Un report che ha un valore storico e attuale nell'ordine delle massime grandezze. L'inchiesta del NyTimes sui redditi del presidente Donald Trump, sui suoi affari e soprattutto su quanto avrebbe dovuto pagare - e non ha pagato - di tasse in base alla sua condizione e ai suoi introiti, ebbene questo report andrebbe inserito come materia nelle scuole di giornalismo - l'Italia ne avrebbe tanto bisogno - , nelle redazioni dei giornali - anche qui quelli italiani in primo luogo - e magari inviato agli editori che stanno lì a sognare l'AI che possa sostituire i giornalisti e generare prodotti che possano fruttare tanto con pochissime spese (in particolare stipendi).
Questo affondo del giornale è pesante per il presidente perché non solo mostra gli artifici - legali o meno - attraverso i quali è riuscito a pagare, nonostante il suo impero economico, 750 dollari all'anno (meno di quanto versa un operaio della Pennsylvania) proprio mentre la sua amministrazione ha tagliato drasticamente le tasse dei più ricchi o introdotto scappatoie per pagare meno imposte. Ciò nonostante la maggioranza di chi sta bene o è ricco versa cifre consideravoli. Secondo l'Irs (QUI I DATI STATISTICI) e il NyTimes
... nel 2017, l'aliquota di reddito federale medio per lo 0,001% con i redditi più alti dei richiedenti le tasse, ovvero la fetta più ricca 1/100.000 della popolazione, era del 24,1%Lo scoop giornalistico è un colpo durissimo anche perché ha aperto una falla nella storytelling presidenziale dell' tycoon di successo, che trasforma oro tutto ciò che tocca, del miliardario che vince e si afferma, che può essere un modello per tanti e un esempio del selfmade man americano. (QUI)
Mr. Trump’s net income from his fame — his 50 percent share of “The Apprentice,” together with the riches showered upon him by the scores of suitors paying to use his name — totaled $427.4 million through 2018. A further $176.5 million in profit came to him through his investment in two highly successful office buildings. (NyTimes)
Il carico dell'inchiesta però mostra tutta la sua pericolosità perché esce a ridosso del voto. E Trump, anche per i motivi espressi sopra, teme un contraccolpo forse decisivo anche presso il suo elettorato , quello conservatore ma fedele ai principi economici dell'America, e presso gli indecisi e gli indipendenti ancora in bilico. Traballa la sua immagine, traballa il rispetto che un presidente deve avere delle regole, traballa perfino il suo futuro esposto da un lato al possibile fallimento economico. David Leonhardt ha ricordato come "
"La pressione finanziaria su di lui sta aumentando poiché presto stanno per scadere centinaia di milioni di dollari in prestiti che ha personalmente garantito"Senza contare che su un suo domani da presidente sconfitto pende la spada di Damocle delle inchieste, federali e no, non solo sui presunti reati finanziario/fiscali ma anche sui rapporti con la Russia di Putin, prima, durate e dopo il voto del 2016.
Examining the Trump Organization’s tax records, a curious pattern emerges: Between 2010 and 2018, Mr. Trump wrote off some $26 million in unexplained “consulting fees” as a business expense across nearly all of his projects. (...) Rather, there appears to be a closer-to-home explanation for at least some of the fees: Mr. Trump reduced his taxable income by treating a family member as a consultant, and then deducting the fee as a cost of doing business. (NyTimes)
La riprova della difficoltà di Trump di far fronte e offrire argomenti validi all'inchiesta del NyTimes è emersa chiaramente dal dibattito con Joe Biden nel corso del quale, a una contestazione diretta sui redditi tenuti nascosti, il presidente ha bofonchiato di milioni di dollari pagati ma senza offrire prove e circostanze. Il suo imbarazzo è stato palese, le sue reazioni scomposte possono rivelarsi un boomerang.
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