Premessa: Renzi non mi piace, troppo fasullo, troppo sbruffone, troppo imbonitore. E, last but non least, troppo incapace. Politico senza storia e formazione, se non quella che possono vantare decine di migliaia di amministratori locali.
Eppure pur con molti sforzi, cerco di capire chi vede in lui l'uomo del possibile riscatto dell'Italia, del politico capace di spaccare le consorterie mummificate negli anni, nel dare la spinta all'ottimismo del Paese.
Ok, ma non ricorda troppo il buon vecchio ex Cavalier Berlusconi? Lui non si preoccupa di ciò, anzi mette sullo stesso piano berlusconismo e antiberlusconismo, per lui non si può essere contro, lui è sempre "per". A prescindere dai valori, dai contenuti, alla fine ci si mette sempre d'accordo è la sua filosofia. Quella del "fare", cosa non importa, è sufficiente muoversi per sentirsi promossi, senza guardare al cuore di ciò che si fa. Ecco le tanto conclamate "riforme": pensateci un po', chi hal mondo non fa riforme? Nessuno, le propongono e le approvano tutti. E allora sono tutti bravi ed efficienti?
E' efficace di Matteo da Firenze, per lui il ventennio di Berlusconi entrerà nei libri di storia. Ma si ferma lì, se non un rabbuffo per non aver fatto alcune riforme. Ebbene, anche il ventennio fascista è entrato nei libri di storia, anche Renzi ci entrerà, ma anche Letta e Prodi. Ciò che fa la differenza sono i contenuti e i giudizi. Ma a Renzi ciò non importa, lui va svelto. Forse per non farsi prendere.
Ma nonostante il giudizio personale, consiglio la lettura dell'intervista - soavemente "incalzante" - di Cazzullo sul Corriere di domenica 30 agosto. Se fosse vero la metà di quanto afferma di avere fatto (ve li ricordate i provvedimenti approvati da Berlusconi nel primo anno? Devo avere ancora da qualche parte il papiro distribuito prima di natale in una conferenza stampa a Villa Madama con un elenco di provvedimenti nell'incomprensibile lessico burocratico, con scritto un imperioso "Fatto") altro che se l'Italia non sarebbe cambiata.
Invece il lavoro è fermo ( ecco i dati del non certo rivoluzionario Sole 24 Ore ma anche quest'altra analisi), il debito non scende, la spending review è più annunciata che concreta, corruzione, evasione nemmeno, la macchina dell'economia non riparte e le cifre positive riguardano soprattutto l'export, i miglioramenti di cui si vanta il premier derivano dal prezzo basso del petrolio, dall'euro debole e dal Qe di Draghi. E adesso annuncia favolosi tagli di tasse (quelle sulla casa ma qui leggete un po' questo interessante intervento sempre sulla voce della rivoluzione proletaria che è Il Sole 24 ore) - mentre il suo ministro del Tesoro parla prima di tagli della spesa e poi, forse, riduzione delle tasse. Chi ha ragione e i due si parlano? - fantasticando di un via libera della Ue alla possibilità di usare in deficit un punto di pil (17 miliardi, ma la realtà è che ha il via libera più o meno per 6,4 miliardi quando invece come avverte Cottarelli da Washington sarà difficile che si conceda così tanto a un Paese con un debito talmente elevato.
Eppure pur con molti sforzi, cerco di capire chi vede in lui l'uomo del possibile riscatto dell'Italia, del politico capace di spaccare le consorterie mummificate negli anni, nel dare la spinta all'ottimismo del Paese.
Ok, ma non ricorda troppo il buon vecchio ex Cavalier Berlusconi? Lui non si preoccupa di ciò, anzi mette sullo stesso piano berlusconismo e antiberlusconismo, per lui non si può essere contro, lui è sempre "per". A prescindere dai valori, dai contenuti, alla fine ci si mette sempre d'accordo è la sua filosofia. Quella del "fare", cosa non importa, è sufficiente muoversi per sentirsi promossi, senza guardare al cuore di ciò che si fa. Ecco le tanto conclamate "riforme": pensateci un po', chi hal mondo non fa riforme? Nessuno, le propongono e le approvano tutti. E allora sono tutti bravi ed efficienti?
E' efficace di Matteo da Firenze, per lui il ventennio di Berlusconi entrerà nei libri di storia. Ma si ferma lì, se non un rabbuffo per non aver fatto alcune riforme. Ebbene, anche il ventennio fascista è entrato nei libri di storia, anche Renzi ci entrerà, ma anche Letta e Prodi. Ciò che fa la differenza sono i contenuti e i giudizi. Ma a Renzi ciò non importa, lui va svelto. Forse per non farsi prendere.
Ma nonostante il giudizio personale, consiglio la lettura dell'intervista - soavemente "incalzante" - di Cazzullo sul Corriere di domenica 30 agosto. Se fosse vero la metà di quanto afferma di avere fatto (ve li ricordate i provvedimenti approvati da Berlusconi nel primo anno? Devo avere ancora da qualche parte il papiro distribuito prima di natale in una conferenza stampa a Villa Madama con un elenco di provvedimenti nell'incomprensibile lessico burocratico, con scritto un imperioso "Fatto") altro che se l'Italia non sarebbe cambiata.
Invece il lavoro è fermo ( ecco i dati del non certo rivoluzionario Sole 24 Ore ma anche quest'altra analisi), il debito non scende, la spending review è più annunciata che concreta, corruzione, evasione nemmeno, la macchina dell'economia non riparte e le cifre positive riguardano soprattutto l'export, i miglioramenti di cui si vanta il premier derivano dal prezzo basso del petrolio, dall'euro debole e dal Qe di Draghi. E adesso annuncia favolosi tagli di tasse (quelle sulla casa ma qui leggete un po' questo interessante intervento sempre sulla voce della rivoluzione proletaria che è Il Sole 24 ore) - mentre il suo ministro del Tesoro parla prima di tagli della spesa e poi, forse, riduzione delle tasse. Chi ha ragione e i due si parlano? - fantasticando di un via libera della Ue alla possibilità di usare in deficit un punto di pil (17 miliardi, ma la realtà è che ha il via libera più o meno per 6,4 miliardi quando invece come avverte Cottarelli da Washington sarà difficile che si conceda così tanto a un Paese con un debito talmente elevato.
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