Giorno 57
Mariupol è caduta. Anzi no. La poderosa acciaieria Azovstal, roccaforte di marines e battaglione neonazista Azov sarà presa. Anzi no, gli assediati dovranno uscire e consegnarsi, civili compresi. Anzi no, da quella acciaieria non uscirà neppure una mosca. Live Updates: Putin Calls Off Assault on Mariupol Plant; Biden Sends More Aid to Ukraine - The New York Times
Parole di Vladimir Putin. Fake, imbrogli, sceneggiate, disinformazione in stile sovietico. Da Mosca arriva tutto e il contrario di tutto. In Occidente si prende, si analizza e si butta. Quasi tutto. E si dà la propria versione.
La realtà sta nel confronto fra le diverse versioni indipendenti e sui pochi che ancora possono osservare la situazione dal luogo. Mariupol è nei fatti russa, l'acciaieria è un labirinto nel quale Putin, dopo aver fatto segretamente i conti di morti e perdite complessive - uomini e materiali - non vuole infilarsi. Salva la faccia con il suo popolo, con le famiglie dei caduti ai quali arrivano riservatamente le comunicazioni dei decessi, riesce a spacciare la sua (prossima) vittoria come il lasciapassare per la legittimità dell'operazione speciale, come la definisce lui e come sono obbligati tutti a definirla. In Russia.
👉Il problema è adesso il post Mariupol. Dove vuole arrivare, dove e quando si fermerà nel delirio/imbroglio (visto quanto Putin è il riferimento delle destre fasciste nel mondo e nel suo paese) della "denazificazione" dell'Ucraina? Vuole senza dubbio prendersi il Donbass, dove però avanza a fatica (Live Ukraine Updates: Calling Off Steel Plant Assault, Putin Prematurely Claims Victory in Mariupol - The New York Times) nonostante la nuova tattica "siriana" (adottata nella guerra a sostegno di Assad) fatta di bombardamenti a tappeto, tabula rasa e massacri successivi quando le truppe entrano in relativa sicurezza. Russian Offensive Campaign Assessment, April 20 | Institute for the Study of War
🚩Per ora non può tornare indietro. Vuole il Donbass e l'avrà. Distrutto, tutto da ricostruire, miniere comprese. La ricostruzione dovrà pagarla Mosca e l'export di minerali fossili sarà complicato e a prezzi stracciati (il Donbass non può certo esportare nella Russia strapiena di carbone), impossibile verso l'Occidente e anche in buona parte del mondo che preferisce gas e 🛢petrolio oltre, in prospettiva, a puntare sulle rinnovabili.
🚨🚨🚨Ripopolerà la regione con russi che aderiranno nei finti referendum alla Madre Russia, ma dovrà presidiare un territorio che gli ucraini vorranno riavere. Nei prossimi decenni.
👉👉👉Altri costi con l'economia nazionale che presto comincerà a fare acqua (Russia Risks Default as U.S. Blocks Payments from U.S. Banks - The Moscow Times) nonostante le attestazioni di fiducia e le fake dello stesso neo zar e le smentite - a a distanza - della banchiera centrale Nabiullina, conscia che il sistema industriale russo dovrà cambiare pelle in modo profondo e pesante. The West Is Still Buying Russian Oil, but It’s Now Harder to Track - WSJ -Russia flags further rate cut, more budget spending | Reuters. Se Putin l'ascolterà in ogni caso ci vorranno molti anni e sacrifici duri per la popolazione. Non un buon viatico per Putin che ora tenta di giocare tutte le sue carte sulla Cina in un asse geopolitico di ridisegno della sicurezza mondiale che Pechino avvalla. Ma dal quale la stessa Pechino cercherà di trarre il maggior beneficio senza peraltro rompere con l'Occidente. Una strategia che, a lungo andare, offre due possibilità alla Russia: cedere alle condizioni commerciali cinesi o arrivare a una qualche forma di tregua con l'Occidente. Entrambe soluzioni sanguinose per Putin e poco convenienti per il suo Paese. La Cina, e questo è una dato assodato, non regalerà nulla, si assicurerà un alleato sottomesso e debole e al tempo stesso eliminerà un possibile concorrente nell'area asiatica.
Sulla media distanza Putin finirà per soffrire anche l'emarginazione e la solidarietà cinese, in parte indiana e araba o di altri piccoli paesi del mondo non basterà. L'esempio del G20 dell'altro ieri è esemplare e seppure nascosto all'opinione pubblica russa, rappresenta uno smacco e un'offesa che i vertici russi, politici, istituzionali e imprenditoriali, non manderanno giù o dovranno ingoiare con estrema fatica e disagio.
Come ha scritto, proprio sul G20, Neil Irwin di Axios
".. .le riunioni dei ministri delle finanze globali e dei banchieri centrali tendono ad essere affari educati, al limite dell'orribilmente noioso. Ma con un drammatico strappo ieri, funzionari americani, canadesi e alcuni europei hanno dimostrato che le fratture tra la Russia e gli alleati occidentali sono abbastanza profonde da cambiare il senso di queste riunioni. Perché è importante: la determinazione delle potenze occidentali all'uso di tutti gli strumenti economici disponibili per fare della Russia uno stato paria è diventata sempre più evidente, ora sostenuta da un gesto vivido sul più grande palcoscenico della diplomazia finanziaria".🚨🚨🚨Cos'è accaduto è noto: in una riunione a Washington dei ministri delle finanze e dei banchieri centrali del Gruppo delle 20 maggiori potenze economiche, il segretario al Tesoro Janet Yellen, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, il capo della Banca centrale europea Christine Lagarde e alti funzionari di Canada e Gran Bretagna , e altri si sono alzati andandosene quando è stato il turno del ministro delle finanze russo di parlare. Il significato del gesto è chiaro, come detto in precedenza e sottolineato da Irwin:
..."le potenze occidentali stanno cercando di esercitare pressioni sui tecnocrati che fanno parte dell'establishment della politica economica russa, chiarendo che la loro nazione viene congelata dalle grazie del sistema economico mondiale in modo più completo ogni settimana che passa".
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