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Aria fritta. All'italiana

La lettera è in arrivo. ma non conta, dicono a Palazzo Chigi dimenticando i precedenti dei tempi di Berlusconi. Eppure la "cattiva" Europa stavolta farà le pulci all'amico Renzi, l'uomo di cui ha bisogno
per salvarsi dai populisti. Non avrebbe voluto, Bruxelles, ma i tedeschi e i falchi del Nord insistono e il loro peso ce l'hanno. Quindi la lettera arriverà e contesterà la legge di bilancio abborracciata dal governo italiano. Lo farà un po' controvoglia, ma deve. perché di fronte si trova il degno erede del Cavaliere di Arcore. E anche uno come Padoan ormai a sua volta, purtroppo, erede di tale Tremonti. Un ministro tanto stimato all'estero, homo europeus a tutto tondo, uomo degli organismi finanziari globali. Ebbene un uomo che l'altro ieri è uscito con una allucinante intervista a LaRepubblica in cui accusa la Ue di essere finita se non acconsente a mollare un po' di denaro a debito in più per l'Italia, una Ue che, per Padoan, avrebbe l'ardire di non credere che l'Italia vuole più flessibilità per terremotati e migranti.

«Le indicazioni che vengono dal G20 sono tutte indirizzate alla crescita, contro l' austerità e per contrastare le diseguaglianze. In questo senso l' Italia con questa
manovra può essere un modello per l' Europa. Oggi il problema non è dire sì o no all' Europa, ma dire sì a un' Europa diversa, che non stia ferma e invece si muova».

Ma per ora i numeri si impongono. Altra questione, il deficit strutturale, cioè quello che si calcola tenendo conto della congiuntura debole o negativa. Secondo la Commissione è troppo elevato. 
«Come è noto abbiamo aperto una discussione per cambiare il metodo di calcolo del deficit strutturale che secondo noi non misura la realtà delle cose. Ci sono otto paesi che chiedono la modifica ed altri se ne sono aggiunti verbalmente negli ultimi giorni ma inspiegabilmente non si procede. I metodi di stima di altre organizzazioni internazionali danno risultati diversi».


Ed è un peccato che un tecnico come il ministro si abbassi fino a tal punto ad avvallare il gioco delle tre carte tardo-democristiano del ragazzotto fiorentino. Perché se in Italia, complici grande stampa e soprattutto la tv, una parte del Paese può credere a questo, l'Europa e il resto del mondo dove si legge e ci s'informa sul serio (basti vedere come l'America in pochi mesi e non come noi dopo 20 anni, ha capito chi è Trump) certo non sono facilmente abbindolabili.
Renzi spara, sostenendo con la solita sufficienza, che  la Ue fa questioni per un misero 0,1%, dimenticando di dire che si parla di 1,6 miliardi quando in effetti, proprio in nome della paura dei populismi e delle destre cattive, la Ue ha ceduto ben altri 8 mld rispetto all'1,8 di deficit/pil che Roma aveva sottoscritto solo in primavera. E in aggiunta alla flessibilità già accordata di 19 mld. I tedeschi & C. hanno goduto di vantaggi reali con il passaggio all'euro, le loro politiche sono fin troppo privilegiate, assieme a quelle francesi, la lobby del Nord è ben sostenuta a palazzo Berlaymont, l'Italia è sempre stata confinata in un angolino, ma in effetti tutti costoro se continuano ad avere del nostro paese un'idea stereotipata qualche ragione ce l'hanno: prima Berlusconi ora Renzi, ma le leggi di bilancio o per un motivo o per l'altro non vanno mai a fondo nei guai del Paese e non toccano mai, mai i poteri forti, le lobby, le caste. Morale, i conti non tornano e si aiutano, direttamente o indirettamente gli evasori, i furbi, i magliari e chi non vuole - questi sì - che l'Italia non si modernizzi. Altro che chi vota No.
Esemplare per rispondere a Padoan, che ha sacrificato anni e anni di credibilità e serietà sull'altare del Fiorentino, è una frase, fra le altre di un economista di peso, Clemens Fuest, presidente dell'Ifo, l'istituto tedesco di ricerca economica, che in un'intervista a La Repubblica dà dell'Italia e delle sue politiche di bilancio una lettura talmente vera e realistica che dovrebbe bastare da sola a far ritirare un aborto economico come questa ancora semisconosciuta legge di bilancio.

«Guardi, ci sono sempre delle ragioni per chiedere più soldi. L' Italia ha un debito molto alto, deve trovare il modo di reperire quelle risorse in un altro modo, senza fare nuovi deficit. Nell' eurozona il problema è che a causa della politica monetaria e dei meccanismi comuni di salvataggio, i rischi sono condivisi. E questo vuol dire che se Matteo Renzi fa più debiti, sono tutti i partner europei a rischiare di più. Ecco perché è importante attenersi alle regole comuni sui disavanzi. Non ci si può indebitare sulle spalle degli altri. Se potessimo sospendere i meccanismi di tutela comune, nessuno protesterebbe per l' alto debito italiano. Ma né gli italiani né gli investitori internazionali darebbero più un centesimo al vostro Stato». (...) L' Italia è un Paese ricco, pieno di talenti e di patrimonio culturale, e i privati hanno un patrimonio molto più ampio, in media, dei tedeschi. L' Italia dovrebbe abbassare il debito chiedendo maggiori tasse sul patrimonio e creare migliori condizioni per gli investitori e più posti di lavoro sburocratizzando e facendo riforme.
Chiaro, no? Fin troppo anche per chi di economia non ne capisce molto.  E anche per gli italiani che capiscono come questa manovra altro non sia che un regalo a chi, già potente, può aiutare Renzi al referendum. Cosa già viste negli anni del disastro finanziario dell'Italia demo-socialista. E come allora il risanamento è rimandato al futuro. Vedere la tabella qui sotto tratta da La Voce.info e contenuta qui .


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