Non c'è un premier, c'è un prestigiatore a Palazzo Chigi. Una manna, penserebbe qualcuno, vista la situazione dell'Italia da decenni e ancora di più dopo la Grande Crisi del 2007-2007.
Prestigiatore perché? Perché dove varare una manovra con con rapporto deficit-Pil dell'1,8%, secondo gli accordi con l'Europa ribaditi dalla lettera di Padoan del maggio scorso, e invece quella delineata ora è sul 2,3%. E dire che a Bruxelles aveva già mollato, dopo la famosa lettera, sul limite dell'1,4% (qualcosa come 16 miliardi di tagli): questa percentuale era il frutto di 19 miliardi di flessibilità concessi nel bienno 2015-16 dalla commissione Juncker. Padoan era stato convincente - la ripresa non c'era ancora o era più lenta del previsto, l'Italia era un fedele alleato proprio di Juncker (mai un voto contro), l'Italia era una partner importante e una diga contro nazionalismi e populismi - e così alla fine era stato concesso uno 0,4% di flessibilità in più.
Poi era arrivata l'estate difficile del terremoto e dei migranti che la chiusura della rotta balcanica (Turchia e muri dell'Est) - le cui conseguenze erano state a lungo anche contro l'evidenza negate dal ministro dell'Interno Alfano - e Roma era tornata a bussare a Bruxelles che già allora, nelle parole dei Paesi del Nord, cominciava a sentire aria di bruciato e avere una sensazione di fregatura e presa in giro. Morale, ancora la crisi persistente e le nuove emergenze - anche in vista del referendum che Renzi ha presentato lo spartiacque fra lui e i populismi - hanno fatto sì che la commissione prima e Pierre Moscovici poi, acconsentissero a elevare ancora l'asticella fino al 2% e poi, forse, al 2,1% "grazie" (si fa per dire) ad Amatrice. Ma poi stop.
Invece ora spunta un 2,3% (24,5 miliardi e solo 2,6 di tagli) che assomiglia molto al 2,4% dell'anno in corso. E, secondo La Repubblica, il nuovo gioco di prestigio sarebbe stato preso molto male a Bruxelles. Molto male.
"Se Renzi non abbassa il deficit entro 15 giorni la manovra verrà respinta e l' Italia finirà subito in procedura per debito e deficit". Raramente a Bruxelles sono così irritati. E ancor più raramente sono così espliciti. Ma questa volta - raccontano dietro le quinte i pesi massimi della Commissione guidata da Jean-Claude Juncker - il governo italiano ha esagerato. Giudizio soppesato ed espresso a malincuore visto che tutti a Bruxelles hanno spinto per aiutare il premier in vista del referendum. Ma questa volta qualcosa è andato storto.
Così adesso parte una nuova trattativa e Renzi potrebbe voler giocare pesante per gettare tutta kla croce di un'eventuale bocciatura sulle spalle di una Ue malmessa. O almeno potrebbe minacciarlo sapendo quanto di questi tempi si tema una nuova pugnalata al progetto comune. Con la possibilità che senza i soldi Renzi perda il referendum, si dimetta e si apra la strada al terrore Grillo.
Ma i conti sono conti e al Nord sanno farli. Fin troppo, con spirito luterano, e proprio con questo background non tollerano giochetti contabili e soprattutto le bugie. O gli infingimenti. O i giochi di prestigio. Quelli Renzi li può ammannire agli italiani che non leggono e s'informano solo dai canali tv in mano alla maggioranza, ma oltre Chiasso i numeri in libertà su Jobs Act & C. non hanno presa. Anzi sono vissuti come l'eterno comportamento scorretto di quei "guitti" di italiani che tale restano anche se hanno perso l'unico che il guitto lo faceva per davvero, per lavoro e per far ridere e irridere il potere, Dario Fo.
Secondo Repubblica la Ue potrebbe fino arrivare al punto di revocare addirittura la flessibilità passata (19 miliardi): un disastro! Più facile che possa bocciare la manovra e chiederne una riscrittura: per Renzi sarebbe un colpo durissimo, a novembre poi, quindi a referendum ancora aperto. Oppure, e sarebbe ancora peggio, avviare subito una procedura d'infrazione. E sarebbe un colpo quasi mortale.
Difficile che Bruxelles digerisca l'ennesimo gioco di prestigio, qualcosa dovrà fare, magari riuscendo a spostare il tutto a dopo il 4 dicembre. Sarebbe un inverno durissimo, il governo anche se vincitore sulla Costituzione, non ce la farebbe.
Ma soprattutto sarebbe l'Italia a non farcela, anche perché già con i primi rilievi della commissione Ue gli speculatori comincerebbero a pregustare la nuova preda e se si andasse avanti di quale mese, si potrebbero rivivere i giorni dello spread a 500 e oltre.
Ma il prestigiatore punta all'azzardo, anche perché dopo due anni di miracoli annunciati non ha molte chances ancora. E non basteranno i regali di questa legge di bilancio: i quattro soldi a studenti, mamme e quasi mamme, pensionati al minimo, imprese (il boccone più grosso va sempre a loro), agli evasori (niente multe e sanzioni con la cancellazione di Equitalia, come dire "riprovateci", magari dovrete solo pagare le tasse "scordate" ma anni dopo e chissà poi...), le assunzioni di poliziotti, infermieri, dottori e insegnanti (a parte i primi è tutta gente che già lavora, quindi una partita di giro dovuta per non trovarsi con ospedali e scuole paralizzati, o almeno non più di quanto lo sono già).
Il rischio stavolta è davvero grosso, la Troika e l'effetto Grecia cominciano a prendere forma con una forza mai vista prima. Altro che slide!
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