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Usa 2016 - Philadelphia Party - "I can"

L'America è forte, ma non ha bisogno di un uomo forte. Semmai di una donne forte. E quella è già in pista, è Hillary Clinton che può continuare e finire il lavoro iniziato. "E' pronta per essere il prossimo
presidente, la più qualificata di tutti noi''. A pronunciare
queste parole, a passare il testimone, a investire con un endorsement che vale quanto una dichiarazione d'amore (politico) è Barack Obama dal podio della convention democratica di Philadelphia alla sua ex Segretaria di Stato ed ex avversaria nella passata corsa alla Casa Bianca.
Al di là dei pronunciamenti, delle alleanze, dei programmi se c'è un dato forte che emerge da questo appuntamento è che Hillary, pur da donna forte ed esperta oltre che estremamente preparata e intelligente, potrà contare su tre uomini, molto differenti, con ricette diverse - anche molto - ma pronti ad aiutarla ad arrivare al 1600 di Pennsylvania Avenue: sul fianco sinistro la coprirà Bernie Sanders e il suo popolo uscito dalla crisi del 2008 e da Occupy Wall Street, su quello destro il marito, anch'esso adorato dal popolo, Bill Clinton protagonista del neoliberismo laburista degli anni Novanta.
"E' pronta per essere il prossimo presidente, la più qualificata di tutti noi''
E soprattutto dall'uscente Barack Obama ancora detentore del suo potenziale politico di primo afro-americano a raggiungere il vertice, del suo tratto decisamente liberal benché tratteggiato dall'inevitabile pragmatismo che consegue alla conquista della Sala Ovale.
Ma quanto possa valere questo potenziale politico per frenare l'avanzata di Trump, Obama l'ha dimostrato a Philadelphia quando ha evocato le parole d'ordine che lo portarono a Washington: "change", "hope" e soprattutto  "I  can". Ha difeso quanto fatto dalla sua amministrazione in periodi difficili: ''Abbiamo superato la peggiore recessione degli ultimi 80 anni'', ''abbiamo fatto si' che la copertura sanitaria non sia un privilegio per pochi, ma un diritto di tutti'', ''abbiamo riportato le truppe a casa''.
Ma il vero assist Obama a Hillary l'ha fornito consegnandole le chiavi della strategia dialettica e non contro Trump, contro la sua versione muscolare, "nativa americana"del Paese e della società.
L'America e' "più forte  di quando abbiamo iniziato'' e ha rassicurato aggiungendo che "l'America è già grande. E' già forte. E vi assicuro che la nostra forza non dipende da Donald Trump'', un Trump che per il presidente "offre solo slogan, e offre solo paura'', ha detto.
Sostenendo che nel voto di novembre servono la forza e il coraggio di Hillary, Obama è sembrato rimarcare la famosa foto in cui, con la Clinton segretario di Stato accanto, avevano seguito la cattura di Bin Laden, lei, unica donna, pronta e promossa sul campo come "commander in chief".
Da quella foto di ieri, alla grinta della candidata che ha tenuto testa a Sanders e agli scandali che l'hanno sfiorata - l'indagine della Fbi sulle mail personali non consegnate, le sue responsabilità nell'assalto dell'11 settembre 2012 al consolato Usa di Bengasi con la morte dell'ambasciatore Christopher Stevens -  fino all'abbraccio proprio con il presidente, Hillary ha costruito la sua scalata alla Casa Bianca. Con la determinazione, l'intelligenza e soprattutto la preparazione che l'hanno sempre contraddistinta fin dai tempi dell'università. Tutte virtù che però, in questi anni complessi di mondo non ancora uscito dalla crisi e con la guerra dell'Isis che divampa, da sole forse non basteranno a guidare l'America incerta e arrabbiata di oggi, tentata dalle sirene populiste. Una partita esiziale, decisiva per l'ex first lady che pure non è al meglio come rileva anche il sito Politico
Per questo Hillary avrà bisogno dei "suoi" uomini, a cominciare proprio da Obama.

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