A volte si resta stupiti di fronte alla vera o presunta ingenuità degli italiani. Sempre che sia tale. Ma ad ascoltare i maggiori e i minori quotidiani c'è da chiedersi se gli stessi ritengono gli italiani creduloni o direttamente scemi. Da addetti ai lavori c'era da vergognarsi a leggere le cronache della visita di Angela Merkel all'Expo e il suo incontro con il premier Renzi.
Stando ai colleghi la cancelliera avrebbe detto che l'Expo le piace (ma va?), che Renzi va promosso (e ci mancherebbe vista la posizione scodinzolante della nostra strategia europea in particolare sul versante della crisi greca) e se ha avuto un momento di perplessità teutonica è stato solo quando si è preoccupata del futuro dell'area Expo. Al che Renzi avrebbe replicato che "siamo arrivati in tempo per la partenza, lo faremo anche per il futuro", che tradotto non significa nulla. E infatti sul domani dell'Expo non c'è nulla, tutto da fare, da costruire e soprattutto pagare.
I più arditi fra i commentatori si sono spinti a interpretare i sussurri con la richiesta di appoggio a una maggiore flessibilità finanziaria (ottenuta, forse quando la Merkel ha scosso la testa, ovviamente per caso) a cui la Cancelliera avrebbe replicato promuovendo il governo italiano e il suo leader.
Tutto ciò è imbarazzante per la stampa italiana - con le ovvie eccezioni che, guarda caso, stanno a sinistra, quella vera - che da cane da guardia è piuttosto un cane da compagnia incapace di guardare ai fatti senza obbiettivi politici. E i fatti sono che nella legge di stabilità servono almeno 25 miliardi, se non 30, contando su una terza concessione alla flessibilità da parte di Bruxelles e alla possibilità di spendere in deficit, rinviando al 2018 il pareggio di bilancio. I fatti sono che Moody's prevede per il 2016 una crescita asfittica all'1% (se va bene), incapace di creare lavoro e farci crescere sul serio, che i consumi non ripartono, che le riforme sono molto nominali e incapaci di risultati almeno a breve, che non si va a incidere sui nodi di spesa improduttiva e sulla corruzione, che tantomeno si toccano i centri di privilegio, soprattutto se sono (come sono) annidati in categorie da sempre casseforti di voti.
Senza contare che la Cina rischia di bloccare anche la "locomotiva" tedesca, che la Grecia resterà la spina nel fianco europeo con il nuovo salvataggio inutile se non a salvare i conti dei creditori, che il Qe l'anno prossimo dovrebbe finire (ma proprio per la situazione Draghi potrebbe prolungarlo), che il prezzo del petrolio potrebbe riprendere a salire, che l'instabilità fra Libia, Iraq, Siria è destinata ad accrescersi e non a scemare. Perché non raccontare questo, non fare le pulci e assumere invece atteggiamenti da filo Trojka?
Stando ai colleghi la cancelliera avrebbe detto che l'Expo le piace (ma va?), che Renzi va promosso (e ci mancherebbe vista la posizione scodinzolante della nostra strategia europea in particolare sul versante della crisi greca) e se ha avuto un momento di perplessità teutonica è stato solo quando si è preoccupata del futuro dell'area Expo. Al che Renzi avrebbe replicato che "siamo arrivati in tempo per la partenza, lo faremo anche per il futuro", che tradotto non significa nulla. E infatti sul domani dell'Expo non c'è nulla, tutto da fare, da costruire e soprattutto pagare.
I più arditi fra i commentatori si sono spinti a interpretare i sussurri con la richiesta di appoggio a una maggiore flessibilità finanziaria (ottenuta, forse quando la Merkel ha scosso la testa, ovviamente per caso) a cui la Cancelliera avrebbe replicato promuovendo il governo italiano e il suo leader.
Tutto ciò è imbarazzante per la stampa italiana - con le ovvie eccezioni che, guarda caso, stanno a sinistra, quella vera - che da cane da guardia è piuttosto un cane da compagnia incapace di guardare ai fatti senza obbiettivi politici. E i fatti sono che nella legge di stabilità servono almeno 25 miliardi, se non 30, contando su una terza concessione alla flessibilità da parte di Bruxelles e alla possibilità di spendere in deficit, rinviando al 2018 il pareggio di bilancio. I fatti sono che Moody's prevede per il 2016 una crescita asfittica all'1% (se va bene), incapace di creare lavoro e farci crescere sul serio, che i consumi non ripartono, che le riforme sono molto nominali e incapaci di risultati almeno a breve, che non si va a incidere sui nodi di spesa improduttiva e sulla corruzione, che tantomeno si toccano i centri di privilegio, soprattutto se sono (come sono) annidati in categorie da sempre casseforti di voti.
Senza contare che la Cina rischia di bloccare anche la "locomotiva" tedesca, che la Grecia resterà la spina nel fianco europeo con il nuovo salvataggio inutile se non a salvare i conti dei creditori, che il Qe l'anno prossimo dovrebbe finire (ma proprio per la situazione Draghi potrebbe prolungarlo), che il prezzo del petrolio potrebbe riprendere a salire, che l'instabilità fra Libia, Iraq, Siria è destinata ad accrescersi e non a scemare. Perché non raccontare questo, non fare le pulci e assumere invece atteggiamenti da filo Trojka?
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