Il gioco che non è un gioco. Racconta quattro anni da incubo per l'America e per il mondo. Racconta come in una democrazia la libera stampa sia ancora capace di contrastare, se non fermare (qualche volta) chi quella democrazia la vuole distruggere. Seppure dallo scranno più alto del potere nella prima potenza mondiale.
Il lavoro dei due giornalisti del New York Times Gus Wezerek e Yaryna Serkez è consistito nel ritagliare i 1894 titoli dedicati a Donald Trump sulla prima pagina dal giorno dell'elezione e oggi raccontando sempre fatti e misfatti (questi ultimi sono la maggioranza). Poi con un gioco, appunto, grafico i titoli sono stati messi in una sorta di ideale contenitore per mostrare, in maniera palese, quanto e quanto tempo sia stato dedicato dal quotidiano newyorkese alla peggiore presidenza di sempre. Edè sintomatico, sottolinea Wezerek, che nel giorno del primo titolo della presidenza, "Il trionfo di Trump" un altro titolo, in basso e piccolo, faccia da contraltare estremamente preveggente: "Distruzione, il nome è Trump".
L'attenzione intanto si concentra ovviamente sulla cerimonia di insediamento di Biden, le misure di sicurezza a Washington e ovunque per impedire una Capitol Hill del 6 gennaio bis, sui primi provvedimenti che adotterà il neopresidente a cominciare dalla cancellazione di un a decina di ordini esecutivi del suo predecessore, a cominciare da quelli che hanno portato fuori l'America dal patto sul clima di Parigi e dall'Oms.
Tuttavia Trump anche nell'ultimo giorno non sparisce dai radar. Intanto perché la sua uscita del 20 si annuncia come la peggiore di sempre. In pratica una sorta di fuga dalla porta di servizio dopo che il Pentagono gli ha negato i saluti militari, una sorta di parata, a cui Trump ambiva quasi a sottolineare che era lui il vero presidente quindi sottolineando ancora la sua tesi respinta da tutti e fuori della realtà.
Al di là del consenso più basso di sempre, il 29%, e solo un 34% di approvazione del suo lavoro (sondaggio Gallup) - anche questo dato al livello minimo - , Trump però lascia molto, troppo dietro di sé. Lo ricorda POLITICO con la nota di Ryan Lizza, Rachel Bade, Tara Palmeri e Eugene Daniels il quale evidenzia che Biden dovrà lavorare con una Camera dove i sostenitori dell'ex presidente sono numerosi e agguerriti.
" A House in which the GOP is now dominated by Trump Republicans, about 140 of whom voted to invalidate the results of the 2020 presidential election. At the fringes, it is studded with QAnon conspiracy theorists that Minority Leader KEVIN MCCARTHY has allowed to flourish. (One of them promises to draft articles of impeachment against Biden on Thursday.)" (POLITICO)ù
Non solo. Al Senato Mitch McConnell dovrà scegliere e decidere come detrumpizzare il partito Repubblicano rimettendo quindi anche in discussione la politica di tagli fiscali ai danni del bilancio, una delle colonne portanti dell'ex presidente e condiviso ampiamente dalla base conservatrice. Un tentativo arduo, da costruire giorno dopo giorno, per non perdere i consensi e non favorire la nascita del partito personale di Trump. In questo senso, però, McConnell e una parte del Gop potrebbero perfino essere tentati dal votare sì all'impeachment che, se passasse, impedirebbe la ricandidatura del tycoon nel 2024
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