Lasciamo stare i distinguo e i tatticismi della minor(anza) dem sul Senato se deve restare o andarsene, se restare e mettersi in un angolo per farsi notare o se deve essere elettivo un po', a metà o tutto, in modo diretto o indiretto.
Lasciamo stare che se il dibattito è questo con la maggioranza del pd che non è più abituata a parlare e riflettere e vede solo il decisionismo senza chiedersi cosa significa questa strada (e pericolosa) parola, non è dibattito ma solo un finto balletto che - caso quasi unico - schiera un governo che vuole rifarsi la Costituzione da solo e non con le Camere o meglio con il Paese.
Lasciamo perdere tutto questo e cerchiamo di capire cosa significa avere un Parlamento unicamerale o quasi, senza contrappesi o istanze riequlibratrici. La gente, dicono i saputelli, di queste cose non ne vuol sentire parlare: è vero, preferisce le cose concrete tipo trovare un lavoro, arrivare alla fine del mese, avere una scuola e una sanità degne di questo nome, pubbliche e pagate con le tasse e non finanziate un'altra volta con esborsi extra, ma se sapesse cosa vuol dire la controriforma che avanza si preoccuperebbe e molto. Se non altro perché capirebbe che la sua parola, il suo pensiero, rischiano seriamente di contare ancora meno di oggi e che in sostanza il popolo resterebbe al di fuori delle scelte reali (ovvero quelle che incidono sulle pelle viva, quelle di cui si diceva prima, scuola, lavoro, sanità etc).
Ecco perché è necessario sapere, leggere e parlare, Ovunque. E per questo allego questo contributo della professoressa Lorenza Carlassare, professore emerito di diritto costituzionale a Padova, già chiamata da Napolitano (è tutto dire) fra i saggi che hanno ipotizzato un possibile futuro impianto istituzionale. Il lavoro alla fine fu discutibile ma almeno poggiava su basi di vera e reale scienza giuridica applicata a un Paese moderno e soprattutto democratico. Concetti per lo più "sconosciuti" nell'assenza a Boschi &C.
Lasciamo stare che se il dibattito è questo con la maggioranza del pd che non è più abituata a parlare e riflettere e vede solo il decisionismo senza chiedersi cosa significa questa strada (e pericolosa) parola, non è dibattito ma solo un finto balletto che - caso quasi unico - schiera un governo che vuole rifarsi la Costituzione da solo e non con le Camere o meglio con il Paese.
Lasciamo perdere tutto questo e cerchiamo di capire cosa significa avere un Parlamento unicamerale o quasi, senza contrappesi o istanze riequlibratrici. La gente, dicono i saputelli, di queste cose non ne vuol sentire parlare: è vero, preferisce le cose concrete tipo trovare un lavoro, arrivare alla fine del mese, avere una scuola e una sanità degne di questo nome, pubbliche e pagate con le tasse e non finanziate un'altra volta con esborsi extra, ma se sapesse cosa vuol dire la controriforma che avanza si preoccuperebbe e molto. Se non altro perché capirebbe che la sua parola, il suo pensiero, rischiano seriamente di contare ancora meno di oggi e che in sostanza il popolo resterebbe al di fuori delle scelte reali (ovvero quelle che incidono sulle pelle viva, quelle di cui si diceva prima, scuola, lavoro, sanità etc).
Ecco perché è necessario sapere, leggere e parlare, Ovunque. E per questo allego questo contributo della professoressa Lorenza Carlassare, professore emerito di diritto costituzionale a Padova, già chiamata da Napolitano (è tutto dire) fra i saggi che hanno ipotizzato un possibile futuro impianto istituzionale. Il lavoro alla fine fu discutibile ma almeno poggiava su basi di vera e reale scienza giuridica applicata a un Paese moderno e soprattutto democratico. Concetti per lo più "sconosciuti" nell'assenza a Boschi &C.
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