Il principe ereditario Mohammed bin Salman |
La notizia è che gli 11 arresti siano avvenuti in Arabia saudita, tutt'altro un modello di democrazia. E a finire in cella ( o confinati in qualche stanza di superlusso in hotel a x stelle) sono stati 11 principi legati alla casa reale. Insieme a loro anche quattro ministri e decine ex ministri finiti nei guai, secondo l'emittente Al Arabiya nell'ambito di due inchieste , la prima sull'alluvione del 2009 a Gedda (oltre cento morti) , l'altra su un'emergenza sanitaria del 2012 riguardante la diffusione del coronavirus nella Mers. In dettaglio non si conoscono le accuse, anche se visto l'intervento della commissione anticorruzione - da poco costituita - non è difficile capire cosa potrebbe essere successo.
Tuttavia non sfugge la portata politico-economica di una tale "retata" che ha coinvolto perfino il potentissimo e molto conosciuto nel mondo principe Al Waleed Bin Talal Bin Abdul-Aziz Alsaud, miliardario e proprietario della Kingdom Holding e partecipazioni azionarie in mezzo mondo occidentale, anche in società rilevanti come Citigroup, Apple, Twitter, la News Corporation di Murdoch, l, gli hotel Four Seasons e molte altre aziende, soprattutto statunitensi.
Tuttavia la portata degli arresti è tale da sollevare l'interrogativo o piuttosto io dubbio che sia un altro dei tasselli che il principe designato Mohammed bin Salman, figlio del re, sta posando uno accanto all'altro per costruire il quadro di consolidamento del suo potere assoluto. Non sarebbe un caso che fra gli arrestati vi siano uomini non vicini a lui o altri che, in passato erano stati in predicato per la successione. O comunque uomini che per la loro potenza economica nei gangli del regno potrebbero in futuro essere d'ostacolo all'ascesa di bin Salman. I nomi che sono trapelati sono quelli del ministro dell’economia Adel Fakieh, dell’ex ministro delle Finanze Ibrahim al Assaf, (è nel Cda della compagnia petrolifera Aramco), dell’ex governatore di Riyad, del principe Turki bin Abdullah, di Bakr bin Laden, uno dei fratelli di Osama bin Laden e membro della potentissima famiglia da sempre vicina agli interessi della casa reale. A questi si aggiungono anche il capo della guardia nazionale Miteb bin Abdullah (figlio dell'ex re Abdullah) e l’ammiraglio Abdullah bin Sultan bin Mohammed Al-Sultan, guida della marina. I compiti di entrambi, anche per evitare ogni tipo di problema, sarebbero stati assunti ovviamente dal principe Mohammed bin Salman attuale ministro della Difesa.
La clamorosa inchiesta e gli arresti seguono una serie di misure messe in atto o ispirate da Mohammed bin Salman (MbS come viene individuato) per cercare di spostare l'Arabia Saudita dal campo dell'Islam ultraconservatore e wahabita a quello di un Islam più moderato, ben accetto anche all'Occidente che pure per decenni - in nome dei petrodollari e dell'oro nero - ha chiuso gli occhi su violazioni dei diritti umani prima e connessioni con il terrorismo qaedista poi.
Dove voglia arrivare e quali saranno le prossime mosse del principe designato non si sa. Di certo il processo di redistribuzione pesante del potere dentro e attorno alla casa reale è entrato nel vivo e, volente o nolente, re Salman deve prenderne atto.
Interessante al riguardo questa opinione espressa alla Cnn:
(...) "birth of a new order in Saudi Arabia. The Crown Prince Mohammed bin Salman is not only consolidating his power but also laying out his vision for the kingdom and putting his vision into practice. Many people in the past two or three years have underestimated the ability of the Crown Prince Mohammed bin Salman, not only to consolidate his power but to structure state and the economy. Everything which has been happening in the past year or so in Saudi Arabia tells me that Mohammed bin Salman is putting his ideas into practice and cracking down not only on opposition figures, but trying to prevent, as he said a few days ago, the bleeding of the economy and the migration of resources from Saudi Arabia into other countries. Saudi Arabia is going under a major, major transition. It's going to take a while for this new order to become established and clear." (Fawaz Gerges, professore di relazioni internazionali alla London School of Economics)
Saranno poi, soprattutto, gli equilibri nella regione a dover fare i conti con questa ascesa del principe 32enne che, con le sue timidissime e per lo più annunciate riforme interne, vuole mostrare il volto di una Arabia Saudita ben diversa: apertamente sfidante, financo sul piano militare oltre che su quello ideologico, dell'Iran sciita con il contorno del peso della guerra nello Yemen e con l'assedio al Qatar e aperto a una visione meno statale e più privatistica, a livello mondiale, dei giacimenti petroliferi. Una strategia che, guarda caso, si sposa con la voglia dell'America trumpiana di agire da protagonista nello scacchiere.
Ma ecco la ricostruzione della Reuters su cosa sta cambiando in Arabia Saudita
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