Perché la Merkel apre le porte della Germania ai migranti siriani? Alla confusa opinione pubblica europea in questi ultimi giorni si è parata davanti questa immagine: quella della Cancelliera dal cuore umano, la potente leader continentale che ammette come il suo Paese ricco sia chiamato a dare una mano a chi non ha nulla e scappa da guerre e stragi.
Così qualcuno ha cominciato ma chiedersi il perché di questo atteggiamento,
mutato non poco rispetto alla resistenze di qualche mese fa davanti alla tragedia che si compiva sulle coste siciliane.
Una risposta univoca non c'è a prescindere naturalmente dalla considerazione moralistica che l'anima religiosa della Cancelliera abbia cominciato far breccia nelle granitiche convinzioni politiche.
Dietro alla disponibilità attuale vi sarebbe però altro, molto altro, di ben più pragmatico.
Innanzitutto la possibilità che si apre per la Germania di rifarsi una immagine ampiamente compromessa dopo il caso Grecia e in generale apparsa "poco simpatica" e troppo arrogante in nome della sua potenza.
Poi c'è il fronte interno: la Merkel e i suoi alleati socialdemocratici sono preoccupati, estremamente preoccupati della possibilità che si allarghi il moto xenofobo per ora confinato nelle contestazioni neonaziste e in atti di violenza anti immigrati - ma sono stati 200 in un solo anno - , sempre messi in atto dai seguaci delle croce uncinata. Tendendo la mano da Paese ricco il governo ha fatto pesare il parere della Germania profonda (i sondaggi sono favorevoli alla scelta politica della Merkel e perfino le curve calcistiche danno il benvenuta ai rifugiati, da non credere visto dall'Italia!), abituata da anni a convivere con migrazioni massicce e in particolare dai Paesi del Medio Oriente (comunque più avanzati e scolarizzati rispetto alle masse ultra povere, disperate e affamate dell'Africa subsahariana) e quindi meno spaventata rispetto ad altri Paesi, nonostante l'avanzata dei timori per l'islamizzazione. In questo modo la Merkel rinsalda la sua leadership e il suo governo, spesso sotto tiro e un po' traballante sulle questioni economiche di pertinenza europea, e consolida proprio il ruolo dominante ma stavolta su un versante etico.
Accogliendo i siriani la Germania stabilisce un ponte con la Siria di domani, del dopo Assad e comunque fiera avversaria dei tagliagole dell'Isis, mantiene aperto il canale con la Turchia e di conseguenza pone le basi per stabilire la propria presenza - non quella europea, attenzione -in un'area storicamente divisa tra Usa e Russia.
Infine il dato economico che, parlando di Germania, non poteva mancare. Se da un lato una fetta della società tedesca brontola perché 800 mila accessi in un anno sono troppi (vedere qui i dati sui permessi ben più alti in Germania che non negli altri Paesi, compresa la piagnucolosa Italia), dall'altro fa anche due conti. A incaricarsene è stato Mark Schieritz esperto della Zeit secondo il quale, come riporta Il Foglio
Insomma se l'Italia fosse capace di fare i conti, alla fin fine potrebbe scoprire che accogliere i profughi in maniera degna e integrandoli, oltre a far bene alla coscienza aiuta anche un'economia claudicante. Con buona pace di Salvini & C.
Così qualcuno ha cominciato ma chiedersi il perché di questo atteggiamento,
mutato non poco rispetto alla resistenze di qualche mese fa davanti alla tragedia che si compiva sulle coste siciliane.
Una risposta univoca non c'è a prescindere naturalmente dalla considerazione moralistica che l'anima religiosa della Cancelliera abbia cominciato far breccia nelle granitiche convinzioni politiche.
Dietro alla disponibilità attuale vi sarebbe però altro, molto altro, di ben più pragmatico.
Innanzitutto la possibilità che si apre per la Germania di rifarsi una immagine ampiamente compromessa dopo il caso Grecia e in generale apparsa "poco simpatica" e troppo arrogante in nome della sua potenza.
Poi c'è il fronte interno: la Merkel e i suoi alleati socialdemocratici sono preoccupati, estremamente preoccupati della possibilità che si allarghi il moto xenofobo per ora confinato nelle contestazioni neonaziste e in atti di violenza anti immigrati - ma sono stati 200 in un solo anno - , sempre messi in atto dai seguaci delle croce uncinata. Tendendo la mano da Paese ricco il governo ha fatto pesare il parere della Germania profonda (i sondaggi sono favorevoli alla scelta politica della Merkel e perfino le curve calcistiche danno il benvenuta ai rifugiati, da non credere visto dall'Italia!), abituata da anni a convivere con migrazioni massicce e in particolare dai Paesi del Medio Oriente (comunque più avanzati e scolarizzati rispetto alle masse ultra povere, disperate e affamate dell'Africa subsahariana) e quindi meno spaventata rispetto ad altri Paesi, nonostante l'avanzata dei timori per l'islamizzazione. In questo modo la Merkel rinsalda la sua leadership e il suo governo, spesso sotto tiro e un po' traballante sulle questioni economiche di pertinenza europea, e consolida proprio il ruolo dominante ma stavolta su un versante etico.
Accogliendo i siriani la Germania stabilisce un ponte con la Siria di domani, del dopo Assad e comunque fiera avversaria dei tagliagole dell'Isis, mantiene aperto il canale con la Turchia e di conseguenza pone le basi per stabilire la propria presenza - non quella europea, attenzione -in un'area storicamente divisa tra Usa e Russia.
Infine il dato economico che, parlando di Germania, non poteva mancare. Se da un lato una fetta della società tedesca brontola perché 800 mila accessi in un anno sono troppi (vedere qui i dati sui permessi ben più alti in Germania che non negli altri Paesi, compresa la piagnucolosa Italia), dall'altro fa anche due conti. A incaricarsene è stato Mark Schieritz esperto della Zeit secondo il quale, come riporta Il Foglio
se il Land di Berlino calcola 12 mila euro per vitto e alloggio di ogni rifugiato, per gli 800.000 richiedenti per quest' anno il giornalista stima 4,9 miliardi di euro di spesa in più, lo 0,17 per cento del pil tedesco. Risorse che non dovrebbero venire da tagli ad altre voci di spesa, ma dal surplus di bilancio che la rigorosa Berlino sta già accumulando.Di fronte a ciò e con le spese per i minori e un minimo moltiplicatore fiscale, la ricaduta sul Pil sarebbe di un più 0,2% aggiuntivo, piccolo ma importante numero per il quale Renzi e Padoan sarebbero capaci anche di una piccola follia. Senza contare che, dopo aver abbassato positivamente un po' il surplus e calcolando che nel giro di un paio d'anni gli accolti potrebbero avere un lavoro, vi sarebbe maggior gettito in tasse e un effetto deflattivo sui salari. Senza contare che, magari, sulla spinta (a questo punto interessata) tedesca e italiana e anche per lenire i dolori dei Paesi dell'Est, l'Europa potrebbe decidere di incrementare gli aiuti in denaro ai Paesi più accoglienti.
Insomma se l'Italia fosse capace di fare i conti, alla fin fine potrebbe scoprire che accogliere i profughi in maniera degna e integrandoli, oltre a far bene alla coscienza aiuta anche un'economia claudicante. Con buona pace di Salvini & C.
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