Passa ai contenuti principali

La banca vince, il banco perde

Ci siamo: al vertice europeo e all'Ecofin successivo la questione banche, anche se non ufficialmete sul tappeto, sarà la questione centrale nei colloqui di primi ministri
e dei ministri dell'economia dell'Europa azzoppata dalla Brexit. Brexit che avrebbe dovuto essere l'argomento principe, ma invece destinato a passare in secondo piano nonostante  il cambio della guardia, ormai annunciato per domani, fra Cameron (che quindi lascia in anticipo di un paio di mesi rispetto alle sue dichiarazioni iniziali) e Theresa May.
L'intesa è a portata di mano, ha annunciato come al solito con il tronfio ottimismo Matteo Renzi. La realtà è ben diversa, l'Europa è divisa anche se il premier italiano ha due possibilità che bussano alla sua porta: uno è quella di aiutare a rafforzare la sua leadership in un'Europa squassata dalla Brexit (e dai suo "fratelli", ovvero chi potrebbe tentare  d'imitare e quindi allontanarsi in vari modi da Bruxelles), l'altro è che la sua accentuazione del nodo derivati ha colto nel segno. La Deutsche Bank infatti ha lanciato l'idea di un fondo di garanzia europeo da 150 mld proprio per aiutare le banche in difficoltà, per i derivati o per i crediti deteriorati.
La realtà però è anche un'altra. Che il governo italiano è preoccupato sul serio: senza un aiuto Ue la questione banche italiane potrebbe deflagrare anche al di là della situazione reale e in tempi ravvicinati. Basterebbe un fallimento per dare il segnale alla speculazione che a quel punto si abbatterebbe su Mps spolpandolo letteralmente. Ma d'altra parte i "falchi" europei avrebbero una ragione non da poco dalla propria parte: l'accettazione dell'interpretazione italica di un'eccezione alle regole sugli aiuti di Stato segnerebbe per l'ennesima volta l'eccezione tricolore. Insomma quanto sta accadendo in questi giorni confermerebbe ancora una volta che l'Italia non è affidabile, che i suoi problemi non sono finiti, che rappresenta il ventre molle della Ue e in particolare che, Renzi o no, il Paese non riesce proprio a cambiare nel suo risanamento economico e finanziario.
Il problema è che Renzi è terrorizzato che con le nuove regole del bail-in alla fine qualcuno in Italia sia chiamato a pagare.
"...ed è uno dei fattori che complica la trattativa in cui l' Italia a Bruxelles chiede di evitare qualunque penalizzazione sui creditori di Mps"
scriveva ieri il Corriere. A questo punto però bisogna essere chiari: che si adotti un sistema tipo Tarp 1 o meglio il Tarp 2 americano post crisi 2007-2008 o si eserciti il bail in o altre proposte simili (ma non quelle italiane), qualcuno si troverà a pagare. Non i depositanti (vero incubo per il governo), ma azionisti, obbligazionisti e banchieri  un po' o tanto rischieranno, magari con titoli deprezzati e stock option quasi azzerate.E soprattutto le fondazioni che con la diluizione del capitale azionario potrebbero veder svanire gran parte del loro patrimonio. Il subentro di capitale pubblico (ricapitalizzazione) nelle banche da salvare, infatti, anche se attraverso il meccanismo della Cdp, quindi in apparenza privati (che però non si vedono molto e sono sempre meno intenzionati a incrementare il fondo Atlante) non potrà e non dovrà in ogni caso rivelarsi come un regalo ai banchieri (su questo punto io rischio politico per Renzi è altissimo) a spese dei contribuenti. Quindi qualcuno dovrà pagare. Chi?
L'Europa, da questo punto di vista, è difficile che arretri completamente, la Merkel rischia non poco su questo aspetto a un anno dalle elezioni. E i banchieri italiani è arduo pensare che possano arrendersi a un sistema di responsabilità e corretta gestione a loro estraneo in gran parte, almeno finora vista la situazione che si è creata. Tuttavia siamo a un passaggio non più eludibile, con buona pace di Renzi e Padoan che scambiano il salvataggio del sistema bancario con il salvataggio della banche e dei banchieri.
Quindi occorrerebbe procedere con una ricapitalizzazione che preveda la possibilità di intervenire, manu publica, sul management delle banche, sui profitti dei management stesso, e con rivendita di azioni ai privati appena superata la crisi. Ma anche togliendo di mezzo ogni legame politico-clientelare non solo colpendo le strutture dirigenziali, eliminando banchieri-politici e soprattutto le fondazioni. Fatti salvi i depositanti e gli obbligazionisti, una ricapitalizzazione potrebbe portare il valore delle azioni quasi a zero (vedere il caso delle banche venete con valori abbattuti del 90 per cento e oltre) e quindi colpire molti risparmiatori inconsapevoli "convinti" ad acquistare titoli con mezzi tutt'altro che trasparenti. A farne le spese però sarebbero anche quanti hanno creduto in un sistema di amici e prestiti a condizioni fuori mercato come metodo principe dell'azione di una banca. Ma l'istituto e il sistema si salverebbero nel loro insieme, pronti però ad avere una diversa ed efficiente governance e a procedere a inevitabili fusioni. L'alternativa (si fa per dire) è quella suggerita da Alberto Bisin che parla di ricapitalizzazione pubblica ma con il controllo dell'Esm aprendo quindi le porte alla Trojka o di ricapitalizzazione privata anche forzata con la riconversione di parte delle obbligazioni in azioni usando la direttiva Brrd .
Avrà la forza il governo di procedere su queste strade o la Ue di imporle a Renzi & C. ? Mah, anche se all'orizzonte vi sono gli stress test di fine mese che potrebbero mettere sulla graticola molti altri istituti gonfi di sofferenze e finora non troppo emersi nella loro condizione. Ecco quanto scriveva domenica 10 luglio La Stampa:

"La montagna di sofferenze che grava sui conti delle nostre banche riguarda innanzitutto i big del settore. Infatti sui 12 principali gruppi creditizi italiani pesa circa il 40% dei 360 miliardi di crediti deteriorati e ben il 75% delle sofferenze nette (65,9 miliardi su 87). Su un totale di 1305 miliardi di euro di crediti netti in essere al 31 marzo scorso, rivela uno studio della Uilca, la federazione dei lavoratori bancari della Uil, i crediti deteriorati delle prime 12 banche italiane, dalle sofferenze sino ai finanziamenti scaduti, ammontano 143,9 miliardi (11,03% del totale). La metà di questa cifra (72,7 miliardi) fa capo ai due gruppi maggiori, Intesa e Unicredit. Ma mentre queste due banche, grazie ad un maggior equilibrio del rischio sia a livello di settori che di Paesi, dovuto alle loro maggiori dimensioni, presentano una esposizione sotto la media (rispettivamente 9,2 e 7,9%), tutte le altre 10 insieme generano l' altra metà delle crediti deteriorati (che incidono per il 15,8%) pur erogando la metà del credito delle prime due (461,2 miliardi).  A far sballare questa media sono soprattutto 5 banche: ovviamente il Montepaschi, che presenta una quota di crediti deteriorati del 21,2% (24,06 miliardi su un totale di 113,5), quindi Veneto banca (4,9 miliardi pari al 22,5%), Banca Carige (18,9%), Credito Valtellinese (17,9) e Banco Popolare (17,4). Quest' ultima, però, con la recente fusione con Bpm e l' aumento di capitale da un miliardo, ha messo in sicurezza i suoi conti. La media dell' intero sistema bancario è pari al 16,8% contro il 5,8% di media europea, segno che all' estero le banche sono riuscite a far pulizia nei loro bilanci meglio e prima di noi"
L'uscita dal tunnel è ancora lontana. Troppo. Forse nel tunnel ci siamo appena entrati.

Vedere anche qui



Commenti

Post popolari in questo blog

Il Sabato Del Villaggio Globale - 3 giugno 2023

  🌍Clima & Ambiente🌴 👉  INC2 Parigi. La guerra della plastica.  UN lays out blueprint to reduce plastic waste 80% by 2040 | Reuters Plastic recycling in focus as treaty talks get underway in Paris | Reuters Paris to ban single-use plastic at 2024 Games | Reuters 👉 Energie rinnovabili .  The world is finally spending more on solar than oil production | MIT Technology Review 👉 Acciaio verde.   How green steel made with electricity could clean up a dirty industry | MIT Technology Review

Il Sabato Del Villaggio Globale - 5 giugno 2021

  In Bielorussia la democrazia ha il volto di donna - VoxEurop Front Page Il mondo ha finito le scorte  Global Shortages During Coronavirus Reveal Failings of Just in Time Manufacturing - The New York Times Economy & Pandemic  Cosa manca al super budget di Biden: la forte espansione della crescita  Here's One Thing Missing from President Biden's Budget: Booming Growth - The New York Times Il futuro dell'ufficio? Ibrido. Forse  How Employers Can Build a Successful Hybrid Workplace Il lavoro da casa resterà  Working from home is here to stay, reports NBER | World Economic Forum Come risolvere il paradosso disoccupati e posti di lavoro scoperti  7 chief economists: how to solve the labour market paradox | World Economic Forum Pandemic & Pandemic I primi giorni della pandemia nelle mail di Fauci  Tony Fauci’s emails from April 2020 released under FOIA - Washington Post Se la fuga del virus dal laboratorio cinese fosse vera, si prepara un terremoto politico If the Wuhan

Il Sabato Del Villaggio Globale - 10 giugno 2023

  💣Guerra & dintorni 👉   Senza limiti. La distruzione parziale o meno, della diga di Kakhovka con il suo strascico di morti, devastazione e crimine anche ambientale, segna l'ennesimo salto di qualità, in negativo, nella disgraziata guerra d'invasione scatenata dalla Russia contro l'Ucraina. Una riprova, seppure ve ne fosse bisogno, che Putin pare intenzionato a non fermarsi davanti a nulla soprattutto ora che, lo si avverte anche da quest'ultimo evento, è messo all'angolo dalle sconfitte, dall'isolamento internazionale - dal mondo che conta comunque, perché sul piano numerico fra Cina, India, in parte Brasile che fanno la parte del leone, metà della popolazione terrestre è arruolata dai governi al suo fianco - e dalle montanti critiche nonché attacchi partigiani al proprio interno.