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TumPost Diary 7 apr 18

Le guerre di Trump

Il presidente non è tranquillo se non riesce a tenere alta la tensione, tutti i giorni, sempre. Inventandosi o costruendosi sempre nuovi nemici. L'ultimo in ordine di tempo è Amazon e attraverso di esso  il Washington Post anche se in questo caso la Casa Bianca si espone alle critiche per gli attacchi alla libertà di stampa. Il colosso dell'e-commerce ha pagato gli attacchi con un 5 per cento in meno in Borsa solo in un giorno e 60 mld dal 28 marzo. E comunque il presidente non riesce a convincere i piccoli negozianti che gli attacchi ad Amazon riescano a fermare l'e-commerce. E non ne sono convinte neppure le catene dell'hi-tech e della grande distribuzione amiche dell'ex tycoon.
Ma Trump in questi giorni si trova contro altre categorie, in primis gli agricoltori, per i le risposte cinesi ai dazi americani. Nel mirino cinese sono così finite le esportazioni di soia. I coltivatori, tra l'altro hanno votato in rande maggioranza proprio per il candidato repubblicano come si vede nel grafico qui sotto.
Contro Trump anche parti consistenti del Partito repubblicano e adesso perfino il mondo degli affari che deve fare i conti con il calo del mercato azionario nel momento in cui lo stesso Trump si vantava di aver dato nuova spinta ai titoli. Il S. & P. Il 500 è ora in calo del 2,6% sull'anno e oltre il 9% rispetto al massimo di fine gennaio.


I nemici

Trump poi tiene duro sulla pornostar Stormy Daniels. Prima non ha parlato, poi ha detto di non conoscere la donna che ha raccontato di una relazione mentre  la first lady diventava madre e ha aggiunto di non essere al corrente di come il suo avvocato, Michael Cohen ha pagato il silenzio dell'attrice hard.
E adesso i russi. Sulla scorta dei sospetti sulle influenze russe sul voto Usa, sono state inflitte sanzioni a 17 funzionari governativi russi, a una società commerciale di armi di proprietà statale e a sette oligarchi, in gran parte a uomini legati a Vladimir Putin. In precedenza erano stati colpiti uomini legati direttamente al presidente russo, ora lo spettro si è allargato a oligarchi della cerchia putiniana e a dirigenti delle massime società statali che si muovono su indicazione del governo.

Torna la Palestina

Secondo venerdì di protesta ai confini fra Gaza e Israele. Nove i palestinesi morti, 1000 i feriti, ma il rinnovo della marcia sta riportando la Palestina al centro del dibattito internazionale nel momento in cui la stessa Arabia Saudita, rompendo con il passato, parla del diritto di Israele di esistere con un suo Stato. Secondo il New York Times nell'opinione pubblica mondiale si sta riformando l'immagine di una gaza chiusa come una prigione dove si muore facilmente, non vi sono abbastanza luce e acqua, con Israele nel ruolo di carceriere che, per di più, spara sugli innocenti.

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  Photo by  Abhinav Bhardwaj  on  Unsplash Rieccomi… felice di rivedervi. Grazie per aver letto Umberto’s Substack! Iscriviti gratuitamente per ricevere nuovi post e supportare il mio lavoro. Iscritto Dove eravamo rimasti? (Per usare una famosa frase conseguente a un enorme errore giudiziario consumato in Italia negli anni 80). Eravamo rimasti alla rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, E alle previsioni sui ciò che sarebbe succo. Ebbene, abbiamo sbagliato tutti. Sbagliato a pensare che sarebbe stata una presidenza simile al Trump 1, magari temperata dalla esperienza e dall’età del soggetto. Sbagliato a pensare che, grazie al suffragio pesante conseguito, sarebbe stata un’America più salda, un po’ più chiusa in se stessa, impegnata a ripartire dai suoi valori, più conservatrice anche rispetto alle ere Bush e perfino Reagan- Sbagliato a pensare che, con una presidenza annunciata come energica e meno “ideologica” (così sarebbe parso opportuno convergere visto che...