Ma cosa ci fanno in Niger i Berretti Verdi dellle forze speciali? La verità è che non sono lì da oggi, ma la presenza sempre più significativa risale al 2013 sotto la presidenza Obama. Fin da allora gli esperti del Dipartimento di Stato e del Pentagono avevano vista che il Paese era l’ideale per tenere d’occhio la guerriglia jihadista nel vicino Mali dove stava intervenendo, temendo un tracollo del governo, anche la Francia. E dice molto il fatto che in Niger èstato spostato il comando strategico per l’Africa AFRICACOM è quello responsabile per l’area delle forze speciali SOCAFRICA.
Non èdunque un caso che l’imboscata nella quale sono caduti i quattro soldati americani sia avvenuta durante un pattugliamento a una ventina di chilometri dallla frontiera con Il Mali, appunto. E non é neppure un caso che i Berretti Verdi fossero impegnati non nelle classiche operazioni di addestramento usate per coprire i reali intenti, ma in una missione direttamente sul terreno. Operazione non ufficiale, ma "fantasma" dunque. Siamo oltre quyanto aveva affermato nei giorni scorsi al Washington Post Andrew Lebovich dell’ECFR:
Tuttavia attorno e dentro questo quadro non mancano le pressioni per autorizzare il Pentagono ad effettuare vere e proprie azioni di guerra. Nel Mali, ma anche negli altri punti caldi e ancora "segreti". Anche per questo, da più parti ma soprattutto dall'opposizione, arrivano richieste per far chiarezza su quanto è avvenuto e sta avvenendo in Niger. Anche perché rimangono ancora molti punti oscuri anche se emergono nuovi particolari. E qualcuno, fra i Dem, evoca lo spettro del massacro di Bengasi che costò caro a Hillary Clinton all'epoca Segretario di Stato.
«L’incidente dimostra come gli Stati Uniti si stiano avvicinando sempre di più a operazioni di combattimento»Una situazione che si sposa con il dato di fatto dell'escalation di questi anni con la progressiva dislocazione di droni e relative basi nelle vicinanze di Nimey e Agadez e la crescita di truppe speciali, ormai fra i 650 e gli 800 effettivi. Un sistema di attacco che guarda alla possibilità di controllare la Libia con i droni e intervenire nel Sahel sempre più preda-obbiettivo dei gruppi jihadisti, gli stessi che battagliano nel Mali e offrono un retroterra sicuro e inquietante al caos libico, a sua volta piattaforma per la penetrazione dell'Isis in Europa. E anche di al Qaeda che in Africa starebbe approfittando dello sbandamento del gruppo concorrente dopo la caduta del Califfato.
Tuttavia attorno e dentro questo quadro non mancano le pressioni per autorizzare il Pentagono ad effettuare vere e proprie azioni di guerra. Nel Mali, ma anche negli altri punti caldi e ancora "segreti". Anche per questo, da più parti ma soprattutto dall'opposizione, arrivano richieste per far chiarezza su quanto è avvenuto e sta avvenendo in Niger. Anche perché rimangono ancora molti punti oscuri anche se emergono nuovi particolari. E qualcuno, fra i Dem, evoca lo spettro del massacro di Bengasi che costò caro a Hillary Clinton all'epoca Segretario di Stato.
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