Comunicare oggi non è solo importante. E' fondamentale. Per chiunque e in particolare ancora di più per chi fa politica. Comunicare è (dovrebbe essere) sinonimo di trasparenza per chi governa uno Stato. E pretendere una comunicazione corretta è in imperativo per qualsiasi opinione pubblica.
Purtroppo in Italia abbiamo scarsa dimestichezza con tutto questo, da tanti anni, forse da sempre, perlomeno in epoca contemporanea:
prima ci fu il fascismo e la trasparenza non era il suo forte; non lo fu nei decenni di governi Dc e Dc-Psi, troppi i segreti legati alla Guerra Fredda e la motivazione fu estesa a tutti i campi della politica e dell'economia; non lo fu negli anni 80 e 90, anche qui troppi i segreti delle trattative inconfessabili tra pezzi dello Stato, pezzi dell'economia e la criminalità; poi la parentesi di Mani Pulite chiusa dal ventennio berlusconiano. Oggi... bel oggi ci troviamo un ministero del Lavoro (e un ministro) che danno sempre dati diversi da quelli ufficiali dell'Istat. Guarda caso a proprio favore.
Un errore, è stata la spiegazione. Ma adesso il premier cita i dati e dimentica le cessazioni di lavoro, ma soprattutto moltiplica gli ingressi all'Expo. Leggete qui come. Da tenere presente che gli accessi non sono i biglietti venduti, ma comprendono anche gli ingressi gratuiti, chi lavora all'Expo e anche a chi entra, con 5 euro, dalle 18 di sera. Qualche settimana fa lo stesso Renzi ha sparato 100 mila cessi giornalieri. Fatti due conti sarebbero 18 milioni nei sei mesi, due milioni in meno della prima stima, sei addirittura di quella stabilita per far chiudere in pareggio l'esposizione. Secondo Federalberghi ci si fermerà a 20 milioni , ma i conti non tornavano già nei due mesi iniziali, almeno confrontando le cifre del commissario straordinario Sala e quelle reali (vedi qui e qui), anche se c'è chi che conclude con la certezza che i dati veri non si sapranno mai. La società di Expo invece solo da agosto decide di fornire i numeri in dettaglio e, per lei, i conti tornano. Più o meno.
Accessi a parte quel che appare quasi sicuro, ormai, sono che i conti faranno fatica a tornare, il pareggio appare distante, come peraltro gli ultimi Expo. Nessun gode di questo, sia chiaro, ma fondamentale resta la correttezza dell'informazione anche se questa dovesse essere negativa. Invece pare proprio che in Italia si preferisca la propaganda.
Purtroppo in Italia abbiamo scarsa dimestichezza con tutto questo, da tanti anni, forse da sempre, perlomeno in epoca contemporanea:
prima ci fu il fascismo e la trasparenza non era il suo forte; non lo fu nei decenni di governi Dc e Dc-Psi, troppi i segreti legati alla Guerra Fredda e la motivazione fu estesa a tutti i campi della politica e dell'economia; non lo fu negli anni 80 e 90, anche qui troppi i segreti delle trattative inconfessabili tra pezzi dello Stato, pezzi dell'economia e la criminalità; poi la parentesi di Mani Pulite chiusa dal ventennio berlusconiano. Oggi... bel oggi ci troviamo un ministero del Lavoro (e un ministro) che danno sempre dati diversi da quelli ufficiali dell'Istat. Guarda caso a proprio favore.
Un errore, è stata la spiegazione. Ma adesso il premier cita i dati e dimentica le cessazioni di lavoro, ma soprattutto moltiplica gli ingressi all'Expo. Leggete qui come. Da tenere presente che gli accessi non sono i biglietti venduti, ma comprendono anche gli ingressi gratuiti, chi lavora all'Expo e anche a chi entra, con 5 euro, dalle 18 di sera. Qualche settimana fa lo stesso Renzi ha sparato 100 mila cessi giornalieri. Fatti due conti sarebbero 18 milioni nei sei mesi, due milioni in meno della prima stima, sei addirittura di quella stabilita per far chiudere in pareggio l'esposizione. Secondo Federalberghi ci si fermerà a 20 milioni , ma i conti non tornavano già nei due mesi iniziali, almeno confrontando le cifre del commissario straordinario Sala e quelle reali (vedi qui e qui), anche se c'è chi che conclude con la certezza che i dati veri non si sapranno mai. La società di Expo invece solo da agosto decide di fornire i numeri in dettaglio e, per lei, i conti tornano. Più o meno.
Accessi a parte quel che appare quasi sicuro, ormai, sono che i conti faranno fatica a tornare, il pareggio appare distante, come peraltro gli ultimi Expo. Nessun gode di questo, sia chiaro, ma fondamentale resta la correttezza dell'informazione anche se questa dovesse essere negativa. Invece pare proprio che in Italia si preferisca la propaganda.
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