La violenza e il mondo omosessuale, un legame purtroppo stretto e di cui la strage di Orlando è solo l'ultimo atto.
Ecco qui un interessante pezzo del New York Times e un po' di storia sulle origini del movimento gay americano .
Ma ora negli Stati Uniti e nel mondo il mondo omosessuale, anzi Lgbt, s'interroga (vedere qui) sulla effettiva libertà di cui può godere nelle democrazie e di come il comportamento e le scelte personali sono il "pericolo" massimo per l'estremismo islamico. Essere "altro" rispetto al concetto di normalità, anzi essere una versione fra le tante della normalità come se nella vita quotidiana il concetto di anormalità si coniugasse con diritti e giustizia, ebbene - detto questo - essere "altro" , essere definiti "altro" non è che una variante dell'assolutismo e della prevaricazione. Chiunque militi nel movimento Lgbt sa cosa significhi questo.Ma ancora di più lo sanno i milioni di uomini e donne che non sono in prima fila, che non partecipano ma vivono la loro sessualità solo ed esclusivamente all'interno della propria sfera personale, magari senza aver ancora trovato il coraggio di viverla e d affermarla alla uce del sole,tra i parenti e gli amici.
Ecco perché il furore di Orlando, il cieco nichilismo dell'attentatore che si è riparato dietro l'ideologia Isis, non sono che una seconda faccia di quanto accade ogni giorno nelle strade, nei locali, nei posti di lavoro del mondo dove gli omosessuali e gli altri sono sistematicamente sottoposti alla tortura dell'allusione, del silenzio, dell'offesa fino alla violenza vera e propria, che si aggiunge a quella verbale e mentale.
Isis a Orlando? Potrebbe anche essere, ma anche no. Di certo a Orlando è divampato l'odio, di chi non sa neppure concepire un altro che sia, appunto, altro rispetto a se stessi. Un odio che si alimenta nella paura di scoprire nell'essere che si uccide la propria immagine, riflessa. Senza dimenticare ciò che diceva Nietzsche: "Quando guardi a lungo nell'abisso (o in ciò che ritieni tale, ndr), l'abisso ti guarda dentro".
Ecco qui un interessante pezzo del New York Times e un po' di storia sulle origini del movimento gay americano .
Ma ora negli Stati Uniti e nel mondo il mondo omosessuale, anzi Lgbt, s'interroga (vedere qui) sulla effettiva libertà di cui può godere nelle democrazie e di come il comportamento e le scelte personali sono il "pericolo" massimo per l'estremismo islamico. Essere "altro" rispetto al concetto di normalità, anzi essere una versione fra le tante della normalità come se nella vita quotidiana il concetto di anormalità si coniugasse con diritti e giustizia, ebbene - detto questo - essere "altro" , essere definiti "altro" non è che una variante dell'assolutismo e della prevaricazione. Chiunque militi nel movimento Lgbt sa cosa significhi questo.Ma ancora di più lo sanno i milioni di uomini e donne che non sono in prima fila, che non partecipano ma vivono la loro sessualità solo ed esclusivamente all'interno della propria sfera personale, magari senza aver ancora trovato il coraggio di viverla e d affermarla alla uce del sole,tra i parenti e gli amici.
Ecco perché il furore di Orlando, il cieco nichilismo dell'attentatore che si è riparato dietro l'ideologia Isis, non sono che una seconda faccia di quanto accade ogni giorno nelle strade, nei locali, nei posti di lavoro del mondo dove gli omosessuali e gli altri sono sistematicamente sottoposti alla tortura dell'allusione, del silenzio, dell'offesa fino alla violenza vera e propria, che si aggiunge a quella verbale e mentale.
Isis a Orlando? Potrebbe anche essere, ma anche no. Di certo a Orlando è divampato l'odio, di chi non sa neppure concepire un altro che sia, appunto, altro rispetto a se stessi. Un odio che si alimenta nella paura di scoprire nell'essere che si uccide la propria immagine, riflessa. Senza dimenticare ciò che diceva Nietzsche: "Quando guardi a lungo nell'abisso (o in ciò che ritieni tale, ndr), l'abisso ti guarda dentro".
Commenti
Posta un commento