Così molti che vogliono andare altrove a lavorare e vivere non scelgono più il Regno Unito, troppo pericoloso in vista di frontiere e residenze più blindate.
Anche se l'uscita effettiva è lontana, forse troppo lontana. Per ora non c'è neppure accordo sull'indennizzo a Bruxelles. O perlomeno Londra mette sul piatto 20 miliardi contro un accordo sui commerci .
Questa può essere una tattica, tuttavia. La sostanza è che la Brexit rallenta ulteriormente a causa di un altro fattore, il più importante: la crisi della leadership di Theresa May. E questo apre la strada a diversi scenari, almeno quattro per Bloomberg . Ovvero la May può resistere ma la sua leadership ormai è compromessa, le sue idee-proposte - messe sul tappeto a Firenze - restano in campo ma la Ue sarà diffidente visto che non sa chi e come si troverà davanti. E se fosse la may sanno che comunque sarà troppo debole. Altra possibilità è quella delle dimissioni con una lotta aperta nel partito conservatore che, però, si presenta molto diviso. A vincere sarebbe in ogni caso un partigiano di una hard Brexit. Anche questo potrebbe gelare e rallentare ulteriormente le trattative con Bruxelles ma anche le proposte della May potrebbero finire nel dimenticatoio. La finanza guarderebbe con maggior convinzione all'uscita effettiva dalla Ue e agirebbero di conseguenza, con tutto quanto può significare. Via la May potrebbe affermarsi il segretario delegato a trattare la Brexit David Davis, più pragmatico e capace di un consenso trasversale, una linea centrista. Avanti con calma e termini di pace la trattativa con la Ue, la finanza sarebbe felice per la fine dell'incertezza. Infine, si finisce al voto e vince Corbyn come dicono i sondaggi. Il partito laburista vorrebbe una Brexit dolce, cercando di non perdere i vantaggi più evidenti. Bruxelles preferirebbe trattare con Corbyn, ma il suo piano radicale è tutto da valutare sul piano interno.
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