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L'uomo che costruisce macerie

La forza dell'Italia del dopoguerra è che seppe partire dalla constatazione che quanto era crollato e  distrutto dal fascismo prima e dalla guerra poi, poteva essere la base per la ripresa, per potersi rialzare. La voglia di ripartire a volte fece
anche dimenticare e passare sopra le responsabilità umane, i legami internazionali giustificarono il recupero della vecchia guardia nera e le nefandezze successive attuate per mantenere il potere.
Ma al di la di questo si seppe ripartire dalla macerie, da quanto valeva prima della catastrofe - lavoro, fabbriche, senso dello Stato, patrimoni cittadini, letteratura, pensiero politico, diritti - per costruire una nuova Italia migliorandone in parte, soprattutto sul versante del lavoro e delle arti, il patrimonio ereditato.
Oggi noi siamo sulla breccia di una comunità devastata: devastata dalla crisi, dalle scelte liberiste, dall'austerità, dalla corruzione, dall'ignavia e dalla incapacità di una classe che chiamare politica  sarebbe esagerato. Alla nostra guida pretende di mettersi un personaggio che crede di essere in un campo scout, dove ci si addestra alla vita e lui rappresenta il leader che vuole trovare i sentieri nel bosco, che  vuole costruire le capanne, che vuole convincere il gruppo di essere capace in tutto questo quando, a uno sguardo appena attento, si capisce che dell'opera lanciata non ha la minima idea.
Così oggi il nostro "amato premier" pensa che aver stravolto Costituzione, aver lanciato un paio di leggi delega su pubblica amministrazione e scuola, aver compromesso il mondo del lavoro, possa servire per convincere il gruppo che lui sa dove si va e cosa si deve fare.
Stando al suo verbo diffuso con sospetta adesione di massa, ormai l'Italia sta crescendo, la crisi è alle spalle  e la ripresa l'abbiamo agganciata. In base a questo suo assunto, il "nostro" costruisce una legge di (in)stabilità che può fare il paio con quelle di Berlusconi-Tremonti. Doveva tagliare la spesa improduttiva di 10 miliardi? Ebbene se ne fa bastare cinque e qualcuno anche incerto.

Lo spazio fiscale a cui rinunciamo ora, potremmo rimpiangerlo in futuro.

 Su corruzione, falso in bilancio ed evasione fiscale siamo a un passo dal grande perdono: sulle prime
due si sono costruiti edifici legislativi che compromettono la volontà di perseguire i relativi reati, sulla terza attenua i controlli "polizieschi" e adesso torna a ripristinare un tetto di 3 mila euro per i pagamenti in contanti, rispetto ai mille di oggi. La giustificazione è il rilancio dei consumi che se sarà tale sarà un rilancio "in nero", proprio quello di cui non hanno bisogno le casse puubbliche e i cittadini onesti che le tasse le pagano da sempre. In più tira via le tasse sulle case per tutti, quindi per chi ha la piccola vcasetta ma anche per i prorietari di ville e magioni. E la legge di (in)stabilità? Lì fa presto il "lupetto" Renzi: va a debito, cerca di convincere l'Europa che lui fa e può e si affida a soldi che non ha e che spera Bruxelles gli conceda alzando il rapporto deficit/pil e portandolo vicino al tetto del 3 per cento. Gioca d'azzardo, il ragazzo. Ma se perde, come perderà, il banco salta e i creditori la scommessa la chiederanno in pagamento a noi. Lui costruisce sì, ma sulle macerie.

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