza e della crisi.
E chi si sta facendo largo: la società civile, ma quella dei poteri forti, consolidati, degli interessi stratificati, delle imprese comunque mai distanti dalla politica e sempre debitrici di prebende e aiuti, del potere finanziario. Uomini come Alfio Marchini a Roma (la sua famiglia è sempre stata legata agli interessi del Pci, lui finanzia D'Alema ma guarda caso è osannato e proposto da tutto il centrodestra), il commissario Expo Giuseppe Sala a Milano, uomini dai profili giusti per Matteo Renzi e la sua voglia di persone che non siano di destra o di sinistra o si professino tali. L'esperimento è già stato tentato e vinto: a Venezia con Luigi Brugnaro, industriale sostenuto dalla destra ma anche l'uomo più ammirato da Renzi.
Sarà questa la via delle prossime amministrative, addirittura con candidati quasi comuni (nel segreto) di destra e sinistra? Gente che si professa lontano dai partiti, salvo aver sempre lavorato per questi e con questi, anti politici senza esserlo e in più con il pedigree che affascina sempre: la competenza, con le istituzioni paragonate ad aziende e condotte come tali e usate come tali. Alla faccia dei cittadini, dei loro diritti, del "pubblico" da ridimensionare a favore del "bravo privato", con Comuni via via svuotati di bene e servizi e trasferiti - con tanto di guadagno - alle imprese: si comincia con gli asili (tanto costosi ma nessuno va a vedere perché i privati riescono a risparmiare!), poi tutti gli altri servizi, acqua, trasporti compresi. E addio ai diritti di tutti.
Ps. 1. Un consiglio per non farsi intrappolare, nelle città grandi o piccole, dal "mito" dell'imprenditore o manager che sa guidare un Comune: leggete il libro di Paul Krugman "Un Paese non è un'azienda", Garzanti.
2. Perché l'Italia è uno dei pochi Paesi dove anche in grandi Comuni i partiti non hanno quasi più il coraggio di presentarsi con i propri colori (la Lega fa eccezione, se non si allea) e si preferiscono liste civiche e liste del sindaco annullando ogni differenza di candidati, programmi e soprattutto idee?
Finora il "pericolo" Grillo era che potesse condizionare il governo centrale, dallo scorso anno si vede che dopo l'exploit di Parma e alcuni altri centri sparsi per l'Italia, alle prossime amministrative il bottino di città piccole grandi potrebbe essere consistente.
Ma intanto, complice una politica che non è stata capace di riformarsi sul serio e tantomeno di innovarsi, cominciano la manovre per le amministrative prossime e future, a partire da quelle del 2016. E il pericolo che si para all'orizzonte non sono i candidati grillini, bensì gli "
"altri". Ma chi sono gli altri?
Ecco il nodo è proprio questo: i partiti non sanno più nemmeno loro chi sono, la loro classe dirigente non esiste più o non è mai esistita (almeno a destra nel ventennio berlusconiano), il centrosinistra sta cambiando tanto radicalmente pelle da spiazzare lo stesso Renzi nella scelta dei candidati locali (l'esempio delle Regionali, dalla Paita, alla Moretti allo stesso De Luca la dice lunga sul controllo e l'influenza che il ragazzotto toscano ha in periferia ).
Così la soluzione si trova subito e guarda al passato, almeno quello recente, post Mani Pulite: la mitica società civile. Ma se dopo il '92 la società poteva esprimere anche i resti di una classe uscita schifata dai partiti, oggi neppure quei residui di Dc, Pci e Psi non coinvolti negli scandali si possono rintracciare nel mare magnum dell'indifferenza e della crisi.
E chi si sta facendo largo: la società civile, ma quella dei poteri forti, consolidati, degli interessi stratificati, delle imprese comunque mai distanti dalla politica e sempre debitrici di prebende e aiuti, del potere finanziario. Uomini come Alfio Marchini a Roma (la sua famiglia è sempre stata legata agli interessi del Pci, lui finanzia D'Alema ma guarda caso è osannato e proposto da tutto il centrodestra), il commissario Expo Giuseppe Sala a Milano, uomini dai profili giusti per Matteo Renzi e la sua voglia di persone che non siano di destra o di sinistra o si professino tali. L'esperimento è già stato tentato e vinto: a Venezia con Luigi Brugnaro, industriale sostenuto dalla destra ma anche l'uomo più ammirato da Renzi.
Sarà questa la via delle prossime amministrative, addirittura con candidati quasi comuni (nel segreto) di destra e sinistra? Gente che si professa lontano dai partiti, salvo aver sempre lavorato per questi e con questi, anti politici senza esserlo e in più con il pedigree che affascina sempre: la competenza, con le istituzioni paragonate ad aziende e condotte come tali e usate come tali. Alla faccia dei cittadini, dei loro diritti, del "pubblico" da ridimensionare a favore del "bravo privato", con Comuni via via svuotati di bene e servizi e trasferiti - con tanto di guadagno - alle imprese: si comincia con gli asili (tanto costosi ma nessuno va a vedere perché i privati riescono a risparmiare!), poi tutti gli altri servizi, acqua, trasporti compresi. E addio ai diritti di tutti.
Ps. 1. Un consiglio per non farsi intrappolare, nelle città grandi o piccole, dal "mito" dell'imprenditore o manager che sa guidare un Comune: leggete il libro di Paul Krugman "Un Paese non è un'azienda", Garzanti.
2. Perché l'Italia è uno dei pochi Paesi dove anche in grandi Comuni i partiti non hanno quasi più il coraggio di presentarsi con i propri colori (la Lega fa eccezione, se non si allea) e si preferiscono liste civiche e liste del sindaco annullando ogni differenza di candidati, programmi e soprattutto idee?
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