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In Afghanistan sconfitto anche il pacifismo?


Dopo la fuga e la debacle in Afghanistan si può arrivare alla conclusione che democrazia e diritti possono essere difesi e affermati non solo con conferenze, missioni di pace (finte) o dibattiti? Che talvolta💣 serve anche la forza bruta delle armi.

Il dibattito, che è deflagrante in particolare nella sinistra e nella sua vocazione pacifista, ma non lo sarà da meno nelle nuove case populiste dell'ultradestra che si chiude fra i propri confini come il resto del mondo non esistesse e racconta ai suoi cittadini la fiaba che si può stare bene con poche regole, poche tasse, giustizia accondiscendente (con chi ha soldi e potere) e senza soffrire, tantomeno per una guerra.💥

Interessante, nel confronto aperto, è l'interrogativo e la risposta che si dà Anne Applebaum sulla rivista (liberal) The Atlantic e il richiamo che, sullo stesso tenore, avanza Lorenzo Cremonesi sul Corriere.

Liberal Democracy Is Worth a Fight - The Atlantic


...Trent’anni dopo la fine della Guerra Fredda, e dopo la breve illusione di una sorta di nuova pace mondiale garantita dalla superpotenza americana, la vicenda afghana ci ricorda che tornano ad imporsi le regole brutali che hanno dominato sulle relazioni tra comunità umane. In Afghanistan c’era una soluzione militare, ma non è stata perseguita. Certo non dai contingenti europei che si nascondevano dietro le foglie di fico delle «missioni di pace». Non siamo più pronti a vedere le bare dei nostri soldati, non abbiamo la cultura della guerra. Siamo fortunati. Ma adesso proprio il dramma della società civile afghana tornerà a ricordarci che a volte non combattere comporta perdere i propri privilegi, le libertà civili, i valori. Non si è combattuto e le donne torneranno schiave, le bambine non andranno a scuola, i programmi di studio saranno improntati dall’interpretazione talebana della legge islamica, la vita di ogni afgano non sarà più quella di prima. E forse questo ci aiuterà a ricordare i vecchi esempi che ci insegnavano a scuola, dai Fratelli Bandiera ai Fratelli Cervi. Ovvero: a volte ci sono valori e cause per cui vale la pena di combattere, mettere a rischio tutto, persino perdere la vita. Non è vero che non c’è soluzione militare. (Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera)

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