Il Fatto Quotidiano ha mandato un inviato nella agenzia rampante russa Sputnik di fatto controllata dal governo di Putin e, secondo la ricostruzione e soprattutto da un esame internazionale, strumento di punta nella costruzione di un'attività di propaganda diretta a favorire gli interessi di Mosca e quelli del nuovo zar in particolare.
Ora The Guardian rivela un episodio che dà la misura di come America e Russia neppure troppo sottotraccia, si stiano sfidando con tutte le armi non letali per aumentare l'influenza in Medio Oriente e, in primo luogo, sul delicato scacchiere siriano.
Cosa è accaduto? Che il Ministro della Difesa russo ha diffuso alcune foto aeree che, a detta di Mosca, sarebbero una prova dell'aiuto, anzi della copertura aerea in chiave antirussa, che un aereo C130 Gunship avrebbe dato a un convoglio dell'Isis. Accusa pesantissima, se ne rendono conto i russi stessi, che però la spiegano come un tentativo di doppio gioco all'interno della coalizione internazionale informale che combatte contro i militanti del Califfato. Doppio gioco che avrebbe come fine di limitare il ruolo e l'influenza russa in Siria.
“The US are actually covering the ISIS combat units to recover their combat capabilities, redeploy, and use them to promote the American interests in the Middle East,” (Ministero della difesa russo -The Guardian)
Le foto e la copertura del C130 - le cannoniere volanti - avrebbero consentito ai militanti dell'Isis in fuga dall'ultima roccaforte Abu Kamal di sfuggire alla presa delle forze armate siriane e dei loro alleati, finendo così per ricongiungersi con altri jihadisti - scappati dalle città riconquistate - in zone ancora controllate dalle bandiere nere di Daesh.
Ma ad un esame più attento è emersa la straordinaria somiglianza di una delle foto con il promo di un famoso videogame, Special Ops Squadron, mentre le altre quattro sarebbero state prelevate da un vecchio filmato di bombardamenti iracheni nei pressi di Falluja.
Dal canto suo, dopo aver diffuso immagini e versione sui social, Mosca ha fatto marcia indietro: via le foto e diniego delle ricostruzioni, attribuite a un fantomatico errore di un altrettanto fantomatico impiegato che avrebbe donato il materiale a un ministro, a sua volta inconsapevole. Resta il fatto delle accuse, rilevanti e infamanti, volte a compromettere il ruolo americano accusandolo di voler ostacolare la campagna anti Isis del Cremlino che però dal 2015 punta a sostenere il regime di Bashaar el Assad anche a costo di devastanti bombardamenti aerei perfino sui civili.
Il tema però aggiunge benzina ai sospetti e all'indagine sull'uso delle fake news da parte russa e in particolare in occasione delle elezioni presidenziali dello scorso anno. Leggi qui Amber Phillips.
E la stessa Amber Phillips, del Washington Post, nella sua newsletter Tre 5 Minutes Fix spiega come si muovono i gruppi di hacker russi, di come in particolare utilizzino i social per sfruttare le divisioni americane, ad esempio, sul tema dei rapporti con gli islamici. Al proposito porta l'esempio di due gruppi di Facebook sul pericolo e sulla difesa su una una presunta islamizzazione del Texas, gruppi dietro i quali si sarebbe poi accertato non vi erano americani reali. Ma solo russi.
“We need to recognize that the person on the other end of that Facebook or Twitter argument may not be a real person at all” ha detto il senatore Mark Warner (D-Va.)Ecco come Amber Phillips ha ricostruito il lavoro dei russi
"Russians did buy ads on Facebook. But perhaps their most effective outreach was setting up free pages and accounts. Russians reached 126 million Americans on Facebook alone this way. But as anyone who's tried to get something to go viral knows, just setting up a page isn't enough to influence the conversation. You have to get eyeballs. |
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