Alcuni fatti, in rapida sintesi:
1. Poche ore dopo la vittoria della Brexit nella stessa Gran Bretagna è partita una imbarazzante ed esilarante corsa a una sorta di richiesta on line per un referendum "riparatore", quasi un secondo tempo di un film che non era piaciuto. Due-tre milioni di firme-adesioni raccolte senza criterio o controllo per buttare in pasto alle opinioni pubbliche mondiali un sorta di battuta: "scusate abbiamo scherzato o sbagliato, riproviamoci". Per essere il frutto di una democrazia avanzata non c'è male! E c'è da piangere sul significato che ha oggi il termine democrazia in Occidente.
2. Tanto per farsi mancare alcunché anche il leader della destra estrema pro Brexit va in tv e candidamente ammette di aver raccontato panzane pur di prendere i voti favorevoli all'uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Non solo, perché Farage ha dato la palpabile impressione di non sapere che pesci prendere e di rendersi solo conto adesso di cosa significa la Brexit.
3. Perché la misura sia colma, non manca neppure un dibattito lunare che va dalle statistiche sull'età di chi ha votato a favore e chi contro, su chi si è pentito ma soprattutto se è giusto che una decisione del genere venga "affidata" a popoli "ignoranti". Su quest'ultimo punto il dibattito si è aperto e vi ha partecipato anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che poi ha dovuto spiegare la sua provocazione su democrazia, voto e populismi. Peccato che questo dibattito, internazionale ma con una buona partecipazione italiana, si apra solo in questo caso e si parli di informazione quando, dalle guerre in Medio Oriente, all'11 Settembre alla Grande Crisi del 2007-2008, proprio l'informazione libera e lontana dal potere in particolare finanziario ha segnato il passo e dimostrato la sua irrilevanza.
4. Passiamo poi all'Europa. Come ne è uscita? Con le ossa ancora più rotte. Alla vigilia del cruciale Consiglio Europeo la prima impressione che balza agli occhi - ed è più di un'impressione - assistendo al vertice dei tre restanti Grandi, Germania, Francia e Italia, è che la preoccupazione principale non sia di salvare la Ue, migliorarla sul serio, sburocratizzandola e portandola vicina alla gente e più lontana dai poteri finanziari, bensì di sfruttare l'uscita di Londra per risolvere i problemi nazionali. In primis un ruolo che lo svelto Renzi ha scelto di incarnare subito: sullo sfondo il premier ha intravisto la possibilità di sfruttare la paura degli altri per ottenere allentamenti in tema di bail-in, salvataggio delle banche, ancora più soldi da spendere a debito senza affrontare i nodi della spesa italiana e magari accogliere una parte di quel mondo transfuga che potrebbe presto lasciare la Gran Bretagna. Insomma un modo come un altro non per risolvere i nodi europei e il funzionamento della stessa Unione - che in pratica oggi fatica a provare la sua esistenza in vita - ma per dividersi le spoglie degli inglesi e sfruttare la caduta delle eccezioni - il famoso rebate
grazie al quale dal 2007 gli altri paesi hanno dovuto rimpinguare i 38 miliardi scontati al Regno Unito un nuovo direttorio che si prospetta) si nota come un senso di leggerezza e sollievo del tipo "era ora, per fortuna se ne sono andati". Che tutto questo implichi un decisivo passo verso una diversa Unione, magari più piccola ma più compatta e soprattutto popolare con regole valide per tutti, sembra un'idea da esprimere nelle dichiarazioni pubbliche, ma che attende invece il vero riscontro probante.
- che dalla Thatcher in poi il Regno Unito aveva ottenuto così da ottenere tutti i vantaggi dello stare dentro con piede e anche quelli di star fuori con l'altro, di condizionare tutti in base al barometro degli interessi di Londra e impedendo a Bruxelles di operare scelte comuni e vincolanti per tutti. In definitiva in tutti e tre i leader, Hollande, Merkel e Renzi, (
5. Se non altro perché a Londra, per completare il quadro grottesco, si assiste a un tentativo di allungare i tempi del distacco, quasi a voler contraddire il verdetto popolare. Mentre per converso (e per quanto si diceva al punto precedente) nell'Unione si vuole accelerare. Business is business.
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