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Nice nuit



Altri aggiornamenti Ansa del 18 luglio
Gli aggiornamenti Ansa del 18 luglio

Un paio di aggiornamenti ragionati: nelle prime ore sembrava che Mohamed Lahouaiej Bouhlel fosse un pazzo, un esaurito, un violento con la moglie e non solo, anche un depresso dopo il divorzio. Ora cominciano
ad emergere particolari su una possibile rete che lo avrebbe aiutato nelle armi, nel sopralluogo, nella scelta del mezzo per compiere la strage. E, allora, si forma il dubbio che la prima "fotografia" del killer fosse un modo come un altro per distrarre l'attenzione della clamorosa, ennesima, falla nella sicurezza. C'è poco da cercare lontano: durante la festa nazionale, non in un villaggio isolato, bensì in uno dei centri turistici del Sudl una persona riesce a entrare tranquillamente nella zon a transennata per lo spettacolo dei fuochi d'artificio con un camion di molte tonnellate e lo fa senza che nessuno verifichi alcunché e con la banale scusa di portare gelati. Un tir per i gelati di qualche bar? C'è da sospettare che l'inefficienza si accompagni alla rilassatezza post Europei e all'illusione che, grazie ai successi militari in Medio Oriente, la piena del terrorismo sia già passata. Errore clamoroso e ora le intelligence  mettono in guardia da possibili furgoni imbottiti di esplosivo in giro per l'Europs. Sarebbe un'escalation senza speranza, un incubo da scacciare.


Gli aggiornamenti Ansa del 16 luglio su vittime e feriti


Gli aggiornamenti Ansa del 15 luglio sulle indagini e la ricostruzione

La Nizza islamica (Ansa)





La notte di Nizza, il buio della Francia e di tutti noi europei. La Francia, al di là dei vacui tweet e delle dichiarazioni di maniera e altisonanti, oggi rischia di essere veramente in ginocchio, prostrata. Neppure essa sa se saprà riprendersi,
riprendere in mano il filo dell'animo della nazione, i cuori della sua gente per rialzarsi senza cedere all'isteria, al terrore cieco, alla disperazione. E senza abbandonarsi alla reazione inconsulta, cattiva, cieca anch'essa, brutale. Alla Le Pen, insomma.
Ma dopo Charlie Hebdo, Bataclan, Bruxelles, Orlando, Dacca e Nizza è difficile consolarsi con "l'Isis sta perdendo terreno, è la sua reazione al tramonto del califfato". Non è vero e a saperlo sono per primi quanti lo affermano. Il califfato non è in Siria o in Iraq anche se è lì che si voleva dare l'immagine del nascente stato islamico ultraradicale, fascista e fondamentalista. Era solo una rappresentazione come lo è stato l'Afghanistan dei talebani e roccaforte di Al Qaeda.
Gli 11 settembre sono finiti? No, tutt'altro. L'Afghanistan è pacificato e libero? No. Le truppe straniere se ne sono andate? No sono infognate ancora lì e ci saranno ancora.

Lo capisce facilmente chi studia e conosce la storia, anche quella recente, lo possono comprendere i tanti che fanno due calcoli vedendo cosa è accaduto dopo il folle attacco ritorsivo dell'America di Bush contro gli studenti coranici di Kabul e il loro regime medievale. Gli 11 settembre sono finiti? No, tutt'altro. L'Afghanistan è pacificato e libero? No. Le truppe straniere se ne sono andate? No sono infognate ancora lì e ci saranno ancora, italiani compresi che pur di compiacere la solita America, sono rimasti lì ingolositi da una finta responsabilità delle missione attribuita forse sulla spinta di una vocazione alla grandeur del premier Renzi.
Ma torniamo a Nizza, come torniamo a Charlie Hebdo, a Bataclan, a Bruxelles, a Nizza. Hollande nella sua suprema incapacità e irrilevanza storica, ha reagito promettendo più attacchi all'Isis in Siria e Iraq. Bravo! Vorrà dire che per qualche giorni i jet tricolori butteranno qualche bomba in più su città e villaggi delle aree controllate da Daesh con il risultato di fare, a loro volta, strage di civili e bambini più che di guerriglieri ben nascosti e addestrati a sfuggire ai raid. Solo che di questi civili e bimbi non vedremo immagini nei tg, su facebook o twitter come è successo dall'Afghanistan in avanti, eppure sono uguali in tutto e per tutto ai nostri. Così la propaganda fondamentalista avrà un argomento in più per indottrinare i suoi.
Come ogni volta, dunque, resta l'interrogativo, il solito e banale: che fare, cosa può fare la Francia, cosa farà l'Europa? E chi sarà il prossimo obiettivo?
Lo sanno tutti, anche i non esperti, che di fronte all'escalation terroristica la prevenzione serve ma fino a un certo punto
Lasciamo da parte l'insipienza e la propaganda di chi afferma che "noi corriamo meno rischi perché le nostre intelligence operano insieme e sono meglio raccordate". Lo sanno tutti, anche i non esperti, che di fronte all'escalation terroristica la prevenzione serve ma fino a un certo punto. Per pianificare attacchi come il Bataclan, Bruxelles, Charlie serve un'organizzazione, una rete di protezione, esperti di armi ed esplosivi, complicità, addestramento. Su questo la prevenzione ha un suo effetto e un suo valore. Ma contro la "strategia dei coltelli" - quella degli accoltellamenti di passanti in Israele - o la "strategia del Tir " - quella di Nizza - c'è ben poca prevenzione che serva, se non una sorveglianza stretta e continua dei presunti estremisti. Ma quanti uomini servirebbero e chi può dire chi sono gli estremisti musulmani pronti a passare in azione?
In questo momento, c'è da giurarlo, da qualche parte di Francia o d'Europa, o d'America c'è qualche fondamentalista che sta preparando il suo tir, furgone, auto per attaccare singoli cittadini indifesi. Oppure affila il suo coltello o, i più preparati, stanno imbottendo qualche auto di tritolo o preparando il giubbetto esplosivo. Lo faranno oggi, lo faranno domani con Daesh in rotta (e saranno ancora più motivati) o anche dissolto. Basta un'idea per passare all'azione. La storia del terrorismo mondiale o delle varie lotte d'indipendenza mediorientali (quelle palestinesi ma senza scordare il terrorismo ebraico degli anni post guerra quando il futuro stato d'Israele era ancora sottoposto al pretettorsto inglese e francese) è lì a dimostrarlo.
Allora la Francia in primo luogo, ma non solo, l'Europa, anche l'Italia devono prendere in anno la questione sul versante giusto: se in Francia l'8% della popolazione non si sente francese, c'è u problema. D'identità e non solo. Di condizione quotidiana. Nelle banlieue sono decine di anni che esiste uno "Stato" parallelo: si ha il passaporto francese, si lavora con i francesi, ma in casa, al bar, nelle moschee di ridiventa musulmani, con le proprie tradizioni e le proprie convinzioni.

Oggi a queste masse comunque ribelli Daesh ha dato un'idea, anche di Stato, una speranza e una motivazione per combattere. 
Il che non significa che tutti costoro siano terroristi veri o potenziali, ma che la loro "francesosità" deriva ,- soprattutto per i padri e i nonni ormai - dall'essere stati "importati" da ex stati coloniali cheParigi riteneva terreno metropolitano, ma che invece si chiamavano Algeria, Marocco, Tunisia, Burkina Faso, Sudan, Senegal, Camerun, Mali, Congo, Benin, Mauritania, Guinea, Niger, Costa d'Avorio, Ciad. Solo in base a questa visione sono diventati francesi e ciò è bastato per decenni a ritenerli integrati. la maggior parte lo sono, anche se religione e cultura comuni sono un'altra cosa. Per questo oggi - in particolare nelle generazioni successive - riemerge il passato, il loro essere "altro" rispetto alla cittadinanza francese, il loro ritrovarsi uniti piuttosto dalla stessa religione. E dalla rabbia. Rabbia che però, in tempi più recenti si è alimentata dalla progressiva espulsione dei soggetti più deboli, degli "stranieri" dal consesso sociale ed economico in marcia ineluttabile verso la più grande crisi mondiale. Ad essere sinceri fino in fondo, anche 20 anni fa e più le banlieue erano luoghi lontani, "out", con disoccupazione e livelli stellari, terreno di scontro e controllo di bande, di traffici occulti e trame segrete contro i quali anche la polizia aveva un potere d'interdizione limitato. Ma oggi a queste masse comunque ribelli Daesh ha dato un'idea, anche di Stato fascio-islamico, una speranza e una motivazione per combattere.
Un'illusione, non è difficile capirlo: il cosiddetto califfato non potrà mai arrivare a Parigi, ma nell'attesa i giovani franco-musulmani si possono coltivare nel protagonismo, nel ribellismo cieco, nichilista che vuol vendicare i padri come i caduti in Siria facendo soffrire i vicini di casa rei di essere veri francesi, occidentali tout court.
E allora? Le vie possono essere due, le ha riassunte qui il politologo americano Ian Bremmer che parla di un massiccio, incredibile sforzo d'integrazione, di educazione, di deradicalizzazione e naturalmente lavoro. Oppure resta l'ipotesi, dice Bremmer, Israele: chiudersi, blindarsi, costituire quasi due Stati all'interno dello stesso, militarizzando addirittura i cittadini si potrebbe aggiungere, con costi, non solo economici ma umani, sociali e sul piano dei diritti, enormemente superiori a quelli della prima opzione.
Quale vale la pensa di scegliere? Quale può funzionare meglio?

Cosa è accaduto a Nizza

Il racconto di cosa è l'Isis

I precedenti in Francia

Gli aggiornamenti di venerdì 15:

Un italiano fra le vittime accertate, tre i feriti di cui 2 gravi. Ma gli irreperibili sono ben 31.  Il killer non era segnalato come fondamentalista, forse il padre vicino agli estremisti in Tunisia. Era depresso per il recente divorzio. Feriti, oltre 50 in pericolo di vita, molti bambini. Dieci i bimbi e adolescenti fra le vittime.

Gli aggiornamenti di giovedì 14-venerdì 15: 

Paura per gli italiani: non si sa niente di cinque connazionali, altri due sono stati rintracciati a Avignone. Ma si ignora quanti sono e come stanno quelli feriti. Anche il consolato ha estreme difficoltà: la polizia blocca qualsiasi notizia, per ora. L'attentatore avrebbe agito da solo, si stava separando dalla moglie. Polemiche sulla polizia, i controlli blandi e l'incapacità di comprendere subito cosa stava accadendo senza riuscire quindi a mettere un blocco sulla sua marcia, anche solo con un'auto di traverso. Un motociclista avrebbe inseguito il tir, il conducente sarebbe balzato sullo sportello ma è caduto e sarebbe stato travolto. E' andata meglio a una poliziotta che ha fatto lo stesso e ha ucciso l'attentatore.

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