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In articulo mortis

Farebbe quasi tenerezza il Pd se non fosse avvolto nella boria del suo leader. Farebbe tenerezza come può suscitarla un vecchio arnese che funziona a stento, che gira
a vuoto e sempre più vorticosamente sperando di farsi ancora apprezzare, che si appresta a dare il saluto a questo mondo dopo decenni (anche con trasformazioni profonde e dolorose) di onorato servizio, con un pieno di tante buone idee sconfessate nella pratica quotidiana.
Farebbe tenerezza se... non fosse diventato, tra l'altro, così profondamente antipatico e irritante. Come il suo leader. Anzi qualcosa in più che riguarda tutti e due: inutile.
Inutile in un'Italia che non vuole più vivere di illusioni, che non vuole credere alle promesse spacciate per realizzazioni, che vuole attenzione laddove è debole, trascurata, dimenticata e vilipesa, sfruttata e ottenebrata dalla violenza del più forte, sia esso lo spaccone del Suv o il padrone che si dimostra ancora tale sul posto di lavoro anche se si rifugia nell'ipocrisia di chiamare "collaboratori" i dipendenti.
Per questa Italia - non per l'altra che di prevaricazione, insulti, ignoranza e sfida alle leggi e alla giustizia vive e sui cui prospera - il Pd è ormai inutile. Superfluo nella sua arrogante, residua, illusione di una sciocca "vocazione maggioritaria", dannoso laddove pretende ancora di (s)governare e addirittura di cambiare/rovinare la Carta Costituzionale.
Su questo Pd spegnente si può riflettere, cercare risposte o tracciarne un profilo che conferma il suo progressivo, pervicace e incombente rigor mortis. E a descriverne la parabola discendente, con buona pace di chi ancora spera confidando nell'altro fallimentare - nei decenni - concetto di "Ditta", basta e avanza uno splendido fondo dell'ex direttore di Repubblica, Ezio Mauro, che potete leggere qui .
Il futuro dove va? Punterà verso le Cinque Stelle, tanta buona volontà, buoni principi, onestà di base ma visione quantomeno vaga e contraddittoria del mondo, o si rifugerà magari con qualche scialbo 30-40 per cento di votanti, in un alveo di conservazione che privilegi ricchi e intoccabili assicurando al resto del popolo un soccorso misericordioso? Arduo capirlo oggi, ma di una cosa si può essere abbastanza sicuri: che la vittoria del M5s alle comunali apre la strada per una sinistra vera e radicale che dal popolo pentastellato, dalle sue pulsioni e dalle sue idee e aspirazioni, può ripartire senza rincorrere stralci di sinistra in fuga dal Pd, antiche minestre riscaldate e che pretendono ancora di illuminare il mondo secondo i principi della Ditta modello '900 e che non ha ancora il coraggio di fare i conti con la sua storia restando perennemente vittima dell'ircocervo che la terrorizza da sempre: lo scissionismo. Una  sinistra reale e concreta che può ripartire  da chi è più debole, emarginato, da chi soffre, da chi è senza giustizia, senza lavoro, senza casa, da quel 99% a cui - per fare un esempio - ha saputo parlare un "anziano" come Bernie Sanders. Alla faccia del giovanilismo che, c'è da giurarci, sarà la prossima best practices del Pd tramontante.

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