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Il banco vince, la banca perde

Profondo rosso, Non è un film dell'orrore, ma ci assomiglia molto. E' la pellicola che si dipina ormai da settimane sullo stato di salute delle banche italiane. E della Borsa in generale.

Dal solo Brexit ll'indice italiano Ftse Mib ha perso il 51%, un'analisi del Agenpress sull'andamento del settore dice che

"1) Da Novembre 2009 a Luglio 2012 il settore ha perso il 76%. 2) Da Luglio 2012 a Luglio 2015 il settore bancario ha messo in atto un recupero del 182%! Sembra un recupero strabiliante, ma dopo aver perso il 76% del valore significa essere sempre a quotazioni ben lontane dai quelle di Novembre 2009. 3) Da Luglio 2015 ad oggi c’è stato un ulteriore crollo del 63% che al momento non mostra segnali di arresto"

Mps negli ultimi due giorni ha bruciato il 30% di capitalizzazione ed è corsa contro il tempo del governo con Bruxelles per riuscire a invocare le condizioni straordinarie (l’articolo 32 della direttiva Brrd) che consentano un intervento pubblico per salvare la banca senese. In pratica, con la cessione chiesta dalla Bce di 9,6 miliardi di Npl (da 24,2 a 14,6 miliardi di euro in tre anni) , l'Msp avrebbe bisogno di una ricapitalizzazione attorno ai 4 miliardi (oggi vale circa 800 milioni e non molto di più) anche per far fronte alla richieste che arriveranno dopo gli stress test di fine luglio.

Ma il problema è più generale. La speculazione ha preso di mira gli istituti italiani perché sa che il toro è ferito e sente l'odore della carne mescolati a quello del sangue. Il sistema creditizio italiano ha in pancia circa 360 miliardi di crediti deteriorati lordi su 1.990 miliardi di crediti complessivi nell’intero sistema bancario. Dei 360, 220 miliardi sono crediti in sofferenza (insolvenza quindi) ma ci sono gli incagli,  inadempienze probabili, esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorate.
Nei bilanci sono iscritti con una  svalutazione media del 45%, ma il recupero (quando avviene) si ferma a quote inferiori, 40% quando va bene, ma spesso si va sulla metà, quindi 20-25% il che tradotto in soldoni significa  che i buchi nei bilanci della banche italiane superano abbondantemente i 60 mld. Una massa capace di schiacciare anche l'istituto più solido.

In questa fase non c' alcuna  banca "troppo grossa per fallire" (too big to fail) in contraddizione con le credenze post Lehman Brother e per questo l'esecutivo tratta con Bruxelles per dare un aiuto concreto che però non finisca sotto la lente dell'aiuto di Stato. Il governo vorrebbe un Atlante 2 con maggiore dotazione, ma non sarà semplice a meno che non vi sia l'ombrello della garanzia statale. Altrimenti la prospettiva sarebbe il bail in con azionisti e obbligazionisti in prima fila nel sostenere il il prezzo da pagare. Un prezzo che, tuttavia va ricordato, non dovrebbe essere il contribuente  a pagare ma chi la banca l'ha finanziata e sostenuta. L'aiuto pubblico , è bene ricordarlo, è stato rifiutato nei primi anni post 2008, per non finire sotto tutela: lo Stato che non voleva fare la fine della Spagna , ma soprattutto della Grecia con la trojka in casa a dettare legge, ma anche i banchieri che avrebbero visto le stock option volare via e le Fondazioni (che controllano le banche, punto di riunione per i politici in modo da mettere il naso negli istituti senza che questi formalmente siano più influenzati dalla politica) che vedrebbero sciogliersi al sole i loro capitali.

Il premier sostiene che i risparmiatori saranno salvati, la scottatura delle quattro banche fallite e delleVenete salvate da Atlante (ma con perdite incredibili dei piccoli risparmiatori) è troppo ravvicinata per parlare diversamente. Anche se Renzi non l'avrebbe mai fatto. 
La verità è che lo Stato dovrebbe - e come dovrebbe! - mettere il naso dentro gli affari bancari con una riforma profonda (ad esempio separando le banche  commerciali da quelle che raccolgono risparmio), intervenendo per sbloccare il credito (basti pensare a come le banche speculano per ripianare le loro perdite,sui prestiti e relativi tassi mentre prendono il denaro dalla Bce addirittura a tassi negativi e quindi ricevendo incentivi ad avere denaro) tassando in maniera adeguata i profitti e trasferendo i proventi sul taglio delle tasse e sull'istituzione di un reddito di cittadinanza. 

E il naso dovrebbe mettercelo per scoprire fino in fondo la situazione, molto più grave di ciò che sembra (sempre a causa dei Npl  e dei derivati, sebbene questi ultimi pesino relativamente almeno rispetto al resto del sistema bancario europeo ben più compromesso, basti il il caso di Deutsche Bank che se esplodesse trascinerebbe nel baratro l'intera Europa, e non solo le banche) magari interrogandosi sul fatto che in Italia il rapporto tra sofferenze lorde e impieghi è oltre il 17% contro il 7% spagnolo, il 4,2 francese, il 2 tedesco, l'1,15% americano (qui è facile avere chi scommette su di te, il credito è più facile, i fallimenti pure eppure le sofferenze sono così contenute, non è per caso che qualcosa non va qui da noi?) proprio mentre la Cina avverte che la situazione è pericolosa quando si supera il 5,5%. E lo dice un sistema fortemente centralizzato e controllato dallo Stato come quello cinese! Non è che qui la vigilanza di Bankitalia è stata quanto meno "distratta" o troppo "politica"?
Guarda caso il nodo dei Npl è venuto alla luce, dopo anni di dichiarazioni tranquillizzanti sulla solidità del sistema bancario italiano (imbarazzante cercare su Google quanti e come sono intervenuti all'unisono sul tema anche dopo il 2013 quando le sofferenze hanno preso decisamente il volo, ma anche anche prima non erano trascurabili grazie agli effetti della crisi del 2007-2008), quando la vigilanza è passata alla Bce e si sono attivati gli stress test. 

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