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Crema catalana


Indipendenza. Anzi no. Anzi sì, ma non molto. Regna la confusione più grande sull'asse Barcellona Madrid e il presidente della Generalitat sembra aver perso la sicurezza e il coraggio che l'aveva spinto a un passo dalla secessione dalla Spagna.
Spaventato dalla reazione militare o costretto a trovare una sintesi fra le due anime - moderata e radicale-  dello schieramento di maggioranza catalana, Carles Puigdemont, ha cercato una via d'uscita che alla fine si è rivelata un pasticcio politico e strategico, forse l'inizio del fallimento e del tramonto del suo astro.Forse anche perché in serata l'atto formale, lo strappo istituzionale è stato compiuto: Puigdemont ha firmato l'indipendenza.
Ma le idee sono abbastanza confusa anche a Madrid perché  l'indipendenza-non indipendenza non era nè la resa auspicata, nè la prova di forza temuta. Così anche da fonti vicine al governo  Rajoy si preferisce alzare i toni, solo quelli per ora perché la Guardia civil non si è mossa a Barcellona, e dire che questa è vera indipendenza. Ma senza realmente saper cosa fare di fronte a un distacco che non c'è stato e a un'offerta di dialogo che, tra contraddizioni e rivendicazioni di facciata, Puigdemont ha avanzato. Per ora domani è stato convocato d'urgenza il governo.

I primi sviluppi leggili qui su

Alcuni commenti e resoconti







Quali i punti di forza e quelli di debolezza dell'indipendenza catalana? Qui la risposta

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