Passa ai contenuti principali

Usa 2016 - L'America (è) profonda

Sette a quattro per Hillary su Sanders. All'ex segretario di Stato  sono andati la Virginia ( 95 delegati), la Georgia (102 delegati), l'Alabama (53 delegati), l'Arkansas (32 delegati), il pesantissimo Texas (con ben 222 delegati), il considerevole Massachusetts (91 delegati) e il Tennessee (67 delegati). In tutti la candidata democratica ha staccato 
di molti punti il suo avversario che però si è rifatto nel suo Vermont (che però assegna solo16 delegati), l'Oklahoma (38 delegati), il Colorado (66 delegati) e il Minnesota (77 delegati). Anche se le percentuali della Clinton sono state considerevoli, il fatto che Sanders abbia prevalso in quattro stati non segna affatto la sua disfatta. Anche se i numeri però sembrano condannarlo: Hillary Clinton infatti finora ha raccolto 527 delegati contro i 333 del socialista Sanders. Tutti o quasi i commentatori ormai danno per scontato che l'ex first lady otterrà la nomination, ma resta - pesante come un macigno - la performance dell'anziano senatore del Vermont che ha saputo catalizzare il voto giovane e di chi ha una, inedita per gli States, visione socialdemocratica europea di quello che dovrebbe essere il governo democratico. Sanders paga la sua scarsa penetrazione nel voto afro-americano e nero e anche in quello ispanico che si fida di più dell'establishment democratico che da sempre ha protetto e aiutato queste minoranze facendole destinatarie di provvedimenti e leggi che ora consentono il voto di ringraziamento. Sanders non ha una struttura e un consolidato potere di lobbing che possa portarlo verso questi gruppi, in particolare verso gli strati medi e alti. La sua opportunità sarebbe quella di poter mobilitare le fasce meno abbienti di queste minoranze, ma proprio per la loro condizioni queste schiere, ampiamente rappresentate nei ghetti e nelle periferie delle città più grandi, non vanno a votare alle primarie o ai caucus, non si registrano, vanno a ingrossare l'esercito degli astenuti. Il fatto però che Sanders abbia prevalso in Oklahoma, nel Colorado e in Minnesota però deve far riflettere Hillary: il senatore infatti ha raccoltoconsensi fra i giovani, fra gli strati più avanzati e acculturati, nelle nuove professioni, fra i Millennials e nelle fasce operaie e medie più colpite dalla crisi e arrabbiate con la Wall Street progressista che sostiene (anche e soprattutto con consistenti finanziamenti) la Clinton.In campo repubblicano il gioco è al tempo stesso più semplice ma anche più confuso.  Trump ha vinto in sette Stati, Ted Cruz in tre e Marco Rubio in uno solo. Con Trump sono andati la Georgia (76 delegati), l'Alabama (47 delegati), l'Arkansas (37 delegati), la Virginia (46 delegati), il Tennessee (58 delegati),il Vermont (16 delegati) e il Massachusetts (39 delegati). Ted Cruz  ce l'ha fatta, ma non ha stravinto, nel suo Texas (pesante in quanto e numero di delegati, 155), in Alaska (25 delegati) e in Oklahoma (40 delegati). Marco Rubio invece si è dovuto accontentare del piccolo Minnesota (38 delegati). Trump su tutti dunque, l'integralista Cruz cerca di resistere ma fra poco dovrà gettare la spugna e anche Rubio probabilmente alla prossima tornata in Kansas, Kentucky, Louisiana e Maine. Anche se il passaggio decisivo lo si avrà a metà marzo con il voto in Florida, Ohio, Missouri e North Carolina. A quel punto Trump  che ha solo 274 delegati contro i 149 e 82 rispettivamente di Rubio e Cruz, potrà fare il balzo decisivo anche perché l'assegnazione avverrà su base maggioritaria. E il Partito Repubblicano in profonda crisi, dovrà a malincuore rassegnarsi a sostenerlo, cercando di smussare i punti più estremi e impresentabili del suo programma, dai muri con il Messico all'espulsione di massa dei musulmani e via dicendo. Sapendo benissimo che, anche se il miliardario non è una Sarah Palin ma avendo dalla sua una platea più motivata e vasta della ex candidata alla vicepresidenza in quota al tea Party, il risultato finale per lui non potrà essere molto diverso: la sconfitta l'8 novembre. Interessante per capire quanto l'affermazione al voto nazionale  sia complicata per Trump e quali sono le zone d'incertezza di Hillary Clinton vedere questo articolo di Politico che  ragiona attorno a cinque numeri decisivi.

Commenti

Post popolari in questo blog

WEF Davos 2019 - Giorno 1

Al via Il World Economic Forum di Davos, senza gli Stati Uniti e con l'ombra sovranista che incombe in particolare sul Vecchio Continente mentre nel contempo sembra attenuarsi la concezione globalista che è il topic dello stesso Wef.

Il Sabato Del Villaggio Globale - 3 giugno 2023

  🌍Clima & Ambiente🌴 👉  INC2 Parigi. La guerra della plastica.  UN lays out blueprint to reduce plastic waste 80% by 2040 | Reuters Plastic recycling in focus as treaty talks get underway in Paris | Reuters Paris to ban single-use plastic at 2024 Games | Reuters 👉 Energie rinnovabili .  The world is finally spending more on solar than oil production | MIT Technology Review 👉 Acciaio verde.   How green steel made with electricity could clean up a dirty industry | MIT Technology Review

C'era una volta l'America

C'era una volta l'America. Quella del Nuovo Mondo, della guerra d'indipendenza, del progresso economico e tecnologico e anche sociale, l'America sbarcata in Europa per aiutarla e dare il colpo finale al nazismo - in sostanza a salvarla -, venuta fin qui anche a fare affari, a gettare le basi del secolo americano e dell'impero americano, della Guerra fredda, della grande rivoluzione culturale del '68, dei figli dei fiori e della vita on the road, della lotta al razzismo, delle marce di Martin Luther King, del mito e della tragedia dei Kennedy, del Vietnam